
Foto ©Matthias Baus
Diversi minuti di applausi entusiastici da parte di un pubblico che riempiva il teatro quasi al completo hanno salutato la prima esecuzione assoluta di Der rote Wal alla Staatsoper Stuttgart. Un esito che costituisce una conferma del profondo interesse che il pubblico tedesco dimostra nei confronti dell’ opera contemporanea: durante la gestione di Jossi Wieler, la Staatsoper Stuttgart ha presentato numerosissimi lavori del repertorio moderno e addirittura due prime esecuzioni assolute (Wunderzaichen di Marc Andre ed Erdbeben.Träume di Toshio Hosokawa), sempre con ottimo esito dal punto di vista della vendita dei biglietti. Anche Dora di Bernhard Lang, l’ ultima novitá presentata dal teatro nella scorsa stagione, ha avuto sei recite a teatro sempre esaurito e lo spettacolo è stato premiato come Uraufführung des Jahres dalla rivista Opernwelt. Il pubblico musicale tedesco, come ho imparato in tanti anni di vita da queste parti, ha decisamente una mentalità più aperta, viene a vedere le cose di questo tipo e poi valuta senza preconcetti. Tra gli spettatori di questa serata si notavano anche molti giovani. Anche sotto questo aspetto, ho notato da anni che all’ estero gli ascoltatori delle nuove generazioni vengono spesso e volentieri ad ascoltare la musica contemporanea, che evidentemente riesce in qualche modo a suscitare il loro interesse. Soprattutto nel caso di un’ opera come questa, la cui musica accostava elementi classici con altri provenienti dal rap, dal jazz e dal musical.

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Veniamo adesso a descrivere il contenuto del lavoro. Der rote Wal è un testo scritto da Markus Winter insieme a Martin G. Berger, che era anche il regista della produzione, e musicato dai fratelli Vivan e Khetan Batti, compositori tedeschi di origini indiane attivi soprattutto nel campo della musica da teatro e delle colonne sonore per film, tra le quali io personalmente ricordo quella assai ben riuscita di Woyzeck, adattamento filmico della celebre tragedia di Georg Büchner girato nel 2013 da Nuran David Calis con Tom Schillings nei panni del protagonista. Il libretto ha il suo focus nella rievocazione della vicenda del gruppo terroristico Rote Armee Fraktion (RAF) che è molto legata alla storia di Stuttgart in quanto essa fu la sede dei primi processi contro i terroristi si svolsero e tre di loro si tolsero la vita nel carcere di Stammheim, in circostanze mai completamente chiarite e la cui ricostruzione ufficiale è tuttora oggetto di pesanti dubbi. Da questi fatti Markus Winter, rapper nativo di Kornwestheim che sulla scena si esibisce con lo pseudonimo di Maeckes, ha tratto spunto per una specie di favola ispirata a quella della Sirenetta di Hans Chistian Andersen e al mito di Rusalka, in cui la protagonista è uno spirito ultraterreno che assume sembianze umane, integrata da elementi della storia di Moby Dick, il celebre romanzo di Hermann Melville che i membri del gruppo Baader-Meinhof leggevano in carcere riconoscendosi nei personaggi che davano la caccia alla balena bianca da loro vista come simbolo del potere. Il regista fa iniziare l’ azione con il video di una scolaresca che si raduna nel foyer del teatro prima dello spettacolo. In leggero ritardo arriva Isi, una giovane studentessa politicamente impegnata che all’ entrata nel teatro si inserisce nella storia assumendo le sembianze di Gladis, un’ orca marina che vuole vendicarsi delle ferite inflittele dalle navi e per questo vuole andare sulla terra assumendo sembianze umane con l’ aiuto dello spirito Lone, che glielo concede in cambio di una sua pinna.

Foto ©Matthias Baus
Arrivata sulla terra, Gladis si imbatte in una dimostrazione durante la quale incontra Abad e Ge, due personaggi di estremisti che rievocano Andreas Baader e Gudrun Enslinn, e anche lei finisce nella lista dei ricercati dalla polizia come incarnazione di Ulrike Meinhof. Alla fine, dopo diversi tentativi di ribellione che culminano in una scena nella quale Ge insulta il pubblico del teatro definendo gli spettatori come 1400 Schweinchen che non agiscono ma votano nazionalisticamente quando soon presi dalla paura, Gladis ritorna al suo mondo. Poi un altro video mostra il teatro allagato, con una grande balena rossa che nuota al suo interno. Il tutto è ambientato nella scenografia davvero spettacolare ideata da Sarah Katharina Karl e Alexander Djurkov Hotter, autore dei costumi, che si trasforma costantemente evocando ambienti fantastici mescolati a luoghi reali legati alla storia, come l’ aula dove si svolse il processo contro i terroristi, le celle del carcere di Stammheim e la canonica dei genitori di Gudrun Enslinn a Bad Cannstatt. L’ azione scenica si svolge in maniera comprensibile e spesso anche divertente, con un’ implementazione testuale che combina il gergo giovanile con il dialetto svevo.

Foto ©Matthias Baus
La musica dei fratelli Bhatti, esperti compositori di teatro e cinema, è una riuscita combinazione di elementi tratti dalla musica contemporanea con un vivace tardo romanticismo nello stile di Alban Berg, musical, kitsch, jazz da big band come quella di Gil Evans, musica da circo, passi rievocanti il cabaret alla Brecht/Weill/Eisler, cori di tono sinistro, ronzii, parlati e rap. La Staatsorchester Stuttgart, diretta da Marit Strindlund, suona il tutto con grande entusiasmo e partecipazione, come se si facesse strada attraverso un guazzabuglio di note che a volte rievoca Bernstein oppure anche Lachenmann in altri punti. Un patchwork polistilistico vivace, accattivante e non privo di raffinatezze tecniche nella scrittura armonica che spesso utilizza anche elementi politonali. Nel casto spiccavano le magnifiche interpretazioni di Josefin Feiler e Matthias Klink, due tra gli artisti più intelligenti dell’ emsemble della Staatsoper, con alle spalle una vasta esperienza nel campo della musica contemporanea, nelle parti di Abad e Ge. Madina Frey, ventottenne cantante e ballerina originaria di Nürnberg e apprezzata interprete del musical, è stata la vera e propria mattatrice della serata con la sua esuberante, vitalistica, fresca e schietta caratterizzazione di Gladis nella quale ha realizzato un’affascinante ritratto della rabbia giovanile, con una recitazione ingenua e intelligente in egual misura. Maeckes, coautore del testo, si è riservato il ruolo di Lone tratteggiandolo come una figura cinica nel suo freddo sarcasmo. Il pubblico si è veramente divertito e alla fine, come già detto più sopra, ha applaudito con grande entusiasmo. Riassumendo, uno spettacolo davvero ben costruito e coinvolgente che andrebbe rivisto e meditato con grande attenzione sia per la qualità molto interessante della musica che per le riflessioni suscitate da una vicenda che ancora dopo cinquant’anni è vissuta qui in Germania con un sentimento di tragica e bruciante attualità.
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