
Foto ©SWR/Hans Fahr
Per l’ ultimo appuntamento stagionale con il ciclo dei Mittagskonzerte la SWR Symphonieorchester ha invitato per la prima volta Michele Mariotti, quarantaseienne direttore pesarese considerato una tra le migliori bacchette italiane della giovane generazione. Attivo principalmente nel repertorio operistico italiano, del quale ha diretto produzioni di grande successo nei maggiori teatri mondiali, il maestro marchigiano non ha finora svolto un’ attivita ugualmente importante nel campo della musica sinfonica anche se ha diretto alcune orchestre di rango in Italia e all’ estero. Non avendolo mai ascoltato da vivo ma solo in alcune dirette radiofoniche, mi interessava molto vedere di persona il suo modo di affrontare un programma di brani della grande tradizione sinfonica ottocentesca. Le mie impressioni sono state decisamente positive: da quanto ho potuto ascoltare in questa occasione, Michele Mariotti è senza alcun dubbio un direttore completo, dal gesto sobrio ed elegante nonchè efficacissimo nell’ ottenere dall’ orchestra un timbro pieno e vibrante senza mai saturare il suono. L’ interprete è dotato senza dubbio di grande personalità e idee molto interessanti oltre che di un gusto severo e raffinato nella ricerca delle dinamiche. Nel complesso quindi un musicista di autentico valore ma soprattutto, e questo è per me il miglior complimento che si possa fare, un direttore interessato a mettere in risalto la musica e non ad esibire se stesso.

Foto ©SWR/Hans Fahr
Tutto questo è apparso evidente sin dall’ inizio del concerto, introdotto con la consueta competenza e comunicativa da Tabea Dupree, la giovane Redakteurin della SWR che segue stabilmente l’ attività dell’ orchestra. La Tragische Ouverture op. 81 di Brahms che apriva il programma era impostata su un tono di cupa, sommessa drammaticità senza la minima traccia di retorica, in un’ esecuzione dove sezione dei legni della SWR Symphonieorchester ha avuto modo di mettere in mostra tutto il meglio della sua paletta timbrica. Assolutamente impeccabile la gestione dei tempi, culminata in una conclusione perfettamente calibrata nella sua secca intensità. Ma le cose più belle si sono ascoltate nel pezzo successivo, una lettura della Sinfonia N° 8 in sol maggiore di Antonin Dvořák davvero notevolissima per l’ accuratezza dell’ analisi e la profonda penetrazione espressiva che Michele Mariotti ha conferito alla partitura. Il direttore italiano ne ha dato un’ interpretazione la cui principale caratteristica era l’ eleganza raffinata del fraseggio, basata su tinte morbide e luminose, davvero notevole per incisività di analisi, slancio e precisione. La SWR Symphonieorchester ha risposto alle indicazioni del podio come meglio non si sarebbe potuto desiderare, mettendo in mostra colori di grande qualità e una precisione esecutiva assolutamente impeccabile. Nel movimento iniziale Michele Mariotti ha adottato scelte di tempo abbastanza rilassate, lavorando di cesello sulle sfumature e sull’ analisi della struttura sinfonica, realizzata con grande scrupolo. Davvero molto bella è apparsa la resa dell’ Adagio, in cui la morbidezza e luminosità di suono esibite dalla sezione fiati del complesso hanno dato un bel fascino alle linee melodiche, e decisamente di livello superiore la raffinata flessibilità ritmica di fraseggio che Mariotti è riuscito a ottenere nello stupendo Allegretto grazioso che per me è la pagina più riuscita di tutta la partitura e uno tra i vertici della produzione musicale di Dvořák, nel quale si apprezzavano diverse intenzioni interpretative assai efficaci come il bellissimo rubato con cui il maestro pesarese ha eseguito la prima ripresa del tema principale dopo il Trio. Complessivamente ottima mi è sembrata anche la definizione del movimento finale, con il progressivo accumularsi della tensione molto ben reso nelle progressioni ritmiche, senza mai forzare il suono e con gli spunti ritmici di danza popolare molto ben marcati fino a una conclusione dal tono trionfale magnificamente realizzato. Nel complesso un’ interpretazione davvero eccellente, senz’ altro fra le migliori da me ascoltate in concerto di questa splendida e attraente partitura, da parte di un direttore che in questa occasione ha dimostrato di possedere qualità tecniche ed espressive davvero da musicista di alta classe. Il pubblico che riempiva quasi al completo la Liederhalle ha applaudito calorosamente il direttore italiano e l’ orchestra. Dopo una prova di questo livello, io spero che Michele Mariotti ritorni presto a far musica qui a Stuttgart.
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