
Puntualmente come sempre, riceviamo e pubblichiamo l’ articolo mensile che il maestro Antonio Juvarra ha scritto in esclusiva per noi.
GIANLUCA TERRANOVA E LA FIABA FONIATRICA DEI MUSCOLI
Da qualche tempo anche il tenore Gianluca Terranova si è dato alla didattica vocale e ovviamente non poteva farlo in modo tradizionale, accademico, ‘museale’, ma in modo nuovo e ‘stimolante’, ovvero con un bombardamento di spot pubblicitari e di video, da cui ormai è impossibile non essere raggiunti e a cui quindi è impossibile non rispondere, considerate anche le bestialità di cui sono infarciti. Per di più questi ‘tutorial’ sono all’ insegna della ‘modernità’ e oggi nel canto modernità significa una cosa sola: meccanicismo muscolare. Ora questa ideologia pseudotecnico-vocale stabilisce che, volendo usare le parole di Terranova, “non bisogna pensare al suono, ma alla meccanica muscolare e solo allora si potrà parlare di tecnica vocale”, asserzione talmente vera che, com’ è noto, anche un sordo, se solo studiasse la “meccanica muscolare”, potrebbe diventare un cantante.
Alla base del proselitismo tecnico-vocale di Terranova c’è un sillogismo implicito, che si potrebbe esplicitare così:
1 – “io, Gianluca Terranova, a differenza dei maestri che fanno solo teoria, canto nei teatri;” (premessa maggiore)
2 – “se canto nei teatri, è grazie alle mie idee tecnico-vocali;” (premessa minore)
3 – “ergo chi vuole imparare a cantare, deve credere alle mie idee tecnico-vocali.” (conclusione)
Si tratta evidentemente di un sillogismo farlocco, com’ è provato dal fatto che, dandolo per buono, noi dovremmo credere anche a un’ ape che ci dicesse che il miele si produce defecando. Terranova non arriva a questo, però vuol farci credere che qualcosa di FLUIDO, com’ è nella sua stessa essenza il canto, dovrebbe essere trasformato in qualcosa di SOLIDO. Questa ‘solidificazione’ del canto avviene ‘muscolarizzando’ un processo naturale come la fonazione, che si realizza sì tramite i muscoli, ma NON tramite un loro controllo DIRETTO, operazione questa che, se attuata realmente, si traduce immediatamente in un ingessamento’ della voce.
Un esempio eclatante di questa ‘solidificazione-muscolarizzazione’ del canto è rappresentato sia dall’ interpretazione di Terranova dell’ espressione belcantistica “cantare sul fiato” come “cantare fermando il fiato sotto la laringe”, sia dalla sua teoria dello studio del canto come “palestra muscolare”, grazie alla quale il diaframma e i muscoli addominali diventano “d’acciaio” (sic), e questi sono i primi due colpi, da lui sferrati contro i principi elaborati dalla scuola di canto italiana storica.
Con la sua fissazione (in tutti i sensi) dei muscoli nel canto, Terranova ripropone in piccolo la vicenda di Mario Del Monaco, anche lui per un certo periodo fattosi apostolo del canto foniatrico-muscolare. La vicenda è nota in due versioni diverse, entrambe raccontate da Del Monaco in persona. La prima versione, edificante e autocelebrativa, vuole che nella famiglia Del Monaco ci fossero due figli con la vocazione del canto: Mario e Marcello. Il più dotato vocalmente (anche a detta del padre) sarebbe stato il secondo, Marcello, mentre il primo, Mario, vocalmente sarebbe stato una sorta di brutto anatroccolo, che solo grazie al suo studio indefesso (e scientifico!) del canto un bel giorno si sarebbe trasformato nel cigno che poi si fece conoscere in tutti i teatri del mondo.
La seconda versione della storia, molto più attendibile, è quella che una volta Del Monaco si lasciò sfuggire durante una conversazione privata con Aronne Ceroni (da lui fortunatamente registrata) e suona un po’ diversa. In base a questa versione fin da giovanissimo Mario era naturalmente in possesso di una voce eccezionale, tanto che già all’ età di 14 anni (quando Melocchi coi suoi muscolarismi laringei era ancora di là da venire) si esibiva in concerti, cantando romanze impegnative come l’improvviso dell’ Andrea Chenier, e nei concorsi cui partecipava, succedeva che la commissione, non riuscendo a credere che un ragazzino potesse avere una voce così strabiliante, ogni volta gli chiedeva di esibire la sua carta d’identità per una verifica dell’ età. Avendo vinto uno di questi concorsi, per ‘premio’ Del Monaco venne messo nelle mani di tale maestro Marcantoni, probabile fanatico della ‘maschera’, che gli imbottigliò la voce, tanto da metterlo nelle condizioni di non riuscire più a cantare, gettandolo così nella disperazione.
È a questo punto che entra in scena Arturo Melocchi, singolare ‘deus ex machina’ che agì su di lui come il Melt, il famoso disgorgante liquido dei tubi intasati (Melt che, guarda caso, ha in comune con ‘Melocchi’ anche la prima sillaba del nome). Del Monaco in un’ intervista paragonerà Melocchi, invece che al Melt, alla stricnina (sic), ma, ‘Melt’ o ‘stricnina’ che fosse, una cosa è certa: di prodotti ‘salvifici’ del genere è sconsigliabile fare un uso quotidiano, almeno se si vuole che la propria voce sopravviva. Di questo fatto Del Monaco prenderà coscienza solo col tempo, allontanandosi da Melocchi (che gli era servito come Melt per rimuovere il fattore otturante della ‘maschera’) e arrivando addirittura a emanare la seguente sentenza, che funge da pietra tombale dell’ affondo e che i fautori di questo metodo dovrebbero ripetere ad alta voce due volte al dì (prima o dopo i pasti):
“Se si vuole cantare e si vuole resistere, tutto quello che ha detto Melocchi bisogna cancellarlo e fare il rovescio di quello che ha detto lui.” (citazione testuale)
Prima di avere questa illuminazione, purtroppo però Del Monaco ebbe tutto il tempo per fare anche lui, seguendo le orme di Melocchi, il maestrino di meccanicismo muscolare, esibendosi in uscite come questa (anch’essa rigorosamente autentica): “per cantare bisogna concentrare il suono e lo si concentra esercitando la massima tensione sui muscoli aritenoidei delle corde vocali, come si fa tirando le briglie di un cavallo”, uscita, questa di Del Monaco, che si può considerare a pieno titolo la formula ‘scientifica’ dell’ afonizzazione della voce.
Abbiamo visto da dove abbia origine la fiaba dei muscoli di Terranova e Del Monaco: dalla foniatria. E’ noto infatti che un bel giorno la Foniatria Artistica (ossimoro) decise di occuparsi di didattica vocale e per bocca di Franco Fussi sentenziò: “Il canto è una storia di aria e di muscoli”, frase in cui il rapporto tra le due entità citate rimane quello esistente tra cavoli e merenda, ma che ciononostante viene immancabilmente riproposta da chi (come Terranova) la spaccia per una sorta di formula del canto. Questo perché la semplice evocazione dei ‘muscoli’ era ed è tuttora sufficiente di per sé ad annullare qualunque tentativo di obiezione critica da parte di potenziali dissenzienti. Tale ‘formula’, se tradotta dalla fantascienza dei foniatri nella realtà concreta degli esseri umani, suonerebbe: “il canto è una questione di giusto accordo tra due processi naturali: il ‘dire’ e il ‘respirare’”, solo che questa ‘traduzione’ nel linguaggio del buon senso, non contenendo in sé la parola magica ‘muscoli’, neppure viene presa in considerazione dai moderni fantascienziati del canto.
I Muscoli dunque. Queste misteriose entità, oggetto della moderna idolatria didattico-vocale, hanno soggiogato anche la mente di Gianluca Terranova, il quale si illude, semplicemente ripetendone il nome, di diventare per ciò stesso ‘concreto’ e ‘pratico’, non capendo che la formula “aria e muscoli” ha lo stesso grado di realtà dell’affermazione: “a scoprire l’America furono Cristoforo Colombo e Topolino”. È visibile il compiacimento di Terranova ogni volta che si riempie la bocca delle parole “muscolo” e “muscolare”. In quei momenti il suo retropensiero è più o meno il seguente: “io sì che sono un vero tecnico del canto! Non quei maestri campati per aria, che sognano il ‘suono’, ignorando che il segreto del canto sono i muscoli!”
Ora, prima di esibirsi nel suo slogan preferito (“Lavorare! Muscolare!”), Terranova dovrebbe chiedersi: c’ è forse qualcuno al mondo (che non sia un chirurgo), che abbia mai visto realmente un muscolo? E se è vero che queste misteriose entità, mai viste da nessuno, sono così importanti per acquisire abilità psicomotorie come il canto, allora come avranno fatto gli esseri umani nel corso di decine di migliaia di anni a imparare tranquillamente sia a camminare, sia a parlare, ignorando totalmente non solo la funzione e la collocazione dei vari muscoli, ma la nozione stessa di ‘muscolo’? Insomma, non risulta che nessun neonato, per imparare a parlare, abbia mai dovuto farsi spiegare dai genitori quali e dove sono i muscoli coinvolti nella fonazione, ma questa ignoranza TOTALE (e NATURALE) non ha per nulla compromesso (anzi!) la capacità di imparare a parlare, camminare ecc. degli esseri umani.
Paradossalmente, quindi, la fiaba foniatrica dei muscoli si avvicina molto a un’altra fiaba ‘paleoscientifica’: quella di certi primitivi, che pensano che remare sia un rito magico che obbliga i dèmoni a spingere la barca… Analogamente, secondo i moderni ‘scienziati’ dei muscoli, l’ uomo per muovere il corpo non si limiterebbe a suscitare GESTI NATURALI GLOBALI, che si autorealizzano immediatamente in funzione dello scopo (così come succede nella vita REALE di ogni giorno), ma dovrebbe azionare direttamente queste entità, nascoste nel corpo. Esattamente come il primitivo, che compie riti magici per costringere i demoni a spingere la barca.
Indifferente, anzi ‘superiore’ a queste obiezioni, Terranova non ha alcuna remora a far entrare ufficialmente i Muscoli in un un’ennesima ‘tecnica’ muscolare, la sua, contraddistinta ‘scientificamente’ con la sigla “tecnica m3p”, dove ‘m’ sta appunto per ‘muscolare’ e 3p sta per 3 punti (ovviamente anatomici): il punto 1 (il diaframma), il punto 2 (la laringe) e il punto 3 (la gola). È tale il potere di fascinazione dei ‘muscoli’ che Terranova arriva a definire anche la Laringe un muscolo. Come se un processo naturale globale come la fonazione, per assurgere al rango di ‘tecnica vocale’ e acquisire dignità scientifica, dovesse essere ‘materializzato’ e trasformato in ‘muscolo’. Addirittura, ogni volta che nomina i muscoli, a Terranova si illuminano gli occhi, anzi gli diventano fosforescenti: tale è la sua convinzione di essere passato, grazie a queste Entità, dalla nebulosa inconsistenza della didattica vocale tradizionale al ‘sancta sanctorum’, ovviamente foniatrico, della ‘scienza del canto’.
Quella di ‘muscolo’ è in realtà, checché ne sogni in proposito Terranova, una mera astrazione scientifica, che non ha nulla a che fare con gli strumenti di controllo REALI (cioè ‘concreti’, ‘pratici’, ‘funzionali’ ecc. ecc.), grazie ai quali l’ essere umano REALE cammina, parla, canta e si muove nel mondo. In altre parole, solo gli abitanti di Foniatrilandia per parlare e cantare hanno bisogno di pensare alla laringe e di premere il pulsante ‘on’ per farla funzionare; gli esseri umani del pianeta Terra no. Addirittura, se neppure un pianista, che pure per suonare non può prescindere dalla conoscenza dell’ esistenza e della precisa collocazione dei tasti del pianoforte, non suona pensando ai muscoli della mano, figuriamoci se può farlo un cantante, che, in quanto tale, può tranquillamente continuare a cantare benissimo, sia pensando di avere otto corde vocali disposte verticalmente, sia pensando di averne tre, disposte obliquamente, sia pensando di non averne neanche una. Non solo: un cantante, almeno se vuole diventare un cantante e non un imitatore vocale, per cantare PUÒ E DEVE prescindere dalla conoscenza dei muscoli e di qualsiasi organo coinvolto nella fonazione, il che fa della voce cantata uno STRUMENTO MUSICALE (NATURALE!) UNICO E STRUTTURALMENTE DIVERSO DA TUTTI GLI ALTRI STRUMENTI MUSICALI.
Una volta svegliati dal sogno dei ‘muscoli’, alla fine anche quelli come Terranova scopriranno ciò che i belcantisti hanno sempre saputo: i ‘muscoli’ sono semplicemente quelle entità, pensando di azionare le quali, una persona normale camminando si trasforma in marionetta e cantando si trasforma in robot vocale. Tale è il grado di funzionalità del loro controllo diretto e meccanico. Come Sherlock Holmes siglava i suoi trionfi investigativi con un laconico ‘understatement’ finale, che era: “Elementare!”, così il moderno Sherlock Holmes (anche lui ‘scientifico’!) della didattica vocale Gianluca Terranova sigla i suoi exploit didattico-vocali con un altrettanto laconico, ma plateale e compiaciuto: “Muscolare!”, dove per altro non è chiaro che cosa rappresenti grammaticalmente per Terranova il termine ‘muscolare’; se cioè sia un aggettivo oppure l’ infinito presente di un nuovo verbo (‘io muscolo- tu muscoli- egli muscola’), verbo che per altro esprime perfettamente la concezione didattico-vocale di Terranova.
Abbiamo visto come la modernità di Terranova sia una modernità foniatrica al 100%, anzi al 110 %, nel senso che raccatta e fa suoi non solo i due famigerati prodotti ‘vintage’ della foniatria, che sono l”AFFONDO’ e la ‘MASCHERA’ (‘maschera’ che con lui da frontale, diventa anche cervicale), ma anche i modernissimi sarchiaponi foniatrici dei ‘trilli labiali’ e del ‘vocal fry’, che lui ha il coraggio di definire, con un exploit di vera e propria scienza surreale, “il mezzo per far vibrare le corde vocali nella posizione giusta e per aumentare lo squillo della voce. (??!!)
Se pensiamo che il ‘vocal fry’ (letteralmente ‘frittura vocale’) è definito dalla scienza “laringalizzazione” o “voce laringea” ed è nota anche (fonte: Wikipedia) come “fonazione ritmica, scricchiolio, croak e popcorning” (sic), ci rendiamo conto come con una sola mossa Terranova sia riuscito a buttare nella discarica il concetto, antico di secoli, di ‘appoggio del SUONO sul fiato’, da lui stravolto e degradato (giusto per essere più ‘scientifico’) ad ‘appoggio della LARINGE sul fiato’ (sic). Per la verità Terranova non ha sostituito ‘in toto’ la didattica vocale tradizionale con quella foniatrica (come invece ha fatto la sabotatrice del canto di Donora City, Jo Estill), ma solo quel tanto che basta, ovvero l’ ha ‘solo’ contaminata col moderno totem della Laringe, totem ‘scientifico’, attorno al quale Terranova fa gravitare tutto il canto, che in tal modo diventa laringocentrismo vocale.
Un esempio? Invece di dire che anche articolando in modo naturale, la gola nel canto deve essere più aperta che nel parlato, Terranova (forse per essere più foniatra dei foniatri) ‘teorizza’ che, a differenza che nel parlato, nel canto le vocali si formano nella laringe. (?!) Invece di dire che la voce deve essere lasciata libera di risuonare naturalmente, Terranova ‘teorizza’ che per ottenere questo risultato bisogna che non solo le corde vocali, ma tutta la laringe vibri (??!!) e questa ‘vibrazione laringea’ avverrebbe (chissà perché) solo cantando vocali chiuse e non cantando vocali aperte. (??!!). Anche in questo caso Terranova dovrebbe chiedersi: ma Farinelli e con lui tutti i grandi cantanti che si sono succeduti nella storia del canto dal 1600 al 1900 sono per caso diventati tali, studiando sull’ atlante anatomico la laringe e pensando ai ‘muscoli’, oppure, al contrario, ignorando beatamente (è il caso di dirlo!) tutto questa zavorra intellettualistica?
Purtroppo, per Terranova la storia del canto e delle tecniche vocali inizia col Lauri Volpi dei “tubi pneumatici” (che nulla ha a che fare col Lauri Volpi belcantistico) e finisce col Mario Del Monaco delle “aritenoidi laringee da tirare come le briglia di un cavallo”, per cui quando lo sentiamo auspicare un ritorno al mitico ‘canto di una volta’, lui in realtà intende le assurdità foniatriche a cui Mario Del Monaco, come portatore inconscio di una lussureggiante voce NATURALE, a un certo punto della sua carriera decise di credere. Come abbiamo visto, infatti, il Del Monaco ‘foniatrico’ (che nulla ha a che fare col Del Monaco cantante naturale) è colui che, fattosi apprendista stregone della foniatria, cercò di introdurre nello studio del canto grotteschi esercizi di ‘meccanica intralaringea’ (denominati “fondi”) come mezzo per “irrobustire le corde vocali”. Anche nel caso di Del Monaco l’ ipnosi foniatrica fu il fattore che gli impedì di porsi una semplice domanda che anche il suo seguace in muscolarismo laringeo Gianluca Terranova dovrebbe porsi, e la domanda è: “Se è vero che solo grazie a questi esercizi laringei (i cosiddetti “fondi”) io, Mario Del Monaco, sono diventato un grande cantante, come mai invece mio fratello Marcello, ancora più dotato vocalmente di me e anche lui allievo del ‘mago’ Melocchi, non è mai riuscito a emettere un suono cantato in vita sua, neanche nelle lezioni che lui DAVA agli altri?”
In effetti, il sillogismo di Terranova, citato all’inizio, per essere vero dovrebbe valere anche cambiato di segno, cioè nel suo ‘rivolto’. Ossia, se è vera la teoria per cui la prova della validità di una data tecnica vocale è data dalla capacità di cantare di chi la insegna, allora il fatto che uno come Marcello Del Monaco non abbia mai imparato a emettere un solo suono cantato, è la prova che le sue teorie tecnico-vocali (che poi erano quelle del suo maestro Melocchi, anche lui ‘diversamente cantante’) erano totalmente sballate. Chi, come Terranova ancora spaccia per tecnica vocale le micidiali superstizioni paleoscientifiche della foniatria, ignora un fatto eclatante, su cui intenzionalmente sorvolano tutti quelli che si sono fatti ipnotizzare dai pifferai magici di questa disciplina, e il fatto è questo: obiettivamente, ergo scientificamente (e non fantascientificamente!) la fonazione umana (parlata e cantata) è strutturata fisiologicamente in modo tale che la sua prima causa motrice è data non dal controllo diretto delle corde vocali (di per sé impossibile), ma dal CONCEPIMENTO MENTALE DEL SUONO.
IN MANCANZA DI QUESTO, LA SECONDA CAUSA (QUELLA MECCANICA DI ADDUZIONE DELLE CORDE VOCALI) NON PUO’ NEPPURE ENTRARE IN FUNZIONE. Ne consegue che il cosiddetto “allenamento delle corde vocali” si attua in realtà NON proponendosi di agire direttamente sui muscoli intralaringei e sulla laringe, come utopisticamente fantasticava Del Monaco e come fantastica oggi Terranova, ma concependo mentalmente la giusta sintonizzazione del suono, il che NON avviene né coi vecchi esercizi laringei dei ‘fondi’, né con i moderni esercizi laringei del ‘vocal fry’, ma avviene con i VOCALIZZI della tradizione vocale italiana, usati ovviamente non a caso, ma con un preciso criterio metodologico. La prova di ciò è che se uno si proponesse di sussurrare o di fare un suono arioso (il che avviene semplicemente immaginando mentalmente questo tipo di suono), quel suono rimarrebbe ‘sfiatato’ anche se chi lo fa si imponesse di “esercitare la massima tensione sui muscoli aritenoidei delle corde vocali”. Viceversa, se uno, accorgendosi che sta gridando, si proponesse di ridurre il grado di tensione dei suddetti muscoli intralaringei senza cambiare la sua idea di suono, non otterrebbe nulla, nel senso che il problema non si risolverebbe, anzi si aggraverebbe e ciò perché A COMANDARE I MUSCOLI NON È LA MENTE RAZIONALE, MA È LA MENTE PRE-RAZIONALE (detta anche IMMAGINATIVA e SENSOMOTORIA). Detto in un altro modo: il canto è prodotto sì dai muscoli, ma a loro volta i muscoli ubbidiscono alla mente immaginativa e se si tenta di controllarli direttamente, come prescrive l’ utopia foniatrica di Terranova, FUNZIONANO MALE, generando così quella forma di grottesco vocale, che è il canto MUSCOLARE.
Talvolta Terranova, nella sua indefessa ricerca “muscolare” del canto, si spinge anche più indietro nel tempo di Del Monaco, arrivando a Caruso, ma questo solo per attribuirgli un foniatricismo, che Caruso non si è mai sognato di avere. Per rendersene conto basta studiare l’ aureo libretto di tecnica vocale, ora pubblicato anche in Italia, che Caruso scrisse più di un secolo fa. Ebbene, se Terranova, oltre a ‘citare’ Caruso, si desse la briga anche di LEGGERE Caruso, scoprirebbe qualcosa che fa subito crollare la sua utopia laringocentrica e cioè: in questo libretto CARUSO NON NOMINA MAI LA LARINGE, anzi la nomina solo una volta e solo per dire che SE SI SENTE LA LARINGE, SIGNIFICA CHE LA GOLA O NON E’ APERTA O E’ APERTA NEL MODO SBAGLIATO!
Sono molte le perle anti-belcantistiche, sfornate da Terranova nei suoi video, e le più madornali sono, in primis, quella secondo cui, poiché il suono nasce nella laringe, allora bisognerebbe pensare di esercitare la pressione del fiato sulle corde vocali, ignorando in questo modo che anche Lauri Volpi (non quello foniatrico, citato da Terranova, ma quello belcantistico, a lui ignoto) ha detto: “prima che nelle corde vocali, il suono nasce nel fondo della coscienza”. Un’altra perla antibelcantistica, corollario della prima, è quella secondo cui questo ‘aggancio’ del suono con la laringe dovrebbe avvenire ricorrendo al ‘vocal fry’, il che significa pensare seriamente che il SUONO del canto possa avere origine da un RUMORE, qual è il ‘vocal fry’. (Alla faccia del belcanto, che, informiamo Terranova, non è ‘BELT-canto’). Anche le vocali (stranamente da lui chiamate, forse per ‘nobilitarle’, “valvole”) diventano oggetto della laringomania di Terranova. Infatti, in base a un nuovo tipo (fantastico) di fisiologia le vocali si formerebbero non, come in realtà succede, principalmente nella bocca (da cui il termine ‘orazione, cioè, letteralmente ‘dire con la bocca’, e non ‘laringazione’), ma si formerebbero nella laringe, per cui il compito del cantante lirico dovrebbe essere quello di impedirsi di coinvolgere la bocca nella formazione delle vocali, surreale proposito per realizzare il quale Terranova invita a fare i vocalizzi mettendosi una matita tra i denti. Infine, ‘dulcis in fundo’, una perla affondistica, che è un trionfo di ‘logica geometrica’: per risultare ROTONDE, le vocali dovrebbero diventare VERTICALI.
Abbiamo visto come il metodo “muscolare” di Terranova proceda fissando materialmente tre punti (da cui la denominazione “tecnica m3p”), che sono: 1 – il diaframma; 2 – la laringe; 3 – la gola. Ora, i belcantisti hanno sempre detto che ogni posizione è un’ imposizione e che quindi se si cerca una qualsiasi ‘localizzazione’ anatomica del suono (invece che una libertà), la voce si irrigidisce e la sinergia globale che genera la risonanza libera della voce, si blocca. I belcantisti conoscevano anche un altro segreto, ignoto alla modernità, ma perfettamente conosciuto, come abbiamo visto, da Caruso: il paradosso della laringe. Di che cosa si tratta? Di quella legge (fisiologica!) in base alla quale se SENTI la laringe (in posizione alta, bassa o media che sia) mentre canti, significa che la gola non è aperta nel giusto modo e quindi stai cantando male. Di conseguenza, anche se nel canto la laringe (INDIRETTAMENTE!) si abbassa, non bisogna mai abbassarla direttamente e meccanicamente, altrimenti l’ incanto della risonanza libera della voce subito svanisce. Per evitare questo rischio Terranova suggerisce di pensare non di affondare la laringe, ma di “appoggiarla sul fiato”, ignorando però che tra questi due espedienti non c’ è nessuna differenza e questo semplicemente perché in entrambi i casi (sia che si pensi di affondarla, sia che si pensi di appoggiarla) si continuerà a PERCEPIRLA, il che è sufficiente appunto per ingessare la mobilità acustica di cui vive la voce e riconferma il carattere grossolano e rudimentale di ogni tipo di controllo DIRETTO dei muscoli nel canto.
“Che la voce trovi sempre LIBERA tutta la sua organizzazione” è, non a caso, il principio (contrario a ogni moderno ‘posizionamento’ foniatrico), che il belcantista Tosi pose a fondamento dello studio del canto. Esso rappresenta anche la descrizione del modo in cui funziona il corpo in tutte le attività motorie della vita di ogni giorno. Ricordiamo infatti che nelle varie situazioni della vita l’ essere umano non si muove attuando un controllo meccanico diretto dei singoli muscoli, ma suscitando con la mente immaginativa degli AUTOMATISMI motori naturali (ovvero sinergie naturali globali), sufficienti a realizzare immediatamente lo scopo immaginato dalla mente (camminare, parlare, spostare oggetti ecc.) e questa CONSTATAZIONE è sufficiente per demolire ogni moderna “tecnica muscolare” di stampo foniatrico.
In conclusione, il controllo della voce tramite la focalizzazione dei 3 punti anatomici di Terranova è (come tanti altre modalità moderne di controllo della voce) una forma di controllo ATTIVO, LOCALE E STATICO della voce e quindi è di per sé contrario alla natura di EQUILIBRIO DINAMICO E FLESSIBILE della voce e alla natura di AUTOCONTROLLO PASSIVO della vera tecnica vocale. Per prendere coscienza di questo fatto, basta paragonare l’ equilibrio della fonazione cantata con un’ altra forma di equilibrio dinamico: il correre in bicicletta. Ora la tecnica muscolare dei 3 punti, applicata all’apprendimento di questa abilità motoria, equivarrebbe al focalizzare l’ attenzione, stando seduti su una cyceltte, su “3 punti”: il pedale destro, il pedale sinistro e il manubrio.
Ovviamente non c’è bisogno di molta fantasia per immaginare quale sarebbe il risultato pratico di una simile ‘tecnica’, una volta passati dalla cyclette, fissata al pavimento, alla bicicletta vera e propria: la caduta rovinosa del ‘ciclista’, appena fatti pochi metri. E non ci vuole neppure molta intelligenza per capire un altro fatto: se a insegnare la ‘tecnica ciclistica’ su cyclette, sopra esposta, fosse un campione di ciclismo, il risultato rimarrebbe esattamente lo stesso. La “concretezza” di cui si fa vanto Terranova, è pertanto solo un’illusione, ed è proprio la PRATICA a evidenziare i cortocircuiti logici nascosti in ogni utopica ‘tecnica muscolare’ del canto. Un ‘reel’ pubblicato da Terranova su facebook l’ 11 ottobre scorso, ne è non solo la dimostrazione oggettiva, ma anche l’ esplicita ammissione soggettiva. Dopo che nei tutorial precedenti aveva spiegato per filo e per segno come il suono debba essere agganciato alla laringe, ricorrendo al ‘vocal fry’ o ‘laringalizzazione’ (il che significa far affondare il suono nella materialità più meccanico-muscolare), improvvisamente Terranova si rende conto che in questo modo qualcosa non funziona e si lascia sfuggire un pensiero contrario alle sue teorie, affermando testualmente: “Gli acuti si devono completamente staccare dal vostro corpo e non rimanere agganciati alla laringe.”
Subito dopo però, forse ricordando che col suo ‘vocal fry’ i suoni non solo vengono “agganciati”, ma vengono incatenati o, peggio ancora, ‘incementati’ nella laringe, Terranova cerca di giustificare questa contraddizione, dicendo: “Sì, il primo suono è nella laringe, ma poi deve risuonare comunque nelle risonanze e nelle consonanze vibratorie.” Il che è esattamente come dire: “Certo che vi ho detto di fare il passo dell’oca sbattendo bene i tacchi per terra, però volando!” Il tutto insomma in perfetto accordo con la logica dell’ affondo, che recita: “Affonda una nave e volerà!”. La soluzione ‘pratica’, ‘concreta’ di questo problema, proposta da Terranova, brilla per ‘scientificità’ e chiarezza. Eccola: “Nella laringe ci va il muscolo” (?!) “il fiato prende il muscolo” (??!!) “e il suono TIIIIIUUUU’ va via…” (citazione testuale, suono onomatopeico compreso). In sintesi, il trionfo della scienza, della funzionalità, della logica e della chiarezza.
Arrivato a questo punto, Terranova dovrebbe prendere coscienza di un fatto che, volendo parafrasare Shakespeare, si potrebbe esprimere così: “Ci sono nella voce e nel canto più cose di quante ne sogni la foniatria”. La prova della verità di questa asserzione è la seguente: se la ‘tecnica muscolare’ fosse veramente il mezzo e il “goal” del canto, allora le definizioni “suono laringeo” o “suono muscolare, dovrebbero suonare come dei complimenti per un cantante, mentre invece sono esattamente il contrario. Pertanto è molto probabile che, a forza di sentire nelle orecchie lo slogan nonché grido di battaglia “MUSCOLARE!”, lanciato da Terranova alla fine dei suoi video, prima o dopo succederà che un cantante (ovviamente un vero cantante e non uno dei moderni facchini vocali, eufemisticamente chiamati ‘atleti della voce’) alla fine reagirà con un sacrosanto e salutare “’Muscolare a chi??? Attento a come parli!”.
Concludendo, la morale della favola dei muscoli nel canto è la seguente: partito, lancia in resta, come iconoclasta della didattica vocale tradizionale, Terranova si ritrova alla fine a fare l’ adoratore di un altro tipo, più grottesco e surreale, di icone, quelle anatomico-muscolari della foniatria, ma si dà il caso che queste icone presentino un piccolo inconveniente: non ti fanno diventare un cantante (a meno che uno non lo sia già!), ma al massimo un “vocologo”.
Antonio Juvarra
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Anche questo scritto è estremamente interessante e valido . Ma pongo al M° Juvarra una domanda sulla respirazione: cosa si intende per „respiro/respirazione GLOBALE“? più volte Lei ha espresso questo concetto belcantista ma nella pratica cosa sarebbe? Grazie per la risposta
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Grazie dell’apprezzamento. Il respiro naturale globale è semplicemente il respiro di atti come il sospiro di sollievo e la boccata d’aria generatrice. In quanto atto olistico e non meccanico è il solo modo per aprire lo spazio di risonanza, cioè la gola, senza irrigidirla.
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Maestro, tralasciando la scarsa cultura didattica del tenore in questione riguardo i trattati belcantistici, forse (e sottolineo forse) il suo è un espediente di far vibrare le corde vocali con il cosiddetto “vocal fry” con l’intenzione di far sviluppare al suo uditorio la voce di petto (chest voice in inglese) concependo il suono prima nella gola e poi successivamente farlo propagare nella bocca. Poichè : 1) non è forse vero che la risonanza della voce è bicamerale (gola-bocca)? 2) non è forse vero che senza la base della voce di petto, quella voce di testa risulterebbe senza quel grande squillo vibrante tipico di un Pertile, Gigli e quindi una voce povera di armonici, ovattata e ingolata (tipica del 96% dei cantanti moderni) ? grazie per i chiarimenti, con affetto, suo lettore Francois- Marie Arouet
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Il maestro Juvarra mi prega di pubblicare la sua risposta:
Purtroppo nello studio del canto oggi più che mai è necessario togliersi le lenti deformanti rappresentate dalla concezione foniatrica del canto, che è riuscita a spacciarsi per visione obiettiva del fenomeno, mentre invece è solo un tipo di astrazione intellettualistica. Questo a partire dall’adduzione delle corde vocali, che dalla didattica vocale foniatrica (qual è quella cui si ispira Terranova) è concepita come prima causa della fonazione, mentre invece è solo la SECONDA CAUSA del suono (la prima causa essendo rappresentata dal CONCEPIMENTO MENTALE del suono). Questo significa che, a differenza di quanto succede col pianoforte (che si può suonare prescindendo dal concepimento mentale del suono), nella fonazione (parlata e cantata) l’adduzione delle corde vocali è funzionalmente IMPOSSIBILATA ad avvenire, se non è stato concepito nella mente un suono. Il vocal fry è una vera e propria oscenità concettuale, scientifica, estetica e tecnico-vocale e questo per il semplice motivo che non ha nulla a che fare con la vibrazione delle corde vocali, qual è suscitata dal naturale AUTOAVVIO del suono, che caratterizza la fonazione (parlata e cantata). Il concetto di ‘suono di petto’ come sinonimo di suono a voce piena è un’altra bestialità, introdotta nel canto dalla foniatria. La potenza del suono infatti è generata da un tipo di adduzione delle corde vocali, che non c’entra nulla con la corposità delle note gravi (dette appunto di petto) ed avviene naturalmente nella zona acuta e medio-acuta a condizione che si sappia come aprire la gola nel modo giusto (che non è certo l’abbassare meccanicamente la laringe) e mantenere il contatto della voce con la base respiratoria.
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