Edith Peinemann

Edith Peinemann *** Edith Peinemann Copyright WernerxNeumeister

Foto ©Werner Neumeister

Per tradizione io dedico sempre l’ ultimo post dell’ anno a una grande figura di interprete storico. Per la conclusione del 2023 ho scelto di parlare di Edith Peinemann, grande violinista tedesca oggi non ricordata in misura corrispondente al suo valore, anche perché nella sua carriera ha inciso pochi dischi. Nata a Mainz il 3 marzo 1937, Edith era la figlia di Robert Peinemann, il Konzertmeister dell’ orchestra dello Stadttheater, e studiò tra gli altri alla Guildhall School of Music con Max Rostal, dalla cui scuola uscirono più tardi anche Ulf Hoelscher e Thomas Zehetmair. Cominciò a esibirsi in pubblico all’ età di quindici anni e quattro anni dopo, nel 1956, si fece conoscere da tutta la Germania con la vittoria al prestigioso Internationale ARD-Musikwettbewerb guadagnandosi speciali parole di lode da Yehudi Menuhin che l’ aveva ascoltata nella serata finale. Fra i giurati del concorso c’ era il direttore d’ orchestra americano William Steinberg, che la invitò a suonare negli Stati Uniti dove esordì nel 1962 con la Pittsburgh Symphony Orchestra diretta da Max Rudolf. Pochi mesi dopo, la Peinemann suonò il Concerto per violino di Dvořák con la Cleveland Orchestra diretta da George Szell, che rimase fortemente colpito dal talento della giovane virtuosa e la fece invitare dai Berliner Philharmoniker e dalla New York Philharmonic, oltre ad adoperarsi personalmente per trovarle i fondi necessari ad acquistare un Guarneri del Gesù del 1732. Possiamo ascoltare un esempio della collaborazione tra la Peinemann e il grande maestro in questa esecuzione del Concerto di Brahms registrata dal vivo a Cleveland nel 1968.

Dal 1965 in poi la carriera internazionale della Peinemann prese il volo e la virtuosa di Mainz suonò in tutte le più prestigiose sale del mondo e nei più grandi festival come quelli di Salzburg e Lucerna, sotto la guida di direttori come Eugen Jochum, Wolfgang Sawallisch, George Szell, Georg Solti, Joseph Keilberth, Günter Wand e venne insignita della Plaquette Eugène Isaye prima di lei concessa solo a David Oistrach, Leonid Kogan e Arthur Grumiaux, e successivamente della Gutenberg Medaille der Stadt Mainz. Suo partner stabile per le serate cameristiche fu il pianista Jörg Demus, col quale realizzò anche alcune delle sue poche registrazioni discografiche.

Peinemann

Edith Peinemann con Maria Bergmann, pianista della SWF dal 1946 al 1982. Foto ©swr.de

Dal 1978 al 2002 la Peinemann fu insegnante alla Musikhochschule Frankfurt, dalla quale si congedò con una Emeritierung. Dopo il ritiro l’ artista condusse una vita abbastanza appartata sino alla sua recente scomparsa, avvenuta il 25 febbraio scorso a Frankfurt dove si trova anche la sua tomba. La notizia è stata colpevolmente ignorata da quasi tutta la stampa tedesca e solo la SWR le ha dedicato un lungo necrologio che si può leggere a questo link.

Come detto all’ inizio, Edith Peinemann ha inciso pochi dischi, anche per una serie di incomprensioni intercorse fra il suo entourage e i manager delle grandi etichette. Negli ultimi anni, oltre alle numerose registrazioni dal vivo apparse in rete, la SWR ha provveduto nel 2019 a colmare in parte la lacuna pubblicando una raccolta con tutte le registrazioni radiofoniche effettuate dall’ artista presso lo studio SWR di Mainz, che ha ottenuto il Preis der deutschen Schallplattenkritik.  Tra le sue registrazioni commerciali, spicca a mio avviso su tutte quella del Concerto per violino di Dvořák, incisa nel 1966 per la Deutsche Grammophon insieme a una sfavillante Czech Philharmonic diretta da un Peter Maag ispirato come poche altre volte, degna in tutto e per tutto di essere confrontata con quelle dei massimi interpreti di questo brano.

Io ho sempre amato moltissimo il Concerto per violino di Dvořák. Grandissima pagina e non per tutti, perché richiede al solista maturità e personalità di fraseggio. L’ esecuzione di Edith Peinemann è sicuramente una tra quelle di riferimento per la nobiltà, l’ ampiezza di respiro e la squisitezza timbrica, la personalità di uno stile ispirato, per ammissione stessa dell’ artista, a quelli di Ginette Neveu e Isaac Stern, oltre che per l’ approfondita coscienza del suono che si traduce in un’ assoluta mancanza di esteriorità. Un disco di straordinaria riuscita anche per la perfetta intesa tra la Peinemann e Peter Maag, che qui firma una tra le sue migliori registrazioni in assoluto.

Chiudo qui questo breve omaggio a una virtuosa grandissima, che purtroppo oggi è sconosciuta ai più. Spero che questo mio post possa servire ad attirare l’ attenzione di qualcuno su quella che fu a tutti gli effetti una violinista di prima grandezza.

Buon 2024 a tutti!


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Un pensiero riguardo “Edith Peinemann

  1. Exactly, never heard of this violinist.
    So many wonderful artists go unnoticed because the „media“ have not paid tribute to them.
    Congratulations for the service your blog provides

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