
Foto ©Geoffroy Schied
Il secondo Akademiekonzert della Bayerisches Staatsorchester aveva il suo principale motivo di interesse nel ritorno a München di Kirill Petrenko, dopo due anni dalla sua ultima apparizione sul podio dell’ orchestra di cui è stato Generalmusikdirektor per otto anni e con cui ha definitivamente stabilito la sua posizione di direttore fra i massimi della nostra epoca prima di essere scelto dai Berliner Philharmoniker come loro settimo Chefdirigent. L’ appuntamento era ovviamente attesissimo dal pubblico bavarese, per il quale il maestro austro-siberiano era un vero e proprio idolo, e i biglietti per le tre repliche sono andati esauriti con diverse settimane di anticipo. A impreziosire ulteriormente il concerto era poi la presenza di Daniil Trifonov, il trentaquattrenne virtuoso russo affermatosi in questi ultimi anni come una vera e propria star del pianoforte, definito dal critico inglese Norman Lebrecht come A pianist for the rest of our lives e da molti ritenuto il pianista più dotato della giovane generazione per talento virtuosistico e personalità musicale, oltre che per carisma e comunicativa.

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Dall’ incontro fra due personalità musicali di questo livello era lecito aspettarsi qualcosa di speciale e così è stato per la prima parte del concerto, in cui Petrenko e Trifonov ci hanno fatto ascoltare una lettura avvincente ed emozionante del Concerto N°1 op. 15 di Brahms, una tra le partiture più ostiche di tutta la letteratura pianistica perchè richiede al solista, oltre a una tecnica di prim’ ordine, la capacità di svettare al di sopra di una strumentazione folta e densa senza per questo cadere in eccessi di muscolarità retorica. Daniil Trifonov ne ha dato un’ interpretazione concentrata e molto espressiva, con un tono assolutamente scevro di eccessi retorici e una magnifica sicurezza in punti problematici come i terribili passaggi di ottave nel primo movimento e le agilità sgranate del Finale. Il suono del pianista siberiano è di bellissima qualità, terso e mai forzato nei fortissimi, perfettamente proiettato nelle sonorità attutite e mai utilizzato in maniera esibizionistica da una mente musicale di rara intelligenza e personalità. Petrenko, che come accompagnatore ha la rara capacità di calibrare il suono orchestrale in maniera perfetta sulle caratteristiche timbriche dei solisti con cui collabora, lo ha servito come meglio non si poteva desiderare con un sostegno strumentale ricchissimo di colori e sfumature, fervido nella cantabilità dei passaggi melodici, splendidamente realizzato dalla Bayerische Staatsorchester che qui ha esibito tutto il meglio della sua paletta dinamica oltre alla precisione tecnica che la rende una tra le migliori formazioni europee. Una splendida interpretazione, tra le migliori che io abbia mai ascoltato di questo capolavoro, assolutamente esemplare per coerenza e profondità interpretativa in perfetta comunanza di idee tra solista e direttore, in ultima analisi da definire senza il minimo dubbio Souveräne, come si direbbe in tedesco. Trionfo finale e, come fuori programma, il Preludio e Fuga in sol diesis minore op. 29 di Sergei Tanejew nel quale Daniil Trifonov ha dato una spettacolare dimostrazione delle sue doti di agilità virtuosistica.

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Dopo l’ intervallo, la temperatura emotiva del concerto è ulteriormente salita con un’ emozionante esecuzione della Quarta Sinfonia di Tschaikowsky nella quale Kirill Petrenko ha confermato di essere interprete sommo della musica del compositore russo, come io avevo personalmente avuto modo di constatare ascoltanto a Baden-Baden le sue meravigliose letture della Quinta Sinfonia e di Mazepa, Pikowaja Dama e Iolanta insieme ai Berliner Philharmoniker. Padrone assoluto di tutto il mondo espressivo del compositore russo, Petrenko ha guidato la Bayerisches Staatsorchester in un’ interpretazione tesa, drammatica ma assolutamente priva di enfasi retorica e calcolata con grande intelligenza nella progressione degli effetti. Nel movimento iniziale, la prima enunciazione del tema del destino da parte dei corni e dei fagotti era di tono decisamente assertivo e da qui tutto il brano si sviluppava in un progressivo accumulo di tensione fino al Molto più mosso che introduce la coda, marcato da Petrenko senza la consueta accelerazione ma giocando esclusivamente sull’ accumulo delle sonorità e che sfociava in un’ ultima riesposizione del motivo principale carica di angoscia straziante, seguita dalla violenta strappata delle battute finali. Nell’ Andantino in modo di Canzona il direttore di Omsk ha fatto cantare l’ orchestra con grande nobiltà e intensità di fraseggio, ottenendo poi una perfetta resa dei particolari nello Scherzo con i pizzicati degli archi resi con assoluta precisione acribica e la sezione fiati della Bayerische Staatsorchester assolutamente perfetta per pastosità e dolcezza di suono. Tutta la tensione accumulatasi nei primi tre tempi è letteralmente esplosa nel movimento finale, dove Kirill Petrenko ha lasciato scatenare la sua ex orchestra in una vera e propria festa di spettacolare splendore sinfonico, con blocchi di sonorità assolutamente splendide per pastosità e lucentezza timbrica fino al fervore drammatico letteralmente infuocato delle battute finali. La potenza evocativa e il tono epico della narrazione raggiunti da Petrenko e dalla Bayerisches Staatsorchester in questa esecuzione costituiscono un esempio davvero molto difficile da eguagliare a questi livelli. Si può fare diversamente, non si può fare meglio di come abbiamo ascoltato in questa circostanza. Il pubblico del Nationaltheater ha reagito con grandissimo entusiasmo a questa lettura davvero straordinaria per virtuosismo e coerenza di concezione interpretativa, applaudendo a lungo l’ orchestra e il direttore.
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