SWR Symphonieorchester 2025/26 – Sol Gabetta e Pierre Bleuse

Foto ©SWR/Hans Fahr

Il secondo concerto della stagione della SWR Symphonieorchester aveva sicuramente il suo principale motivo di interesse nella presenza di Sol Gabetta, quarantaquattrenne violoncellista argentina che da più di quindici anni si è imposta come una fra le migliori virtuose del suo strumento e ha raggiunto una grande popolarità anche grazie alla fantasia creativa dei suoi programmi e dei suoi dischi, come ad esempio quelli di duetti insieme a Patricia Kopatchinskaja e Cecilia Bartoli che hanno ottenuto un grande successo di vendite. Una concertista di alta classe, preparatissima dal punto di vista tecnico, in grado di sfoggiare un suono rotondo, caldo, vibrante e ricchissimo nella dinamica. Per questa serata alla Liederhalle, Sol Gabetta ha scelto il Concerto in re minore di Eduard Lalo, un brano di non frequentissima esecuzione che la virtuosa argentina include spesso nei programmi delle sue esibizioni recenti. L’ esecuzione è stata davvero pregevole per la personalità e il tono ispirato del fraseggio, la magnifica tornitura delle linee melodiche e la ricercata raffinatezza nella realizzazione delle dinamiche, il suono morbido, vellutato e attraente, la cavata ricca di respiro ed espressività la ricchezza di dettagli. Dal punto di vista interpretativo, il fraseggio contraddistinto da una carica espressiva e da un’ ampiezza di respiro davvero molto notevoli e la cantabilità appassionata con cui sono state rese le frasi più intense della partitura dimostrava eloquentemente la personalità spiccata di una strumentista matura e dotata di grande carisma.

Foto ©SWR/Hans Fahr

Sul podio per questo appuntamento era Pierre Bleuse, quarantasettenne violinista e direttore francese che ha iniziato la carriera come fondatore del Satie Quartet e successivamente, dopo gli studi di direzione con Jorma Panula, ha guidato diverse orchestre importanti, assumendo gli incarichi di Chefdirigent della Odense Symfoniorkester e dal 2023 dell’ Ensemble Intercontemporain fondato nel 1976 da Pierre Boulez. Il concerto iniziava con Tune and Retune II della compositrice italiana Francesca Verunelli, brano commissionato dalla SWR ed eseguito per la prima volta due anni fa ai Donaueschinger Musiktage. Una partitura sicuramente interessante per l’ atmosfera di pulviscolo sonoro generata tramite l’ uso dei microintervalli, che poi si sviluppa in abili contrasti di effetti come ad esempio i tocchi jazzistici degli interventi del pianoforte. Pierre Bleuse, che è un accreditato specialista del repertorio contemporaneo, l’ ha diretta in maniera assolutamente impeccabile e la SWR Symphonieorchester, da sempre abituata a questo tipo di repertorio, ha suonato con perfetta precisione e assoluta bellezza di suono.

Nella seconda parte della serata il programma prevedeva l’ esecuzione della Symphonie fantastique di Berlioz. L’ idea dell’ accostamento con la musica contemporanea era sicuramente intelligente, perché la scrittura del compositore alvergnate costituisce un esempio paradigmatico di audacia sperimentale rispetto alla musica coeva soprattutto per gli incredibili effetti di una strumentazione che affascina ancora oggi per il suo sbalorditivo virtuosismo. Una partitura nella quale Berlioz impiega tutte le risorse di un linguaggio straordinariamente evoluto e di una tecnica orchestrale che costituisce uno dei punti fermi nella storia della musica sinfonica. Soprattutto la spettacolarità della prima parte e della conclusione dimostrano una volta di più la maestria incredibile del musicista francese nel creare effetti strumentali di profonda complessità e modernità, in un virtuosismo sinfonico e contrappuntistico che ha pochi paragoni tra gli autori della sua epoca. Come tutte le composizioni sinfoniche di Berlioz, anche questa è una partitura problematica da affrontare per un direttore dal punto di vista della concezione esecutiva, in quanto presenta il fortissimo rischio di cadere nel bombastico e nell’ esagerazione della spettacolarità effettistica. La miglior lode che io possa fare all’ interpretazione che ne ha dato in questa serata Pierre Bleuse è proprio quella di aver evitato tutto questo con un tono interpretativo molto misurato, di giusta e intensa drammaticità senza mai cadere in toni troppo plateali. Dopo un primo tempo impostato su una bella progressione drammatica, il direttore francese è riuscito a realizzare atmosfere di grande eleganza nei ritmi di valzer del secondo movimento e ottimi colori strumentali nella scena campestre. Molto buona, per il tono drammaticamente severo ma composto, la Marche au supplice nella quale Pierre Bleuse è riuscito a evitare quegli scoppi enfatici di sonorità che troppo spesso caratterizzano le interpretazioni di questa pagina. Molto ben definito anche il finale, in cui la SWR Symphonieorchester ha offerto una spettacolare prova di virtuosismo, realizzando in maniera eccellente la concezione serrata, essenziale e drammatica del direttore. In complesso, una lettura di livello davvero notevole nel suo mettere in evidenza la sbalorditiva modernità della scrittura orchestrale di Berlioz evitando qualsiasi forma di esagerazione plateale, salutata dal pubblico della Liederhalle con lunghi e intensi applausi alla conclusione di un concerto davvero notevole per livello esecutivo e raffinatezza di scelte nell’ impaginazione del programma.


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