
Foto ©Reiner Pfisterer
La Internationale Hugo-Wolf-Akademie festeggia quest’ anno il quarantesimo anniversario della sua attività artistica. Il sodalizio, nato come continuatore dell’ Hugo-Wolf-Verein fondato nel 1898 a Stuttgart dall’ avvocato Hugo Faißt, intimo amico del compositore sloveno, e della Hugo-Wolf-Gesellschaft istituita nel 1967 dal compositore Hermann Reutter insieme ad altre personalità prominenti nella vita musicale ddella città come Ferdinand Leitner, il Generalmusikdirektor della Staatsoper e l’ Intendant del teatro Walter Eric Schäfer, ha assunto la sua forma attuale nel 1985 quando la nuova direzione artistica affidata a Robert Höll ha completamente riorganizzato le attività dell’ istituzione che da allora comprendono oltre ai concerti le Masterclasses, l’ Internationaler Wettbewerb für Liedkunst Stuttgart, la pubblicazione di saggi e libri dedicati alla figura di Hugo Wolf e negli anni più recenti anche l’ esecuzione integrale in concerto della produzione liederistica del compositore. Inoltre a partire dal 2008 l’ Akademie ha istituito un riconoscimento destinato ai massimi interpreti liederistici, intitolato Hugo-Wolf-Medaille, che fu assegnato per la prima volta a Dietrich Fischer-Dieskau al quale seguirono Christa Ludwig nel 2010, Peter Schreier nel 2011 seguito due anni dopo da Brigitte Fassbaender, poi nel 2014 da Graham Johnson, nel 2015 da Elly Ameling, nel 2017 da Thomas Hampson e Wolfram Rieger, da Gundula Janowitz nel 2019 e infine da Christian Gerhaher e Gerold Huber. Da tempo io seguo assiduamente le manifestazioni della Hugo-Wolf-Akademie, perché essendo io un grande appassionato e studioso della letteratura liederistica esse mi danno la possibilità di ascoltare frequentemente un repertorio che in Italia avevo potuto approfondire quasi esclusivamente tramite i dischi.

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Naturalmente il programma del concerto celebrativo era interamente dedicato a Hugo Wolf, con una selezione liederistica comprendente brani dalle raccolte più celebri come l’ Italienisches Liederbuch e i Mörike Lieder. Nella storia della letteratura liederistica, la produzione di Hugo Wolf si impone per la sua bruciante verità espressiva, derivata da una scrupolosa meditazione di tutte le atmosfere drammatiche dei testi. I Lieder del compositore austro-sloveno sono spesso autentici bozzetti teatrali e i caratteri tratteggiati dalla flessibilità della declamazione vocale richiedono interpreti dotati di grandi capacità analitiche nel fraseggio e attenzione nella sottolineatura dei particolari. Per questo concerto celebrativo la Hugo-Wolf-Akademie ha invitato il cinquantenne tenore anseatico Daniel Behle, il figlio di Renate Behle che è stata un soprano drammatico di carriera importante, affermatosi negli ultimi anni come una fra le personalità artistiche più interessanti fra i cantanti della sua generazione, in particolare come apprezzato interprete di Lieder e del repertorio concertistico nel quale abbiamo avuto modo di ascoltarlo qui a Stuttgart in diverse occasioni, attivo anche come compositore di diversi lavori tra i quali il più recente è l’ operetta Hopfen und Malz già rappresentata in tre teatri tedeschi. Un artista intelligente e sensibile che lavora nei migliori teatri insieme ai più famosi direttori d’ orchestra in un repertorio variegato. In questa serata celebrativa che si teneva nell’ Hospitalhof, il centro spirituale della chiesa evangelica di Stuttgart, sorto dopo la guerra sullo spazio un tempo occupato dal Dominikanerkloster incorporando quanto restava della quattrocentesca Hospitalkirche, parzialmente distrutta durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, e completamente ristrutturato tramite lavori terminati nel 2014, Daniel Behle era accompagnato da Burkhard Kehring, pianista nativo di Bremen che da più di trent’ anni collabora regolarmente con diversi grandi interpreti liederistici della nostra epoca tra i quali in passato anche il grande Dietrich Fischer-Dieskau, per il quale ha realizzato la parte strumentale della sua ultima incisione dedicata al Melodram.

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Il programma iniziava con cinque brani tratti dall’ Italienisches Liederbuch, uno tra i vertici assoluti nella produzione del geniale e sfortunato compositore austro-sloveno. Per questa raccolta, comprendente quarantasei Lieder divisi in due libri pubblicati rispettivamente nel 1891 e nel 1896, Hugo Wolf utilizzò ballate popolari italiane provenienti in massima parte dalla Toscana e in particolare dalla Maremma, tradotte in tedesco e pubblicate da Paul Heyse, scrittore berlinese dalla produzione assai cospicua che spesso utilizzò fonti e atmosfere italiane nei suoi lavori e che nel 1901 fu il primo autore tedesco ad essere insignito del Premio Nobel per la Letteratura. Il ciclo appartiene indiscutibilmente ai massimi esiti artistici mai raggiunti da un autore la cui produzione costituisce un caso assolutamente unico per la sua bruciante verità espressiva, derivata da una scrupolosa meditazione di tutte le atmosfere drammatiche dei testi e da una sbalorditiva, avvincente simbiosi tra parola e musica. Seguivano cinque Lieder scelti fra quelli su testi di Eduard Mörike, il poeta e scrittore nativo di Ludwigsburg che rappresenta un vero oggetto di culto qui a Stuttgart dove insegnò per diversi anni al Königin-Katharina-Stift-Gymnasium, fondato nel 1818 dalla regina Katharina von Württemberg come istituto per l’ educazione delle fanciulle nobili e ancor oggi una delle scuole più esclusive della città. La sua produzione poetica e il celeberrimo racconto Mozart auf den Reise nach Prag, definito da Ehrenfried Kluckert „Die berühmteste Künstlernovelle des 19. Jahrhunderts“ lo resero uno degli autori più amati dal pubblico tedesco del periodo successivo a Goethe e Schiller. Le poesie di Mörike occupano un posto di primo piano nella produzione di Hugo Wolf, con 53 dei suoi testi messi in musica dal compositore sloveno. Nella seconda parte, una serie di brani su testi di carattere spirituale e sette Lieder su testi tratti dalla raccolta poetica goethiana West-östlicher Divan completavano la panoramica sul mondo musicale di Hugo Wolf.
Come accennavo in precedenza, per interpretare i Lieder di Wolf non conta solo la bellezza della voce ma la duttilità del cantante, la sua abilità nell’ inflettersi anche a toni parlati, la sua forza di penetrazione psicologica nel portare allo scoperto ombreggiature minime, variazioni impercettibili nel ritmo o nell’ armonia, particolari che non vanno appiattiti ma nemmeno enfatizzati. Anche la parte pianistica è assai difficile da realizzare in maniera adeguata: in questa non è pensabile una scissione fra canto e accompagnamento strumentale, perchè l’ uno e l’altro sono strettamente compenetrati sia armonicamente che come senso melodico. L’ affiatamento fra gli interpreti è quindi fondamentale. L’ esecuzione che abbiamo ascoltato soddisfaceva pienamente questi requisiti. Daniel Behle è un cantante di grande intelligenza e interprete originalissimo nella personalità, in grado di utilizzare la voce per ottenere una gamma coloristica ampia e variegata, dalle mezzevoci e frasi sommesse fino alle esplosioni di violenza quasi selvaggia quasi sfiorante il tono espressionistico in certe pagine aspramente sarcastiche. Si tratta probabilmente di uno dei pochi liederisti odierni in grado di rendere la mobilità nevrotica della scrittura vocale di Hugo Wolf e in questo caso la sua capacità di conferire forza evocativa al fraseggio e di tratteggiare fulmineamente aspetti e situazioni in un magnifico alternarsi di umorismo, languore e sensualità rendevano le sue esecuzioni assolutamente esemplari. Con un cantante di questo livello, magnificamente sostenuto dal pianismo elegante e raffinato di Burkhard Kerhing, la serata si è svolta in un clima avvincente che ha coinvolto al massimo l’ attenzione del pubblico. Un successo assolutamente trionfale in una sala piena sino al massimo della capienza ha suggellato questo concerto assolutamente degno dell# occasione celebrativa.
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