Stuttgarter Ballett – Don Quijote

Foto ©Roman Novitzky

Come ultimo spettacolo della stagione, lo Stuttgarter Ballett propone in questi giorni il Don Quijote di Ludwig Minkus nella versione rielaborata dal coreografo argentino Maximiliano Guerra, prodotta nel 2000 e ripresa per l’ ultima volta nel 2016. Il balletto ideato da Marius Petipa per il Teatro Bolscioi di Mosca nel 1869 e diventato celebre nella versione riveduta scritta due anni più tardi è arrivato nei teatri occidentali per la prima volta nel 1924 nella rielaborazione preparata da Alexander Gorski, allievo di Petipa, per la leggendaria Anna Pavlova e da allora è diventato un classico del repertorio di tutte le compagnie di danza, per la sua natura di alta spettacolarità che consente ai ballerini di mettere in mostra tutte le loro qualità tecniche. La musica di Minkus, orecchiabile e scritta con molta abilità e inventiva melodica, è un perfetto sfondo sonoro per la vicenda che tratta solo marginalmente la figura del protagonista del romanzo di Cervantes e si concentra sulle disavventure dei due innamorati, Kitri e il barbiere Basilio, che alla fine riescono a sposarsi nonostante l’ opposizione dei genitori di lei che vorrebbero maritarla con un ricco ingenuo. Nell’ adattamento di Maximiliano Guerra, la storia è narrata da Cervantes che all’ inizio comincia a immaginare il suo racconto ispirato da una musa che assume le vesti di Dulcinea e durante l’ azione funge da doppio di Don Chisciotte, per poi chiudere lo spettacolo tornando a scrivere il resto del romanzo. L’ elemento principale della scenografia è una struttura mobile che riproduce i caratteri della prima edizione a stampa del volume.

Foto ©Roman Novitzky

Nel corso di venticinque anni di repliche, il Don Quijote di Minkus e Guerra è diventato un classico del repertorio dello Stuttgarter Ballett, amatissimo dal pubblico che torna sempre numeroso a rivederlo e anche per questa ripresa il teatro è andato esaurito con largo anticipo per tutte le recite. Nelle prime recite abbiamo potuto ammirare la stupenda Kitri di Elisa Badenes, la trentatreenne ballerina spagnola nativa di Valencia che è una delle star dell’ ensemble e proprio in questa parte nel 2016 ottenne uno dei suoi primi grandi successi a Stuttgart. Insieme al Basilio del giovane brasiliano Adhonay Soares da Silva, splendido interprete nei ruoli principali delle grandi creazioni di John Cranko come Petruchio in Der Widerspenstigen Zähmung, Romeo in Romeo und Julia, Lenski in Onegin e Siegfried in Schwanensee, la danzatrice iberica ha dato una meravigliosa dimostrazione di spettacolare virtuosismo che, insieme alla perfetta intesa con un partner capace di replicare colpo su colpo alle sue acrobazie sciorinando piroette volanti, avvitamenti e salti con una stupefacente disinvoltura, ha progressivamente magnetizzato il pubblico fino alla entusiasmante realizzazione del Grand pas de deux nella scena del matrimonio, culminata in una vertiginosa serie di trentadue fouettes che ha strappato una vera e propria tempesta di applausi. Io non sono un esperto di tecnica della danza classica ma ogni volta che assisto alle esibizioni di Elisa Badenes rimango sempre profondamente impressionato dalla sua capacità di dare espressione al virtuosismo che per me la rende una delle maggiori ballerine classiche di oggi a livello internazionale. Brillante, sfrontata, ironica e seduttiva, la sua caratterizzazione di Kitri oggi può essere considerata un modello di assoluto riferimento.

Foto ©Roman Novitzky

La prestazione davvero eccezionale dei due protagonisti era ulteriormente messa in risalto dal livello davvero elevatissimo di tutta la compagnia, a partire dalla coppia di fianco formata da Martino Semenzato e Anna Osadcenko (incantevole anche nell’ assolo della Dryade), bravissimi nel duetto fra il Torero e Mercedes, di Diana Ionescu come Dulcinea, Clemens Fröhlich nel doppio ruolo di Cervantes e Don Chisciotte oltre che dalle brillanti realizzazioni delle parti di carattere ad opera di Fabio Adorisio (Camacho, il ricco spasimante di Kitri), Anton Tcherny (Sancho Pansa), Emanuele Babici e Sonia Santiago (Lorenzo e Carmen, i genitori di Kitri), Daiana Ruiz e Mizuki Amemiya (Pepa ed Eva, le due amiche di Kitri). Mikhail Agrest, alla guida di una Staatsorchester Stuttgart in ottime condizioni di forma, ha realizzato con perfetto equilibrio e senso del racconto la parte musicale.

Foto ©Roman Novitzky

A cinquantadue anni dalla scomparsa di John Cranko, lo Stuttgarter Ballett è sempre un protagonista assoluto della vita culturale tedesca e mantiene intatte le caratteristiche di perfezione tecnica e creatività che formano l’ eredità artistica del suo fondatore e nel corso della sua esistenza lo hanno reso una delle prime compagnie di danza a livello mondiale, a partire dalla tournée negli USA durante la quale i critici newyorkesi scrissero che Marcia Haydée, la musa di Cranko e continuatrice del suo lavoro, rappresentava per il balletto quello che Maria Callas era per il canto. L’ equilibrio fra i grandi classici e le proposte innovative nei cartelloni mantiene sempre alto l’ apprezzamento del pubblico, che anche in questa occasione ha tributato un vero e proprio trionfo a uno spettacolo di quelli che è davvero difficile vedere in altri teatri.


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