Marco Mazzoleni su Gustav Mahler


Marco Mazzoleni è un imprenditore di Bergamo, grande appassionato di musica che oltre ad essere un habitué dei grandi teatri italiani ed esteri è anche direttore artistico della Società del Quartetto della sua città e consigliere del Festival Pianistico Internazionale di Brescia e Bergamo. Dotato di una bella capacità di scrittura, ha recentemente pubblicato un libro sul Reno e le espressioni artistiche ad esso collegate. Seguo sempre le riflessioni sulla musica che lui posta nei social network e con il suo permesso pubblico questi pensieri sulla figura di Gustav Mahler, che ho trovato di grande profondità e interesse.

IL MIO TEMPO VERRÀ
Gustav Mahler (Kaliště, 7 luglio 1860 – Vienna, 18 maggio 1911)

G. Mahler è impegnativo all’ ascolto. Impegnativo tecnicamente ed esistenzialmente. Se lo affronti con serietà ed impegno Mahler ti obbliga a confrontarti con te stesso ed il mondo. A scavare in profondità nei nostri abissi. È una musica che se non la si comprende può anche infastidirti. Come può infastidirti comprendendola a fondo. Nel mostrarci cose con le quali non vorremmo avere a che fare. O che vorremmo avere dimenticato, o dimenticare. La vita è una cosa seria, per quanto la nostra civiltà d’ oggi voglia illuderci nella leggerezza della futilità. Mahler ci riporta alle questioni irrisolte, accantonate nella quotidianità. I pensieri notturni delle Nachtmusik. Le sconfitte, i trionfi. Ed i falsi trionfi. Le illusioni, le speranze. Le tragedie della fine delle cose e della vita. Ma ci mostra anche la meraviglia irresistibile del mondo. Il sentimento più comune nelle sue partiture è la perdita. Soprattutto una gioventù perduta, ma mai perduta dentro di sé. A cui ci si aggrappa come segno, simbolo, invocazione di permanenza. Mahler è difficile, ed impegnativo. Ma quando lo si comprende diviene un amico insostituibile che ci accompagna ogni giorno. Oggi è tra i compositori più eseguiti al mondo, nonostante sia ancora per certi versi incompreso fino fondo. Certe volte se ne comprende forse solo la magnificenza musicale più che la profondità tragica. Ma credo che i messaggi in fondo arrivino ai cuori della gente. Del resto anche quando allora era incompreso, la “rimozione”, nella letteratura scientifica dell’ epoca, era l’ anima della nevrosi. Individuale e collettiva. Non lo si voleva comprendere. Anche oggi per coglierne l’ essenza bisogna avere il coraggio di lasciarsi accompagnare nelle grandi rimozioni della nostra epoca, in ciò che è sepolto nell’ oblio quotidiano. In un labirinto al termine del quale si è soli di fronte all’ assoluto, o al nulla. Dove la musica è un sollievo, inquietante e liberatorio…

Marco Mazzoleni

Una mia riflessione personale in appendice a questo scritto. Io sono cresciuto potendo osservare tutte le fasi della riscoperta che l’ opera di Mahler ha conosciuto negli ultimi decenni. L’ amore al primo ascolto che provai per la sua musica quando, ancora studente liceale, comprai i miei primi dischi della Prima, Seconda e Quinta Sinfonia, non è mai venuto meno durante tutta la mia vita. Per me non esiste musicista che più di Mahler sappia parlare al mondo d’ oggi, nessuno dei nostri contemporanei lo eguaglia nell’ aver colto l’ inestricabile miscuglio di bello e brutto, di volgare e di sublime, di bassa quotidianità e di assoluto, che è – oggi piu che mai – l’ esistenza degli uomini, e della natura stessa.
Mahler siamo noi e, miracolosamente, noi di adesso!


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