Forum am Schlosspark – Herbert Schuch

Foto ©Andreas Becker

Gli Stuttgarter Philharmoniker hanno presentato al pubblico del Forum am Schlosspark di Ludwigsburg un breve ciclo di appuntamenti dedicati a Beethoven. Quello che a me interessava di più era il concerto con la partecipazione di Herbert Schuch, quarantunenne pianista nato a Timișoara e cresciuto in Germania, considerato uno tra i virtuosi più intelligenti e sensibili della sua generazione. Vincitore di importanti concorsi internazionali come l’ Alessandro Casagrande di Terni, il London International Piano Competition e il Beethovenpreis Wien, si è imposto all’ attenzione internazionale con una fulminante interpretazione del Quinto Concerto di Beethoven a Vienna sotto la direzione di Pierre Boulez e da allora ha percorso una carriera ricca di successi anche in Italia, dove si è più volte esibito con grandi consensi di pubblico e critica in rassegne importanti come le Serate Musicali di Milano e il Bologna Festival. Il suo percorso artistico è documentato da una serie di CD insigniti di premi discografici internazionali come l’ Editors’ Choice della rivista inglese Gramophone e per due volte l’ ECHO Klassik, nel 2012 per il CD dedicato ai Quintetti per pianoforte e fiati di Mozart e Beethoven e poi nel 2013 per l’ album comprendente il Concerto per piano op. 25 di Viktor Ullmann e il Terzo Concerto di Beethoven.

Nel concerto a Ludwigsburg l’ artista ha eseguito proprio il Concerto N° 5 in mi bemolle maggiore op. 73, il brano che lo ha accreditato presso il pubblico e la critica come interprete beethoveniano di rango. Un’ esecuzione davvero di alto livello, nella quale la souplesse tecnica e il tocco cristallino del pianista davano vita a una lettura elegantissima e raffinata, dal tono interpretativo intenso, nobile ed eloquente, magnificamente calibrato in linee melodiche di un equilibrio e respiro assolutamente impeccabili, alla conclusione accolto dal pubblico del Forum am Schlosspark con grande entusiasmo ripagato da Herbert Schuch con una fulminante esecuzione de La Campanella di Liszt, straordinaria per la precisione di una tecnica assolutamente granitica e davvero impressionante per la sicurezza con cui il virtuoso ha dominato una pagina rischiosissima come poche altre, resa con un’ ebbrezza virtuosistica semplicemente avvincente nella sua grandiosa spettacolarità. Riassumendo, l’ ascolto dal vivo mi ha definitivamente confermato che Herbert Schuch può essere considerato senza alcun dubbio uno tra i migliori interpreti attuali di Beethoven, per chiarezza di concezione e maturità esecutiva.

Sul podio degli Stuttgarter Philharmoniker per questa serata era Swann Van Rechem, giovane direttore franco-olandese nato a Lille, recente vincitore del prestigioso premio Grand Prix de Direction e il Prix du Public al Concours international de jeunes chefs d’orchestre de Besançon, una tra le rassegne più prestigiose del mondo, che tra i vincitori annovera nomi come quelli di Gerd Albrecht, Seiji Ozawa, Zdenek Macal, Sylvain Cambreling, Osmo Vänskä, Yutaka Sado e Kazuki Yamada. Da quanto si è ascoltato in questa occasione, si tratta certamente di un musicista preparato, che sul podio si esprime con un gesto chiaro e definito e dimostra capacità di trasmettere all’ orchestra le sue idee interpretative. Dopo una lettura molto composta e sobria dell’ Ouverture Coriolano op.62, nella seconda parte Van Rechem ha diretto una buona esecuzione della Sinfonia N° 1 in do maggiore op. 21, basata su un’ impostazione ritmica vivace e scattante, con sonorità strumentali di grande trasparenza e leggerezza. Particolarmente apprezzabile è apparsa la resa del movimento iniziale, che al direttore pone alcuni non semplici problemi di natura tecnica nella precisione richiesta dagli accordi iniziali e nell’ equilibri tra le varie sezioni, oltre alla vorticosa scansione dei tempi nel Minuetto e nel Finale. Successo assai vivo per un concerto di ottima qualitÀ.


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