
Foto ©Roman Novitzky
Come ultimo nuovo spettacolo della stagione, lo Stuttgarter Ballett ha presentato una serata di omaggio ad Hans van Manen, leggendario coreografo olandese, oggi novantaduenne, che ha collaborato con la compagnia sin dai tempi in cui Marcia Haydée assunse la direzione artistica dopo la scomparsa di John Cranko. Tra le più di 150 coreografie ideate dal maestro, 23 delle quali sono tuttora nel repertorio dell’ ensemble di Stuttgart, sono stati scelti cinque pezzi brevi che illustrano tutta la sua evoluzione artistica nell’ ambito di uno stile che nel corso degli anni ha mantenuto intatte le sue caratteristiche di eleganza formale e purezza di linguaggio. Una selezione che illustrava in maniera sufficientemente completa la concezione della danza di Hans van Manen, che attinge al neoclassicismo di Georges Balanchine, pur sviluppandolo in una cifra stilistica assolutamente personale, chiara nella forma, intricata nella coreografia, priva di una trama, eppure estremamente comunicativa a livello del linguaggio espressivo. Nello stile del coreografo olandese, tutti i mezzi stilistici e le possibilità tecniche offerte dalla danza classica sulle punte e da quella moderna sono bilanciati per arrivare a un risultato artistico fatto di una perfetta combinazione tra umorismo, malinconia sentimentale e una suspense quasi da thriller.

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La serata iniziava con Adagio Hammerklavier, brano del 1973 sulla musica del movimento lento dalla celebre Sonata per pianoforte op. 106 di Beethoven, suonata con ampio respiro da Olga Kozainiova. Davanti a un sipario ondeggiante, tre coppie di danzatori in abiti bianchi agiscono all’ unisono oppure in brevi duetti, in una silenziosa unione e giustapposizione di purezza geometrica nella quale si inseriscono le diverse espressioni di sentimenti delle coppie: la rilassatezza frizzante di Elisa Badenes e Jason Reilly, la malinconia introspettiva di Anna Osacenko e David Moore e la calma sicurezza di sè di Miriam Kacerova e Fabio Adorisio. Purezza di stile e virtuosismo tecnico si uniscono in una combinazione elegantissima, davvero affascinante e magnificamente realizzata dai ballerini.

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In Two Pieces for Het, duetto del 1997, Van Manen racconta una storia di competizione e flirt sulle note alternativamente secche, trascinanti o meditative di Illusion di Erki-Sven Tüür e Psalom di Arvo Pärt. L’ alternarsi di movenze provocatorie e attimi di effusione sentimentale, espressi anche da sguardu reciproci ognuno dei quali ha un valore estremamente significativo, è stata splendidamente resa da Mackenzie Brown e Marti Paixà in un perfetto mix di concentrazione, disinvoltura e carisma.

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Seguiva poi quello che per me era il vertice artistico della serata: Troi Gnossennies, pas de deux creato nel 1982, come tutte le altre coreografie di questo spettacolo, per il Niederländisches Nationalballett, sulla musica dei brevi pezzi pianistici omonimi di Erik Satie suonati con leggerezza e trasparenza da Chie Kobayashi. Anche in questo duetto si mettono in mostra le diverse atmosfere sentimentali di una relazione di coppia, con l’ uomo che dapprima tenta di sottomettere una partner leggermente disorientata e poi si unisce a lei danzando sempre più in sincronia con movimenti circolari e speculari. Qui Elisa Badenes, la stella dello Stuttgart Ballett, ha dato veramente il meglio di sè in una meravigliosa e trascinante dimostrazione di bravura tecnica e profondità espressiva, superbamente integrata con la maturità stilistica e interpretativa di Friedemann Vogel in una combinazione davvero avvincente.

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Il quarto pezzo era Solo, ideato nel 1997, una delle coreografie di Hans van Manen più eseguite nel corso degli anni, che anche in questa occasione si rivela ancora una volta un gioiello piacevolmente equilibrato nella sua atmosfera per lo più riflessiva, freddamente elegante, ma anche occasionalmente impertinente. La musica della Corrente dalla Partita per violino solo in si minore BWV 1002 di Bach, con il suo ritmo vorticoso, viene coreografata da Van Manen come uno scambio di numeri visrtuosistici fra tre ballerini, che non lascia nulla a desiderare in termini di agilità e buon umore. Il radioso Matteo Miccini, l’ affascinante e allegro Henrik Erikson e il leggermente provocante Fabio Adorisio formano un trio ideale in termini di spettacolarità e bravura tecnica.

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Chiudeva la serata Frank Bridge Variations sulla musica dell’ omonima Suite per orchestra d’ archi dedicata da Benjamin Britten al suo maestro e qui eseguita con grande precisione e bellezza di suono dalla Staatsorchester Stuttgart diretta da Wolfgang Heinz. In questa coreografia del 2005 tutti gli elementi stilistici dei brani precedenti si fondono in un intreccio variegato di due coppie e tre duetti di gruppo in un’ estetica basata su toni cromatici fra il verde scuro e il rosso, in cui i danzatori talvolta camminano lentamente e si scambiano sguardi in modo più subliminale. Non è un lavoro così sorprendente come i brani precedenti, ma con la sua fredda eleganza e sensibilità musicale offre notevoli possibilità agli interpreti, svolte magnificamente dalle due coppie principali formate da Rocio Aleman e Marti Paixà, magnifici per eleganza espressiva, e Agnes Su insieme a Adhonay Soares Da Silva, con pulizia tecnica e affascinante presenza comunicativa. Impeccabile era anche la prova delle tre coppie di contorno: Mizuki Amemiya e Christopher Kunzelmann, Vittoria Girelli e Martino Semenzato, Alicia Torronteras e Satchel Tanner. Alla fine dello spettacolo Hans Van Manen, visibilmente emozionato, è entrato in palcoscenico per ricevere il premio Live Achievement Award attribuitogli dalla rivista Tanz per il lavoro della sua vita. Dorion Weickmann, direttrice del magazine, ha tenuto un discorso elogiativo definendolo uno straordinario creatore di danza e grande rappresentante dell’ illuminismo culturale europeo. Alla fine Van Manen, che appariva ancora straordinariamente in forma considerando la sua età, ha espresso parole di ringraziamento per il sostegno offertogli nel corso della sua carriera dai critici di danza tedeschi e ha esortato il pubblico a stare in guardia contro le minacce di tagli drastici nei finanziamenti dello Stato al settore culturale. Una standing ovation insieme a una pioggia di fiori per Hans van Manen sono stati i degni e calorosi segni di gratitudine ed entusiasmo del pubblico di Stuttgart per questa splendida serata.
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