Staatsorchester Stuttgart – Mendelssohn-Zyklus

Foto ©Staatsorchester Stuttgart/FB

Nel penultimo appuntamento con la stagione sinfonica della Staatsorchester Stuttgart, Cornelius Meister ha proposto un altro dei cicli sinfonici che hanno caratterizzato la sua attività come Generalmusikdirektor del complesso. Il quarantacinquenne maestro di Hannover, che nell’ ultimo concerto del ciclo affronterà la monumentale Ottava Sinfonia di Gustav Mahler, dopo i suoi programmi monografici dedicato a Mozart, Schumann, Brahms e Tchaikowsky questa volta ha eseguito le quattro Sinfonie per sola orchestra di Felix Mendelssohn Bartholdy, inserendo in ciascuno dei due appuntamenti un brano di musica contemporanea. Ho già espresso numerose volte nei miei resoconti il grande apprezzamento per il lavoro compiuto da Meister a Stuttgart, nel corso del quale ci ha fatto ascoltare pregevolissime interpretazioni sia in campo operistico che nelle serate sinfoniche. Anche in questa serata sinfonica il direttore nativo del Niedersachsen ha confermato tutte le qualità che più volte ho avuto modo di descrivere nei resoconti delle sue esibizioni qui a Stuttgart e l’ intesa davvero notevole stabilitasi durante questi anni di lavoro comune fra lui e la Staatsorchester, che sotto la sua direzione ha sempre offerto delle prove davvero di ottimo livello per coesione, compattezza timbrica, luminosità di suono e precisione esecutiva. Sono qualità che l’ orchestra della Staatsoper possiede da anni e che ha ulteriormente affinato sotto la guida del suo direttore stabile, consolidando la sua fama di complesso tra i migliori del panorama sinfonico tedesco.

La seconda serata del ciclo proponeva le due Sinfonie che nel catalogo delle opere di Mendelssohn sono numerate come Quarta e Quinta anche se composte prima della Sinfonia in la minore Schottische, in seguito numerata come Terza. Nella Sinfonia N° 4 in la maggiore, conosciuta da tutti col nome di Italiana, la direzione di Cornelius Meister è stata efficacissima nel rendere il vorticoso andamento ritmico che è la caratteristica fondamentale di questa partitura, culminante nel celebre Saltarello finale, una sorta di stilizzata tarantella, autentico banco di prova per il virtuosismo di orchestre e direttori, qui splendidamente messo in mostra dalla Staatsorchester Stuttgart in tutti i suoi aspetti più spettacolari, dal turbinio di terzine degli archi agli spericolati passaggi in staccato dei legni, in una spettacolare apoteosi del ritmo, mantenuta dal direttore su tinte leggere, coloratissime e sgargianti. Completava la prima parte Eighteen Agents del cinquantenne compositore praghese Miroslav Srmka, un pezzo scritto nel 2012 su commissione della Münchner Kammerorchester, strumentato per diciannove archi solisti che realizzano una sorta di pulviscolo sonoro molto piacevole all’ ascolto e ben reso dall’ esecuzione.

Nella seconda parte abbiamo ascoltato la Sinfonia N° 5 in re minore, chiamata Reformations-Sinfonie in quanto scritta nel 1830 per il trecentesimo anniversaio della Confessio Augustana. Molto bella anche in questo caso la lettura di Cornelius Meister, che ha dato il giusto rilievo espressivo alle numerose citazioni da Corali come il celebre Amen di Dresda dell’ introduzione, che sarà utilizzato anche da Wagner nel Preludio del Parsifal e l’ Ein feste Burg ist unser Gott su cui è basato il movimento finale. Il direttore di Hannover ne ha dato un’ esecuzione sobria ed elegante, impostata su una notevole eleganza di fraseggio e dinamiche strumentali di grande accuratezza realizzate con una bella prova da parte della Staatsorchester Stuttgart, che ha messo in mostra sonorità ricercate e colori strumentali di grande fascino, oltre a una bellezza timbrica d’ insieme davvero notevole. Successo assai vivo da parte di un pubblico intervenuto assai numeroso alla Liederhalle.


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