Osterfestspiele Baden-Baden 2025 – Klaus Mäkelä e Leif Ove Andsnes

Foto ©Monika Rittershaus

Si sta svolgendo in questi giorni l’ ultima edizione degli Osterfestspiele Baden-Baden con la presenza dei Berliner Philharmoniker, che dal prossimo anno riprenderanno la loro collaborazione con il festival pasquale di Salzburg interrottasi nel 2012. A Baden-Baden il loro posto verrà preso dalla Concertgebouworkest che sarà la protagonista dell’ edizione 2026, il cui programma è stato pubblicato in questi giorni. Per gli appassionati della nostra zona è stata sicuramente un’ esperienza indimenticabile l’ aver potuto ascoltare per dodici anni (l’ edizione 2020 fu annullata a causa della pandemia di Covid19 e quella successiva fu recuperata nel novembre 2021) il formidabile complesso berlinese, che nelle sue esibizioni operistiche e concertistiche al Festspielhaus ha messo in mostra tutte le qualità che ne fanno da sempre una delle massime formazioni sinfoniche a livello mondiale. Sono state serate di vero godimento sonoro, di grande musica eseguita al massimo livello qualitativo possibile davanti a un pubblico entusiasta, convenuto da ogni parte del mondo. Protagonisti del primo concerto sinfonico di questa ultima edizione erano il ventinovenne direttore finlandese Klaus Mäkelä e Leif Ove Andsnes, cinquantaquattrenne pianista norvegese che in questi ultimi anni si è segnalato all’ attenzione del pubblico internazionale come uno dei più completi interpreti della nostra epoca grazie anche a una serie di incisioni discografiche insignite di importanti riconoscimenti internazionali tra cui otto Grammy Nominations e sei Gramophone Awards, impegnato nel Terzo Concerto di Rachmaninov, uno tra i brani più impegnativi del repertorio per le difficoltà tecniche contenute nella parte solistica, del quale il pianista norvegese ha realizzato nel 2011 un’ applaudita registrazione in CD. Anche in questa occasione il virtuoso scandinavo ha entusiasmato il pubblico mettendo in mostra un virtuosismo ben sviluppato e un suono potente, compatto nella timbrica oltre che ben graduato nel controllo delle dinamiche. Dal punto di vista interpretativo si sa che il Rach 3, come lo chiamano i pianisti, costituisce un problema spinoso anche per gli strumentisti esperti. Si tratta di una partitura che richiede al solista, oltre alla preparazione strumentale, anche grandi qualità carismatiche, fraseggio nobile nelle parti cantabili e la capacità di rendere incandescente il virtuosismo. Andsnes ha retto tutte queste difficoltà in maniera lodevole, molto ben sostenuto da Klaus Mäkelä che gli ha fornito un sostegno strumentale adeguato ed è stato molto attento a curare l’ equilibrio tra orchestra e solista. Forse per il mio personalissimo gusto a questa esecuzione mancava un pizzico dell’ ebbrezza virtuosistica di cui si è accennato sopra, ma senza dubbio si trattava di una lettura impeccabile e sicuramente di alta classe.

Foto ©Monika Rittershaus

Ma il punto forte di questo programma era senza dubbio la seconda parte, nella quale Klaus Mäkelä e i Berliner Philharmoniker affrontavano Eine Alpensinfonie di Richard Strauss, uno dei brani più impegnativi di tutto il repertorio sinfonico per la vastità dell’ organico orchestrale e le difficoltà tecniche poste da una scrittura che impegna gli esecutori al massimo delle loro possibilità. I Berliner Philharmoniker hanno qui avuto la possibilità di mettere in mostra il loro splendido modi di far musica, con un’ esecuzione assolutamente perfetta sotto il profilo della compattezza sonora e della qualità timbrica. Magnifici gli archi per ricchezza di armonici e varietà cangiante di un suono morbido e pastoso, con quella tinta quasi dorata che costituisce una caratteristica peculiare del complesso. Assolutamente perfetta tutta la sezione fiati, con legni dalle stupende tinte color pastello ed ottoni impeccabili per squillo, penetrazione e intonazione. Klaus Mäkelä, sfruttando al meglio le possibilità offertegli da un complesso di questa levatura, ha impostato una lettura epica e grandiosa, con sonorità maestose e un tono narrativo di appassionata eloquenza. Un edificio sonoro di affascinante ampiezza strutturale, perfetto nell’ evocare l’ esaltazione nietzschiana di fronte alla maestosità delle montagne evocata da Strauss in questa monumentale partitura, che costituisce uno dei vertici assoluti della sua produzione sinfonica. Tutta la sezione centrale è stata resa con uno splendore sonoro di bellezza affascinante e con una scelta di tempi impeccabile nella sua coerenza strutturale, sostenuti con grande intensità nei momenti culminanti e un’ espressività che facevano di questa esecuzione un vero racconto epico invece della mera illustrazione paesaggistica a cui il brano viene spesso ridotto. Bellissima anche la parte conclusiva, resa dall’ orchestra con tinte morbide perfettamente graduate fino alle ultime battute. Con questa interpretazione di un capolavoro tra i più ardui da affrontare per un direttore, Klaus Mäkelä ha offerto una delle sue prestazioni più mature e autorevoli tra quelle che hanno fatto parlare di lui come di un’ autentica rivelazione del podio. Un’ ulteriore conferma del talento di un musicista che si sta imponendo come una delle bacchette più interessanti della sua generazione, dotato di splendidi requisiti tecnici e di una personalità interpretativa che potrebbe consentirgli risultati di assoluto rilievo nei prossimi anni, quando sarà chiamato ad assumere la guida stabile di due orchestre di altissimo livello come la Concertgebouworkest, con la quale tornerà a Baden-Baden per gli Osterfestspiele del 2026, e la Chicago Symphony Orchestra. Il successo alla fine è stato assolutamente trionfale per un concerto davvero di altissimo livello.


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