
Foto ©Mozart2006
Quando vado ad assistere a un concerto di un’ orchestra giovanile lo faccio sempre con sentimenti di grande gioia. Vedere l’ impegno e la motivazione che i giovani strumentisti mettono sempre in mostra in queste occasioni, soprattutto pensando ai due anni terribili in cui noi adulti li abbiamo praticamente privati di tutti gli aspetti della loro vita, è davvero un segnale pieno di speranza per il futuro dell’ arte. Il Forum am Schlosspark di Ludwigsburg ha ospitato la prima tappa della tournée primaverila della Junge Deutsche Philharmonie, che quest’ anno festeggia il cinquantesimo anniversario della sua fondazione. Nel 1974 un gruppo di giovani musicisti che avevano terminato il loro tirocinio nella Bundesjugendorchester decise di costituirsi in un gruppo autogestito che prese il nome di Bundesstudentenorchester e fu il nucleo originario della attuale Junge Deutsche Philharmonie, formazione aperta a musicisti di età compresa tra i 18 e i 28 anni aperta ai migliori studenti delle scuole musicali di lingua tedesca che vogliano utilizzare i periodi di ferie scolastiche per fare esperienze in campo orchestrale. Come per altri complessi giovanili, l’ attività della Junge Deutsche Philharmonie si articola sostanzialmente in due tournées all’ anno, in primavera e in autunno, precedute da stages di preparazione in cui i ragazzi delle varie sezioni studiano sotto la guida di tutors prima di prendere parte alle prove d’ insieme. Dal 2014 al 2024 il ruolo di Erster Dirigent und Künstlerischer Berater è stato affidato a Jonathan Nott, che a partire da quest’ anno ha lasciato il posto ad André de Ridder, attuale Generalmusikdirektor del Theater Freiburg. La Junge Deutsche Philharmonie è sostenuta a livello logistico e finanziario dal governo del Land dell’ Hessen e da quello federale, oltre che da contribuenti privati riuniti in un’ associazione. come ho già avuto occasione di affermare più volte, sono queste le cose che mi fanno ammirare la Germania. Un simile lavoro e impegno di risorse nella formazione culturale dei giovani costituisce un’ altissima lezione di civiltà, di politica culturale e di democrazia.

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Sotto la direzione di Roderick Cox, trentasettenne statunitense che sta percorrendo una brillante carriera internazionale e da questa stagione ha assunto la carica di direttore musicale dell’ Opéra Orchestre National Montpellier, la Junge Deutsche Philharmonie ha presentato al pubblico il primo dei due programmi portati in tournée quest’ anno. Come solista è stato invitato Kian Soltani, trentaduenne violoncellista austriaco nato a Bregenz da genitori persiani che dopo una serie di affermazioni in concorsi prestigiosi si è imposto all’ attenzione internazionale come uno tra i musicisti più dotati della giovane generazione e sta percorrend una carriera di prestigio con inviti da tutte le grandi orchestre mondiali, documentata da quattro album registrati per la Deutsche Grammophon che hanno ottenuto grande successo di critica e di vendite. Come ho già avuto modo di scrivere in diverse occasioni, oggi siamo in presenza di una generazione di giovani strumentisti di alto livello qualitativo, assolutamente impeccabili dal punto di vista della preparazione tecnica. Un panorama vasto e di primissima qualità, nel quale è diventato difficile emergere perchè il livello medio si è alzato di parecchio. Anche Kian Soltani, che suona lo splendido violoncello Stradivari The London, ex Boccherini del 1694, possiede senza dubbio qualità virtuosistiche di alta classe. Il suono è chiaro, morbido, di timbro quasi tenorile, ben controllato in tutta la gamma dinamica e la capacità di far cantare lo strumento è senza dubbio molto notevole. Oltre allla tecnica strumentale impeccabile anche la musicalità, il senso del fraseggio e dello scambio di tinte e respiri con l’ orchestra sono da musicista già in possesso di una sua cifra personale. la sua interpretazione del Concerto op. 104 di Dvořák era senza dubbio molto notevole per la personalità e il tono ispirato del fraseggio, la splendida tornitura delle linee melodiche e la raffinatezza ricercata nella realizzazione delle dinamiche. Un’ esecuzione davvero molto autorevole, soprattutto in considerazione dell’ età ancora giovane dell’ artista Come fuori programma, Kian Soltani ha eseguito una sua trascrizione per cello e archi bassi del Lied Kéž duch můj sám op. 80 N° 1 la cui melodia è quella impiegata da Dvořák nel Concerto per violoncello e che il musicista inserì nella partitura in memoria di Josefina Kounicová, la sorella della moglie Anna, di cui era innamorato da ragazzo e che morì nel 1895 mentre il compositore stava scrivendo il Concerto.
Nella seconda parte del programma, la Junge Deutsche Philharmonie ha dato una dimostrazione completa del suo livello esecutivo in una partitura tecnicamente assai problematica come il Sacre du printemps di Strawinsky. Il virtuosismo strumentale di altissimo livello messo in mostra da questi ragazzi, la perfezione assoluta delle prime parti nella realizzazione degli assoli e la splendida qualità di suono erano davvero all’ altezza di quelle dei complessi professionistici di rango. Roderick Cox ha sfruttato al meglio queste caratteristiche per un’ interpretazione tesa, aggressiva e ricca di fantasia nel sottolineare le esplosioni sonore e le armonie dissonanti fino a sfiorare l’ atonalità. Gli attacchi affilati e taglienti, le sonorità squassanti e aggressive ma senza mai degenerare in fracasso, io tono interpretativo teso e avvincente nella varietà delle atmosfere e dei fraseggi erano le caratteristiche di una prestazione ammirevole, degna di essere paragonata a quelle dei migliori complessi internazionali per i quali il Sacre è sempre una sfida impegnativa. Successo entusiastico da parte di un pubblico numeroso e con una significativa presenza di giovani. Serate come questa fanno davvero ben sperare per il futuro della musica.
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