
Foto ©Roman Novitzky
Tra i grandi esponenti della danza attivi nella nostra epoca, John Neumeier occupa un posto di primissimo piano. L’ ottantaseienne coreografo nato a Milwaukee, che per più di cinquant’ anni ha diretto l’ Hamburg Ballet e lo ha portato a livelli di perfezione tali da farne una fra le compagnie di danza più famose del mondo, ha sempre avuto uno stretto legame artistico con lo Stuttgarter Ballett, per il quale tra le altre cose ha realizzato il balletto Die Kameliendame, uno dei suoi capolavori assoluti. La direzione artistica della compagnia ha invitato Neumeier a curare la prima rappresentazione a Stuttgart di Anna Karenina, spettacolo da lui creato nel 2017 per il suo Hamburg Ballett, che lo esegui per la prima volta nella città anseatica e successivamente a Mosca e a Toronto. La versione coreutica del monumentale romanzo di Lev Tolstoj ideata da Neumeier racconta in maniera essenziale i punti salienti della storia di Anna, ex modella e ora moglie di un ambizioso uomo politico, che perde la testa per il giovane e affascinante conte Vronskij fino a compromettersi pubblicamente e a suicidarsi, travolta dalle conseguenze della sua passione. L’ azione è trasposta nell’ epoca attuale e accompagnata da musiche di Tschaikovsky come il Sestetto Souvenir de Florence e la Sinfonia Manfred nelle scene passionali e brani pesantemente dissonanti di Alfred Schnittke per accompagnare gli incubi e i deliri della protagonista nei quali si materializza il fantasma del Muzhik, oltre a un paio di canzoni di Cat Stevens nelle scene di ambientazione popolare. Il risultato complessivo è davvero emozionante, per la perfezione assoluta di un racconto scenico avvincente che cattura l’ attenzione del pubblico fin dall’ inizio e rende alla perfezione il senso del romanzo e la caratterizzazione delle figure principali.

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Anche se nel corso della mia attività come critico musicale non mi sono mai occupato di balletto in maniera particolarmente approfondita, la mia assoluta ammirazione per l’ arte di John Neumeier iniziò quando nel 1983 ebbi la possibilità di vedere la sua strepitosa versione coreografica della Matthäus Passion di Bach a Venezia, nella Basilica dei SS. Giovanni e Paolo. Uno spettacolo che suscitava emozioni profonde, di un impatto emotivo da allora rimasto in maniera indelebile nella mia memoria e che appartiene in assoluto ai capitoli decisivi nella storia moderna della danza. Assistendo ad Anna Karenina, ho ritrovato in pieno la forza evocativa e la purezza dello stile coreografico di Neumeier in questa sua interpretazione del romanzo di Tolstoj, sicuramente da annoverare tra le più belle creazioni firmate negli ultimi anni dal maestro statunitense.

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Tutta l’ azione si svolge su uno sfondo di tipo minimalista, con pochi elementi scenici illuminati da un magistrale gioco di luci che sottolinea minuziosamente il mutare dei sentimenti e dell’ atmosfera. Lo stile coreografico di Neumeier, con la sua geniale mescolanza di elementi di danza classica e moderna, conferisce un impatto emotivo assolutamente straordinario allo svolgersi della vicenda evidenziando im maniera splendida gli aspetti introspettivi del romanzo e lo sviluppo psicologico dei caratteri. Nei numeri di danza veri e propri spicca la bravura veramente fenomenale dei ballerini dello Stuttgarter Ballett, tecnicamente tutti davvero di livello assoluto e che formano un ensemble in cui ogni elemento possiede qualità da solista. In sintesi, una realizzazione visiva pienamente al livello del lavoro portato avanti da decenni da John Neumeier, vero e proprio maestro del balletto contemporaneo sempre in grado di colpire l’ immaginazione del pubblico con la potenza visiva delle sue creazioni. Anna Karenina rappresenta davvero uno dei massimi risultati da lui raggiunti in una carriera cinquantennale che ha portato alla realizzazione di circa 170 spettacoli.

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In un contesto di tale livello risaltava al massimo la prova veramente strepitosa degli interpreti dei ruoli principali a partire dalla intensa, magnetica, passionale e straziante Anna della slovacca Miriam Kacerova, ulteriormente valorizzata dall’ abbigliamento scenico disegnato per lei da Albert Kriemler, stilista della celebra casa di moda AKRIS, che comprendeva vestiti da giorno e da cocktail party, vestaglie e un favoloso abito da sera nero con scollo all’ americana. Accanto a lei Martí Paixà raffigurava perfettamente la sensualità il fascino erotico del conte Vronskij, l’ amante di Anna per cui lei perde la testa sino a rovinarsi la reputazione e David Moore ha caratterizzato adeguatamente la figura di Aleksej Karenin, il marito di Anna delineato dalla coreografia come un uomo dominato dal desiderio di potere, sprezzante e sicuro di sè. Jason Riley nel ruolo del Muzhik, una sorta di misteriosamente mascolino angelo della morte, Mackenzie Brown nella parte di Dolly, la cognata di Anna regolarmente tradita dal marito Stiwa (Clemens Fröhlich) e Mitchell Millhollin come Serjoscha, il figlio di Anna, completavano un cast semplicemente ideale e capace di suscitare sensazioni potenti con l’ intensa espressività delle azioni di ogni elemento. Ottima era anche la realizzazione della parte musicale da parte della Staatsorchester Stuttgart guidata con mano sicura ed esperta da Mikhail Agrest. Successo strepitoso in un teatro esaurito da settimane, con punte di assoluto entusiasmo quando John Neumeier è apparso sulla scena a ringraziare il pubblico e i danzatori. Una serata da ricordare, come sempre accade andando a vedere gli spettacoli dello Stuttgarter Ballett.
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