
Foto ©Holger Schneider
La Internationale Bachakademie Stuttgart ha dato inizio a un nuovo format festivaliero, la Bachfest che costituisce un ampliamento della precedente Bachwoche. Nel cartellone rimangono presenti le masterclasses per giovani musicisti che poi si esibiscono insieme come JSB Ensemble (una sigla che, oltre a richiamare le iniziali di Bach, significa anche Junges Stuttgarter Bach Ensemble) inserite in un programma più vasto e articolato che in questa prima edizione ha come titolo Bach und Lateinamerika e prevede due settimane di concerti, conferenze, lezioni e serate a tema con 37 eventi complessivi. Per la prima delle mie visite alla rassegna ho scelto il programma intitolato Die Wahl zum Thomaskantor 1723, dedicato all’ esecuzione di brani scritti dai compositori che a Leipzig nell’ estate del 1723 si proposero insieme a Bach come aspiranti al ruolo di Thomaskantor reso vacante dalla scomparsa di Johann Kuhnau. Oltre al maestro di Eisenach gli altri candidati al concorso che doveva assegnare la carica erano Georg Philipp Telemann, che preferì mantenere il suo posto ad Hamburg perché lo stipendio era più elevato, Johann Friedrich Fasch, allievo di Kuhnau e Hofkapellmeister a Zerbst, e Christoph Graupner, che dopo il parere favorevole della commissione giudicatrice non ricevette la liberatoria dalla corte di Darmstadt dove prestava servizio. L’ ascolto di queste musiche perlopiù inedite o raramente eseguite, tutte di alta fattura tecnica e musicalmente di grande interesse, è sicuramente molto utile per capire in quale tradizione stilistica si inserisse il lavoro svolto da Bach a Leipzig negli anni successivi. Personalmente ho apprezzato in maniera particolare le due Kantaten di Telemann che contengono, oltre ad arie ricche di fascino ispirato, anche recitativi trattati con una notevolissima varietà di accenti espressivi.
Il concerto, che si teneva nella Weiße Saal del Neuer Schloss, il grande palazzo che si trova nella Schlossplatz di Stuttgart ricostruito negli anni Cinquanta dopo la distruzione ad opera dei bombardamenti alleati durante l’ ultima guerra e oggi sede del governo del Land, è stato di livello musicale davvero molto alto. Avevo già avuto modo di scrivere molto positivamente a proposito di Anna Lucia Richter, trentacinquenne cantante nativa di Köln che ha iniziato la carriera come soprano per poi passare cinque anni fa alla corda di mezzosoprano, a proposito di alcune sue splendide esecuzioni di repertorio settecentesco nelle passate stagioni della Bachakademie. Anche in questa occasione la Richter ha messo in luce la sua perfetta preparazione tecnica che mette magnificamente in evidenza un timbro vocale luminoso e attraente, incantando gli spettatori con l’ intensità espressiva dei fraseggi di tono patetico e la perfetta padronanza della coloratura nei passaggi virtuosistici in una prestazione che toccava il vertice nella stupenda resa vocale e interpretativa dell’ aria Leget Euch dem Heiland unter dalla Kantate BWV 182 Himmelkönig, sei willkommen!, scritta da Bach nel 1714 a Weimar per la festività della Domenica delle Palme e poi revisionata a Leipzig nel 1724. Una prestazione splendida per maturità e personalità interpretativa, soprattutto pensando alla ancora relativamente giovane età di quest’ artista che anche in questa occasione ha confermato di essere una tra la voci femminili più promettenti della sua generazione, davvero da continuare a seguire con la massima attenzione in futuro.

Foto ©Holger Schneider
La parte musicale era affidata a Dorothee Oberlinger e agli strumentisti dell’ Ensemble 1700, complesso strumentale da lei fondato nel 2002. Conosco la Oberlinger da diversi anni, anche per la sua assidua collaborazione con i miei carissimi amici del gruppo trevigiano I Sonatori de la Gioiosa Marca, e quando si esibisce da queste parti non manco mai di andarla ad ascoltare. La cinquantacinquenne flautista tedesca non è solo un autentico prodigio di perfezione tecnica e stilistica, qualità che ne fanno la migliore virtuosa del suo strumento dai tempi del grande Frans Brüggen, ma le caratteristiche del suo modo di far musica sono di altissimo livello non solo per l’ eleganza del fraseggio, la scrupolosa attenzione nell’ ascoltarsi reciprocamente con i musicisti che suonano insieme a lei e nel calibrare gli accenti, i tempi e i colori in sintonia con il complesso strumentale, ma soprattutto per una concezione della musica intesa non come semplice esibizione virtuosistica ma come autentico piacere nel suonare insieme. Tutto questo porta Dorothee Oberlinger a ottenere risultati interpretativi davvero di altissimo livello, come in poche altre occasioni è possibile ascoltare in questo repertorio. Anche in questa serata la sua perfetta intesa interpretativa con gli altri musicisti, unita alla logica creativa di un programma impaginato in maniera intelligente e originale oltre che splendidamente eseguito per la bravura assoluta di tutti i partecipanti, è stata premiata da un grande successo di pubblico.
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