Staatsoper Stuttgart – Rusalka (ripresa)

Foto ©Matthias Baus

La Staatsoper Stuttgart ripropone in questi giorni la sua bella produzione di Rusalka, il capolavoro operistico di Antonin Dvořák. L’ opera, che negli ultimi decenni è entrata stabilmente nel repertorio dei teatri dell’ Europa occidentale, è senza alcun dubbio uno tra i vertici assoluti del teatro musicale ceco. Il libretto di Jaroslaw Kvapil narra la storia di una ninfa delle acque innamorata di un principe e della perdizione di entrambi in seguito a questa violazione delle leggi soprannaturali. Il tema dell’ amore impossibile tra uno spirito e un mortale ha dato origine a capolavori dell’ arte ottocentesca come il balletto Giselle derivato da un racconto di Heinrich Heine e celebri favole come Den lille Havfrue (la Sirenetta) di Hans Christian Andersen e Undine di Friedrich de la Motte Fouqué. Il testo aggiunge alla storia la caratterizzazione della strega, sempre presente nei racconti popolari slavi. Il modo con cui Dvořák ha realizzato la musica per questa saga di spiriti ed esseri umani rappresenta senza alcun dubbio uno tra i vertici della sua produzione. In tutta l’ opera la perfetta simbiosi tra orchestrazione e testo, l’ ispirazione della vena melodica e la squisita fattura strumentale di molte pagine, oltre alla presenza di arie come la celebre Měsíčku na nebi hlubokém (Inno alla luna) danno come risultato una partitura assolutamente affascinante da ascoltare, per la sapienza della composizione e lo splendore sonoro degli effetti d’ insieme realizzati dal compositore boemo.

Il cast di queste recite riproponeva la direzione e la protagonista del cast originale. Sul podio, Oksana Lyniv ha confermato in questa ripresa il suo talento davvero fuori dal comune e la personalità artistica che già io avevo avuto modo di apprezzare nella sua stupenda interpretazione di Der Fliegende Holländer a Bayreuth. Sotto la sua guida la Staatsorchester Stuttgart ha messo in mostra sonorità splendenti e una eccellente precisione esecutiva. Nell’ insieme, anche questa volta la Lyniv ha realizzato una direzione orchestrale sagace, duttile e stilisticamente perfetta che raggiungeva i suoi vertici nelle pagine liriche, rese con una bellissima trasparenza timbrica e una profonda penetrazione espressiva.

Oltre alle sue qualità musicali, Oksana Lyniv possiede il carisma e la capacità evocativa dell’ interprete di alto livello, capace di trarre il massimo dai cantanti che lavorano insieme a lei. Anche in questa ripresa, un cast formato quasi esclusivamente da giovani cantanti appartenenti all’ ensemble della Staatsoper ha trovato per merito della direttrice ucraina le condizioni per esprimere una riuscitissima caratterizzazione dei personaggi. Il trentaquattrenne soprano Esther Dierkes, nativa di Münster e passata nel 2015 direttamente dall’ Opernstudio a membro stabile della compagnia della Staatsoper, ha impersonato la protagonista con un timbro vocale pieno e dolce, un fraseggio delicato e struggente e una recitazione perfettamente misurata. Kai Kluge, giovane tenore nativo di Karlsruhe che qui a Stuttgart si sta facendo apprezzare per le sue ottime prove in un repertorio molto variegati,, ha realizzato una bella caratterizzazione del ruolo del Principe, tramite una voce risonante e dotata di buona penetrazione nelle note acute. Molto ben riuscito anche il ritratto scenico e vocale dello spirito delle acque affidato al basso polacco Adam Palka, efficace nell’ esprimere sia la collera che il sentimento di pietà provato nei confronti della figlia che ha deciso di perdersi. Un vero e proprio lussp era la presenza di Diana Haller nel ruolo della Principessa Straniera, in cui il mezzosoprano croato ha saputo distinguersi drammaticamente nonostante la brevità del ruolo dominato comunque con una prestazione vocale di alta classe. Spettacolare e dotata di talento istrionico è apparsa la Strega Jezibaba impersonata dal mezzosoprano parigino Katia Ledoux. Tra i ruoli di contorno, molto incisiva è stata la caratterizzazione di Torsten Hoffmann come Heger; i tre elfi erano cantati molto bene da Natasha Te Rupe Wilson, Catriona Smith e Leia Lensing.

La messinscena era ideata da Bastian Kraft, quarantaquattrenne regista nativo di Göppingen e residente in Svizzera, autore anche della bella produzione di Idomeneo lo scorso novembre e che in questa occasione aveva affrontato per la prima volta il campo dell’ opera lirica. Il concetto di base dell’ allestimento era lo sdoppiamento dei personaggi raffiguranti gli spiriti, per i quali una serie di drag queens affiancava e doppiava i gesti degli interpreti vocali. Sullo sfondo esteticamente gradevole delle scene relizzate da Peter Baur lo spettacolo scorreva senza grosse sorprese, con un certo buongusto complessivo e una logica di fondo molto coerente nel sottolineare lo svolgersi della vicenda. Il pubblico ha decretato un vero e proprio trionfo per tutti i componenti del cast in una Staatsoper piena sino all’ ultimo posto dove si poteva notare la presenza di un gran numero di giovani spettatori.


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