
Foto ©Holger Schneider
Per il secondo appuntamento con il ciclo degli Akademiekonzerte al Forum am Schlosspark di Ludwigsburg, l’ Internationale Bachakademie Stuttgart ha presentato Ein Deutsches Requiem, il grande affresco sinfonico-corale di Brahms che i complessi della Bachakademie hanno in repertorio da sempre e hanno eseguito molte volte sia a Stuttgart che in tournée. A completamento del programma, il direttore sassone ha inserito come brano introduttivo il Mottetto a cappella “Warum ist das Licht gegeben dem Mühseligen” op. 74 N° 1, brano composto da Brahms a Pörtschach nell’ estate del 1877, nove anni dopo il completamento della versione definitiva del Requiem. Una pagina dalle caratteristiche richiamanti in meniera evidente le composizioni corali di Bach, con un Corale preceduto da una Fuga a quattro parti sulla parola “Warum”, che il musicista amburghese dedicò a Philip Spitta, il grande musicologo autore della prima, monumentale, biografia bachiana. Il Deutsches Requiem è una delle pagine più conosciute e amate del catalogo brahmsiano, quella che segnò, in un certo senso, la consacrazione definitiva del compositore a continuatore della grande tradizione tedesca nel campo della musica sacra. Il lavoro nasce in un’ epoca in cui, come scrive Carl Dahlhaus, “non si poteva più capire se scrivere una Messa da concerto volesse dire trasformare la sala da concerto in una chiesa o la Messa in un pezzo da concerto“. Brahms coglie lo spirito del tempo ed evita di rifarsi al testo liturgico della Messa da Requiem cattolica: forte della conoscenza diretta dei testi biblici, tipica della cultura tedesca protestante, è in grado di allestire una scelta del tutto personale, non confessionale, di brani dell’ Antico e del Nuovo Testamento. Dal punto di vista compositivo, è chiara nel trattamento della scrittura sinfonica e corale la consapevolezza da parte di Brahms di essere il depositario di una (o piuttosto della) tradizione centrale della musica colta europea: quella che dall’ età barocca di Bach e Händel egli sentiva esser giunta, attraverso Beethoven e i romantici, fino a lui, senza sostanziale soluzione di continuità.
Si può dire che la caratteristica principale dell’ interpretazione di Hans-Christoph Rademann era quello di sottolineare i legami del lavoro brahmsiano con la grande tradizione della musica sacra tedesca dei secoli precedenti. Ein Deutsches Requiem infatti non è una composizione scritta per il servizio liturgico ma piuttosto una sorta di cantata corale o di oratorio senza trama, una specie di predica sui temi della morte e della resurrezione, basata su brani dell’ Antico e del Nuovo Testamento che il musicista amburghese provvide personalmente a scegliere. Tra le possibili fonti di ispirazione, vanno citati lavori come le Musikalischen Exequien di Heinrich Schütz, del 1636 e la Cantata bachiana Actus Tragicus, del 1708. Va anche ricordato che Brahms ebbe sempre un profondo interesse per la musica barocca, scrisse tra l’ altro lavori come le Variationen über ein Thema von Händel op.2 e curò la revisione di musiche cembalistiche di Couperin, di Carl Philipp Emanuel Bach e di suo fratello Wilhelm Friedemann, oltre ad aver eseguito diverse Cantate bachiane e altri lavori del repertorio corale barocco tedesco nel corso della sua attività come maestro del coro alla Wiener Singakademie. Tenendo conto di tutto questo, non è casuale che il Deutsches Requiem abbia sempre interessato gli interpreti che seguono la prassi dell’ esecuzione storicamente informata.
A partire dal FA degli archi bassi che apre la prima sezione, Hans-Cristoph Rademann ha scelto la via di un’ interpretazione sobria e severa, chiaramente impostata sulla sottolineatura dell’ atmosfera luterana e dell’ evidenziazione degli influssi stilistici che la scrittura di Brahms ha mutuato dalla grande tradizione polifonica tedesca. La Gächinger Kantorei ci ha fatto ascoltare un’ altra prova della bellezza di impasti e chiarezza di articolazione della parola che sono le caratteristiche peculiari di questo coro. Anche dal punto di vista orchestrale, l’ esecuzione era di buon livello grazie alla prestazione dell’ Orchestre Philarmonique du Luxembourg, complesso assai pregevole dal punto di vista dell’ omogeneità di suono e della precisione anche se non possiede completamente quella bellezza di impasti e profondità timbrica che formazioni come la nostra SWR Symphonieorchester possono vantare e che sarebbero state necessarie anche in questa circostanza. Eccellente al contrario era la qualità degli interventi solistici, affidati a due tra le migliori giovani voci del panorama tedesco attuale, il soprano Katharina Konradi e il baritono Konstantin Krimmel, entrambi interpreti liederistici di rango che hanno eseguito i loro assoli con una commossa partecipazione espressiva. Successo assai vivo da parte di un pubblico accorso, come sempre, ad ascoltare una musica che per i tedeschi costituisce davvero una parte integrante del loro patrimonio culturale.
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