Staatsorchester Stuttgart – David Afkham e Sharon Kam

Foto ©Staatsorchester Stuttgart/FB

David Afkham, uno tra i direttori tedeschi più interessanti della giovane generazione, è tornato a Stuttgart per il terzo concerto della stagione sinfonica della Staatsorchester, dopo le sue belle esibizioni di qualche anno fa insieme alla RSO des SWR e poi alla SWR Symphonieorchester seguite dalla splendida interpretazione di Der Fliegende Holländer alla Staatsoper. David Afkham, che proviene da una famiglia con tradizioni musicali e ha un fratello che suona come violista nei Berliner Philharmoniker, dopo aver accumulato diverse esperienze significative da assistente di celebri bacchette come Bernard Haitink ed Herbert Blomstedt, si è fatto conoscere a livello internazionale nel 2010 con la vittoria nella prima edizione del Nestlé and Salzburg Young Conductors Award. Negli ultimi anni il giovane maestro ha lavorato con tutte le migliori orchestre internazionali, oltre a riscuotere grandi consensi per il suo lavoro come direttore principale della Orquesta Nacional de España. Consensi certamente ben meritati, visto che anche questa sua esibizione alla Liederhalle ha confermato che ci troviamo in presenza di un musicista molto preparato, in possesso di una tecnica direttoriale efficace espressa tramite un gesto elegante e sicuro, oltre che di una personalità interpretativa assai ben sviluppata in rapporto alla giovane età. Le notevoli qualità tecniche di Afkham si sono potute apprezzare immediatamente nell’ esecuzione del Siegfried Idyll, la celebre pagina wagneriana qui resa dal direttore in maniera sobria e decisamente antiretorica, con un fraseggio orchestrale di cantabilità intensa ma di severa compostezza formale, senza concedersi nessun effetto a buon mercato e sempre con una resa esecutiva ammirevole nella sua tensione narrativa di insieme e lucidità di intenti espositivi. Eccellente anche qui la prova della Staatsorchester, soprattutto nella ricchezza di sfumature del suono degli archi.

Oltre alla presenza del quarantunenne direttore nativo di Freiburg, l’ altro motivo di interesse della serata era la partecipazione solistica di Sharon Kam. Nata in Israele e formatasi alla Julliard School di New York, la cinquantatreenne clarinettista residente ad Hannover  si è imposta in giovanissima età come una tra le migliori strumentiste della sua generazione e da diversi anni si esibisce insieme a tutte le grandi orchestre internazionali oltre ad aver inciso dischi che hanno ottenuto riconoscimenti prestigiosi come l’ ECHO Klassik “Instrumentalistin des Jahres”, conferitole nel 2001 per la sua registrazione dei Concerti di Weber insieme a Kurt Masur e alla Gewandhausorchester, e il Preis der deutschen Schallplattenkritik ottenuto nel 2002 per il CD American Classic. La clarinettista di Haifa si era già esibita dalle nostre parti otto anni fa insieme agli Stuttgarter Philharmoniker, in una bella serata di musiche americane che aveva riscosso un grande successo.

La prova generale. Foto ©Staatsorchester Stuttgart/FB

Per questo suo ritorno a Stuttgart, Sharon Kam ha presentato al pubblico della Liederhalle il Concerto in la minore di Paul Hindemith, composto nel 1947 e dedicato a Benny Goodman, che oltre a essere “The king of swing” possedeva una solida formazione classica testimoniata dalla sue bellissime incisioni dei Concerti di Mozart, Weber e anche del lavoro di Hindemith, da lui suonato in prima esecuzione assoluta l’ 11 dicembre 1950 insieme alla Philadelphia Orchestra diretta da Eugene Ormandy. La tecnica assolutamente fuori dal comune e il senso del fraseggio consentono alla clarinettista israeliana una realizzazione pressochè perfetta della miscela di elementi neoclassici e swing che è la caratteristica più interessante della partitura. Il pubblico si è divertito parecchio e alla fine ha applaudito in maniera entusiastica la solista e il direttore, assolutamente impeccabile nella realizzazione della parte strumentale.

Dopo la pausa, l’ attacco della Quarta Sinfonia di Bruckner mi ha confermato per l’ ennesima volta che le orchestre tedesche, come naturalmente anche quelle austriache, quando eseguono la sua musica sono in grado di trovare automaticamente il suono giusto, con un’ affinità istintiva infallibile che solo gli strumentisti di queste parti possiedono. David Afkham, che è stato assistente di due grandissimi interpreti bruckneriani come Haitink e Blomstedt, possiede anche lui il background culturale necessario per comprendere il mondo di Bruckner e in questa occasione lo ha dimostrato pienamente a partire dal pianissimo lieve, morbido e timbrato delle battute di apertura, che faceva presagire subito un’ esecuzione di rilievo. Il giovane direttore di Freiburg ha scelto un tono narrativo molto meditato, con tempi generalmente abbastanza calmi e sonorità ben definite, di serrato e severo splendore sinfonico. Dopo un primo movimento letto in maniera lucida e perfetto nella resa delle complesse e grandiose architetture orchestrali, l’ interpretazione di Afkham si è imposta per la bellissima cantabilità e la nobiltà del fraseggio nell’ Andante, il senso del ritmo e lo squisito gioco dei fiati nello Scherzo, con le splendide cesellature coloristiche nelle varie riproposte del celebre tema affidato ai corni e il tono di fervore appassionato del Finale. Una lettura analitica, coerente e ricca di carica espressiva, che conferma una volta di più la personalità da interprete di primo piano che David Afkham sta maturando negli ultimi anni. La Staatsorchester Stuttgart ha suonato davvero da grande orchestra, con una naturalezza espressiva e una precisione impeccabile, soprattutto nella sezione degli ottoni, splendida per colore, amalgama, squillo e intonazione. A mio avviso, questo è stato complessivamente uno tra i migliori concerti tra quelli da me ascoltati nelle ultime stagioni sinfoniche dell’ orchestra, giustamente salutato da un grandissimo successo di pubblico.


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