SWR Symphonieorchester 2024/25 – Pablo Heras-Casado

wp-17264317180248966776573374925829

Foto ©swr.de

Per il concerto inaugurale della stagione 2024/25, sul podio della SWR Symphonieorchester è salito Pablo Heras-Casado, quarantaseienne direttore nativo di Granada che in questi ultimi anni ha collaborato regolarmente con l’ orchestra e lo scorso anno ha fatto il suo esordio a Bayreuth concertando la nuova produzione del Parsifal con unanime successo di pubblico e di critica. Il maestro andaluso si è affermato in questi ultimi anni come una tra le più interessanti bacchette della giovane generazione, sia per le qualità musicali che per l’ ecletticità di un repertorio che spazia dalla musica antica eseguita secondo la prassi storicamente informata fino agli autori contemporanei. La sua carriera si è sviluppata a livello internazionale tramite inviti da parte di quasi tutte le maggiori orchestre sinfoniche del mondo e in particolare con un intenso lavoro di collaborazione insieme alla Freiburger Barockorchester, documentato da un’ ampia discografia indignita di numerosi riconoscimenti da parte della stampa specializzata. Si tratta senza dubbio di un musicista tecnicamente molto preparato, dotato di una personalità interpretativa rilevante e che sul podio si esprime tramite un gesto chiaro ed efficace.

Il programma del concerto inaugurale della stagione era interamente dedicato a musiche di Bruckner, autore che avrà ampio spazio anche nei successivi concerti della stagione, in omaggio al bicentenario della nascita. Nella prima parte, Heras-Casado ha guidato la SWR Symphonieorchester in una bella lettura della Sesta Sinfonia, una partitura purtroppo non presente nei programmi sinfonici in proporzione adeguata al suo notevolissimo valore, forse perché non risponde in pieno a quella idea di grandiosità e di potenza strumentale che di solito si associa all’ immagine del compositore austriaco. Pablo Heras-Casado nella sua interpretazione, impostata su un tono elegante e di grande raffinatezza, è stato molto abile nell’ evidenziare le nervature ritmiche su cui si basa la struttura della Sinfonia, con un fraseggio di incisiva concentrazione e una cura molto attenta delle dinamiche. La SWR Symphonieorchester ha suonato con eccellente compattezza e bellezza di suono, mettendo in mostra come di consueto una sezione archi omogenea e di ottima ampiezza di cavata, fiati dal timbro morbidamente pastoso e una sezione ottoni impeccabile per proiezione, purezza sonora, squillo e intonazione. A tutto questo si aggiungeva la profonda affinità stilistica e naturalezza di fraseggio tipiche delle orchestre tedesche quando suonano questa musica. Nel Finale, la perorazione conclusiva condotta da Heras-Casado con una progressione perfettamente calcolata era un’ ennesima dimostrazione della felice espressione di Hugo Wolf, che definiva Bruckner come l’ ultimo compositore veramente capace di esultare.

Nella seconda parte della serata è arrivato il momento del Te Deum, una delle opere predilette dal compositore austriaco che infatti pensava di collocarla a conclusione della Nona Sinfonia come completamento corale alla maniera della Nona beethoveniana. Un brano che esprime una professione di fede quasi monolitica attraverso una scrittura fatta di blocchi sonori contrapposti e di pochi elementi, soprattutto ritmici, ossessivamente affermati e ripetuti fino alla grandiosa Fuga a pieno organico, vocale e strumentale, che trae chiaramente ispirazione dalle cattedrali sonore di Bach e conduce alla grandiosa trasfigurazione conclusiva. Di ottimo livello l’ esecuzione, impostata da Pablo Heras-Casado  su una lucida esposizione delle architetture strutturali e molto ben realizzata dall’ orchestra e dai due ensemble corali, l’ SWR Vokalensemble e l’ MDR Rundfunkchor, assolutamente splendidi nella perfezione degli impasti sonori. Molto buono anche il contributo dei quattro solisti che erano Christina Landshamer, cantante che dopo i suoi studi conclusi qui a Stuttgart sotto la guida di Dunja Vejzovic ha percorso una carriera internazionale di tutto rispetto grazie e una voce notevole per luminosità e freschezza timbrica, il giovane mezzosoprano Sophie Harmsen, figlia di un diplomatico tedesco e cresciuta in Sudafrica dove ha iniziato a studiare, perfezionandosi in seguito con una maestra illustre come la grande liederista Edith Wiens, il tenore Daniel Behle, il figlio di Renate Behle che è stata un soprano drammatico di carriera importante, è  che gode da tempo della stima di pubblico e critica come una fra le personalità artistiche più interessanti fra i tenori della sua generazione, apprezzatissimo come interprete di Lieder e del repertorio concertistico nel quale abbiamo avuto modo di ascoltarlo qui a Stuttgart in diverse occasioni, e il sessantunenne basso renano Franz-Josef Selig, dalla voce scura e imponente che conserva ancora autorevolezza timbrica a dispetto dell’ età avanzata del cantante . Successo vivissimo.


Scopri di più da mozart2006

Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.