Staatsorchester Stuttgart – Tschaikowsky I-II-V-VI

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Foto ©Staatsorchester Stuttgart/FB

Cornelius Meister ha concluso la stagione sinfonica della Staatsorchester Stuttgart con un altro dei suoi progetti monografici. Dopo le integrali delle Sinfonie di Schumann e Brahms e le sei ultime partiture di Mozart, il giovane Generalmusikdirektor della Staatsoper Stuttgart prosegue nella sua esplorazione sistematica del repertorio sinfonico romantico, con esiti sempre di livello qualitativo complessivamente elevato e di grande coerenza nel portare avanti queste idee di serate senza dubbio di grande utilità anche dal punto di vista educativo e divulgativo, come dimostra la foltissima presenza di pubblico giovane in questi due appuntamenti dedicati a quattro delle sei Sinfonie composte da Tschaikowsky e svoltisi in una Liederhalle esaurita sino all’ ultimo posto. Parlando dell’ esito complessivo delle esecuzioni, Cornelius Meister ha mostrato un’ ottima comprensione dello stile sinfonico del compositore russo e una bella confidenza con questa musica, a partire dallo slancio passionale con cui ha eseguito la Prima Sinfonia in sol minore op. 13 Sogni d’ inverno, dando il massimo rilievo alla freschezza espressiva a tratti ingenua ma molto coinvolgente delle linee melodiche a partire dal tema principale del primo movimento, una canzone popolare russa esposta da flauti e fagotti all’ unisono, a distanza di due ottave. Ma tutta l’ interpretazione del direttore tedesco ha catturato l’ attenzione del pubblico della Liederhalle per il fervore espressivo e la carica emotiva davvero avvincente, in un crescendo continuo di tensione culminato in una lettura trionfante del Finale, evocante una festa piena di entusiasmo basata sullo stesso tema popolare presente nel movimento conclusivo della Quarta Sinfonia, che si sviluppa gradatamente da un nucleo in sol minore per poi trasformarsi in blocchi di accordi in sol maggiore.

L’ atmosfera si è ulteriormente riscaldata nella seconda parte, con un’ esecuzione della Quinta Sinfonia in cui Cornelius Meister ha potuto dar sfogo a tutto il suo temperamento passionale e mostrare al meglio i frutti del suo lavoro con la Staatsorchester Stuttgart che ha portato a risultati davvero apprezzabili. Il suono degli archi ha guadagnato molto in termini di compattezza e profondità, il peso e la proiezione degli ottoni conferivano un’ evidenziazione perfetta ai blocchi sonori degli accordi raffiguranti il tema del destino che ricorrono ciclicamente lungo il percorso della partitura. Il quarantaquattrenne direttore di Hannover ha utilizzato queste possibilità per una lettura intensa e serrata, di una tensione drammatica davvero avvincente. Il clima cupo e minaccioso delle battute introduttive si trasformava gradatamente in un quadro drammatico a tinte forti, alle quali seguiva il canto fervido e pieno di passionalità del secondo movimento, introdotto in maniera tecnicamente impeccabile dal corno solista Philipp Römer. Squisito il gioco di rubati con cui Meister ha reso il Valse prima di lanciare l’ orchestra in un’ esecuzione accesa e drammaticissima del movimento finale, con un progressivo accumulo di tensione che preparava in maniera efficacissima l’ esplosione della battute conclusive. Un’ interpretazione ammirabile per coerenza e ricchezza di senso tragico, che il pubblico della Liederhalle ha applaudito a lungo.

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Foto ©Staatsorchester Stuttgart/FB

Il secondo concerto aveva un prologo di tipo speciale. Qui in Germania tantissime scuole hanno orchestre sinfoniche formate dagli studenti, e si tratta di complessi a pieno organico che spesso si esibiscono in veri e propri concerti. Una tra le più accreditate della nostra zona è la Ebelu-Sinfonieorchester, l’ orchestra dell’ Eberhard Ludwig Gymnasium di Stuttgart, che è stata invitata a suonare sotto la direzione di Sandra Niehaves, l’ insegnante dei ragazzi, una danza sudamericana di Arturo Márquez e poi la Prima Suite del Peer Gynt di Grieg sotto la direzione di Cornelius Meister, insieme agli strumentisti della Staatsorchester. I ragazzi hanno suonato benissimo, davvero a livello di professionisti. Come ho detto spesso in altre occasioni, sono queste le cose che mi fanno amare la Germania.

Il programma ufficiale della serata iniziava con la Sinfonia N° 2 in do minore op. 17, conosciuta con il titolo apocrifo Piccola Russia, composta nel 1872 e revisionata sette anni più tardi. Come si può dire in generale delle prime tre Sinfonie scritte dal compositore russo, si tratta di una partitura che mostra in alcuni punti una certa immaturità di concezione complessiva ma possiede una carica melodica molto accattivante, a partire dalla perorazione introduttiva del corno che cita la canzone popolare Lungo la Madre Volga e sfocia poi in una brillante figurazione ritmica, ben marcata nelle lucide sonorità dei fiati, anch’ essa basata su un motivo popolare, con un effetto molto piacevole all’ ascolto che prosegue sino all’ entusiastico finale del movimento conclusivo, anch’ esso basato sul tema della canzone popolare ucraina che aveva aperto il brano. Qui Cornelius Meister ha tirato fuori tutto il suo temperamento in un’ esecuzione davvero molto notevole per carica passionale e fuoco interpretativo, con un eccellente senso del cantabile e una grande spontaneità espositiva.

Anche nella Sesta Sinfonia, la celeberrima Patetica, la Staatsorchester Stuttgart ha messo in mostra una paletta timbrica di grande bellezza, che Meister ha messo al servizio di un’ interpretazione estremamente coinvolgente nel suo tono di fervida e drammatica intensità. A partire dalle prime battute, con il vibrato appena percettibile dei contrabbassi sul quale il fagotto esponeva una melodia struggente, l’ esecuzione si sviluppava con una logica espositiva perfetta per il fervore nobile e assolutamente privo di retorica conferito al fraseggio. Meister ha sfruttato tutte le sue doti di narratore, trovando una magnifica trasparenza nelle linee melodiche e raggiungendo toni di alta drammaticità espressiva nell’ Adagio finale, impeccabilmente calcolato negli effetti e concluso in un clima rarefatto, con sonorità di una bellezza attonita e dolorosa. Un’ interpretazione impeccabile nella sua coerenza e logica che ha concluso come meglio non si poteva due serate di grande musica, salutate da un grandissimo successo di pubblico.


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