Ludwigsburger Schlossfestspiele 2024 – Fazil Say

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Foto ©Reiner Pfisterer

Fazil Say è ospite regolare delle stagioni concertistiche di Ludwigsburg e Stuttgart e quest’ anno è tornato ai Ludwigsburger Festspiele per una residence di due giorni, che comprendeva la prima esecuzione europea del suo nuovo ciclo liederistico Dünya Anne, una serata di improvvisazione jazzistica e un recital nel Forum am Schlosspark. Il cinquantaquattrenne pianista turco, nativo di Ankara e formatosi musicalmente prima in patria con Mithat Fenmen, un allievo del leggendario Alfred Cortot, poi successivamente in Germania a Düsseldorf e a Berlino, a partire dagli anni Novanta si è guadagnato una posizione di rilievo tra i musicisti più interessanti della nostra epoca non solo come pianista ma anche come apprezzato compositore e scrittore. Le sue incisioni discografiche hanno ottenuto diversi premi e riconoscimenti da parte della critica, tra cui, per tre volte, l’ ECHO Klassik. Dotato di una tecnica completa e di una personalità interpretativa spiccata e originale, Fazil Say è un pianista sempre interessante da ascoltare per la sua comunicativa e il suo indubbio talento di showman che non scade mai nell’ esibizionismo fine a se stesso.

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Foto ©Reiner Pfisterer

Il programma della serata al Forum am Schlosspark, esaurito sino all’ ultimo posto disponibile da un pubblico in cui si vedevano anche parecchi connazionali dell’ artista non abituali frequentatori di concerti ma venuti ugualmente a festeggiare il loro celebre compatriota, iniziava con quattro Sonate di Domenico Scarlatti, che il virtuoso turco ha fatto sprizzare dalla tastiera con suoni mordenti e aggressivi ma anche di estrema raffinatezza, e proseguiva con la Sonata in la maggiore K. 331 di Mozart. Considerato dalla critica internazionale come uno tra i migliori interpreti odierni del compositore salisburghese, Fazil Say ne ha dato una lettura ricca di slancio poetico e di fantasia coloristica. Pregevole soprattutto il movimento iniziale, reso con un tocco perfettamente calibrato nelle sfumature e un perfetto senso del cantabile. La sonorità di Fazil Say è sempre di grande bellezza e il fraseggio assai ispirato e personale. Di grande raffinatezza era anche l’ esecuzione del celebre terzo movimento, il Rondò alla Turca, brano al quale il pianista ha dedicato un documentario di grande successo, disponibile anche in DVD e intitolato appunto Alla Turca.

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Foto ©Reiner Pfisterer

Nella seconda parte, Fazil Say ci ha fatto ascoltare un saggio delle sue splendide interpretazioni beethoveniane, che qui abbiamo avuto modo di apprezzare in diverse occasioni, con un’ intensissima esecuzione della Sonata in fa maggore op. 57, la celebre Appassionata. A partire dal cupo suono delle battute iniziali, l’ interpretazione di Say si sviluppava in un tono di intensa drammaticità, personalissimo e avvincente. Il Beethoven del pianista turco richiama alla mente alcune caratteristiche delle interpretazioni di Glenn Gould, per l’ impostazione basata su una grande libertà agogica e dinamica, con sonorità leggere, parco uso del pedale e rubati di ampio respiro. Dopo la fulminante esecuzione del finale, drammaticamente tesa nel fraseggio e anche qui caratterizzata da un finissimo gioco di sfumature timbriche, con sonorità morbide e davvero lavorate di cesello, il pubblico del Forum am Schlosspark è esploso in una vera e propria tempesta di applausi.

Il concerto terminava con alcume composizioni di Fazil Say, che come compositore ha al suo attivo una produzione cospicua, comprendente fra l’ altro quattro concerti per pianoforte e orchestra e tre Sinfonie, la prima delle quali, intitolata Istanbul Symphony, è stata premiata nel 2013 con l’ ECHO Klassik-Sonderpreis, oltre ad altri lavori per strumento solista e orchestra come il Concerto per violino 1001 Nights in the Harem scritto nel 2008 per Patricia Kopatchinskaja, abituale partner concertistica di Fazil Say e dedicataria del brano, e dalla Luzerner Sinfonieorchester diretta da John Axelrod e il Concerto per violoncello Never Give Up scritto come risposta artistica alla serie di attentati commessi dai terroristi islamici che culminò nella strage del Bataclan di Parigi. Dei quattro brani di Say presenti in questa serata, i più interessanti per me erano Kara Toprak op. 8, una rielaborazione di una canzone popolare, e la Sonata New life (Yeni hayat) op. 99, composta durante il lockdown ed evocante l’ angoscia di quel periodo con sonorità spettrali che comprendono anche passaggi sulle corde del pianoforte pizzicate direttamente con la mano sinistra. Trionfo finale, con diversi minuti di applausi, per un artista che vale sempre la pena di ascoltare.


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