
Foto ©Holger Schneider
Dopo lo stupendo concerto del Tenebrae Choir il programma della Musikfest proponeva l’ esibizione dei King’s Singers, il celebre gruppo dal quale alcuni membri uscirono per dare vita all’ ensemble del Tenebrae. Il gruppo King’s Singers fu fondato nel 1968, quando sei giovani studenti di canto del King’s College di Cambridge diedero un concerto alla Queen Elizabeth Hall di Londra. Casualmente il gruppo era composto di due controtenori, un tenore, due baritoni e un basso e, da allora, il gruppo ha sempre mantenuto questa formazione. Nell’arco di cinquant’anni si sono succeduti 28 “Singers” all’interno del gruppo, che ha comunque conservato sempre la sua filosofia musicale e ancor oggi rappresenta il meglio del canto a cappella sui palcoscenici di tutto il mondo.
Il modo più sicuro per suscitare un malinconico sospiro tra i fan della musica a cappella di tutto il mondo è menzionare questo ensemble per nome: The King’s Singers. Fondato nel 1968 da alcuni membri del coro del King’s College di Cambridge, il gruppo continua ancora oggi a stabilire lo standard di riferimento del genere. Nell’ambito di un tour europeo, i King’s Singers, che cantano con la loro formazione attuale dal 2019, si sono fermati anche a Stuttgart e hanno entusiasmato il pubblico della Stiftskirche con il loro più recente progetto musicale.
Il nuovo programma portato in tournée dal complesso si chiama Wonderland e si basa sulla trama di Alice in Wonderland di Lewis Carroll. Si inizia con una canzone d’amore sognante e nostalgica di Spike Milligan che porta lo stesso titolo, ma poi l’attenzione si concentra sulla ben nota follia surreale delle storie di Alice, il Bianconiglio e lo Stregatto. György Ligeti, di cui quest’anno il mondo della musica celebra il centenario della nascita, ha tra l’ altro messo in musica brani di testo dell’opera di Carroll nei suoi Nonsense Madrigals. Questi sei madrigali sono così folli, musicalmente complessi e profondamente divertenti che vale sicuramente la pena ascoltarli più volte. Richiedono molta abilità da parte dei cantanti, ma i King’s Singers padroneggiano ogni sfida tecnica e ogni difficoltà ritmica e di intonazione con la loro consueta sicurezza e disinvoltura.

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Il genio dell’ ensemble londinese si riflette anche nella concezione del programma. Invece di eseguire semplicemente i Nonsense Madrigals uno dopo l’altro, i cantanti giustappongono ogni madrigale con un brano di un compositore diverso che ha lo stesso contenuto. Particolarmente divertente è sembrata la combinazione tra Cuckoo in the Pear Tree di Ligeti e Le Chant des Oiseauxcomposto dal francese Clément Janequin nel XVI secolo, ma ciascuno dei sei abbinamenti sapientemente scelti aveva il suo significato e il suo fascino.
La seconda parte del concerto era incentrata su brani in stretta armonia vocale, lo stile che è diventato nel corso dei decenni il marchio di fabbrica dei King’s Singers. Come primo brano abbiamo ascoltato Time Piece, composta appositamente per il gruppo nel 1972 da Paul Patterson. Questo pezzo di tono paradossalmente umoristico racconta una storia alternativa sui retroscena dell’espulsione dell’ uomo dal paradiso e, in pochi minuti, illustra l’ intera gamma delle abilità dei King’s Singers: dal blues classico al canto armonico polifonico, probabilmente non c’ è nulla che questi sei uomini non possano cantare. Il pubblico di Stuttgart è rimasto assolutamente incantato dalla bravura del celebre gruppo ed ha applaudito a lungo tutti i brani del programma.
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