Musikfest Stuttgart 2024 – Tenebrae Choir

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Foto ©Holger Schneider

Uno tra i punti fermi della vita musicale di Stuttgart è la Musikfest organizzata dalla Internationale Bachakademie. Seguo regolarmente da tempo questa rassegna e ho più volte scritto che si tratta di uno tra i festival più interessanti del panorama musicale tedesco, per la qualità degli artisti in cartellone e l’ intelligenza delle proposte. Da alcuni anni la Musikfest è stata anticipata alla metà del mese di giugno e la struttura del programma è stata completamente rinnovata mantenendo comunque le caratteristiche di base, che sono quelle di un festival coinvolgente tutta la città con appuntamenti in numerosi luoghi diversi. Anche in questa edizione, largo spazio viene dato al repertorio corale e io non ho voluto mancare al concerto del Tenebrae Choir nella Johanneskirche am Feuersee, splendida architettura costruita in stile neogotico tra il 1865 e il 1876 su un progetto di Christian Friedrich von Leins in quello che è senza dubbio uno tra i luoghi più suggestivi del centro di Stuttgart, un ambiente ideale per l’ esibizione del Tenebrae Choir che tornava a Stuttgart a distanza di alcuni anni dai suoi ultimi concerti in questa zona.

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Foto ©Holger Schneider

Il gruppo è stato fondato nel 2001 da Nigel Short, che dopo aver fatto parte del celeberrimo ensemble The King’s Singers ha riunito una ventina di cantanti particolarmente dotati in questa formazione, allo scopo di portare avanti uno stile interpretativo caratterizzato da una maggiore intensità di espressione rispetto a quella dei King’s Singers. Sotto la guida del cinquantatreenne direttore nativo di Solihull, nella zona compresa tra Birmingham e Coventry, il Tenebrae Choir in questi ultimi anni si è imposto all’ attenzione del pubblico internazionale come uno tra i migliori gruppi corali della nostra epoca, in un repertorio che spazia dal Rinascimento fino alla musica contemporanea, con numerosi lavori scritti appositamente dai migliori compositori inglesi, documentato da una vasta discografia in cui spiccano particolarmente le incisioni del Messiah di Händel e di L’ Enfance du Christ di Berlioz con la London Symphony Orchestra diretta da Sir Colin Davis.

In questa occasione il complesso corale inglese ha presentato un programma imperniato su tre Motetten di Bach intervallati da composizioni di James MacMillan. La raccolta dei Motetten è una tra quelle che hanno tramandato in maniera durevole la fama di Johann Sebastian Bach nel corso dei secoli. Il Thomanerchor della Thomaskirche di Leipzig, dove il musicista spese più di venticinque anni della sua vita come Kantor, li mantenne in repertorio anche dopo la scomparsa di Bach continuando a eseguirli in particolari festività. Wolfgang Amadeus Mozart fu profondamente commosso dall’ ascolto  del Motette Singet dem Herr ein neues Lied BWV 225 nel 1789 a Leipzig, tanto che dopo l’ esecuzione il musicista salisburghese domandò il permesso di vedere la partitura e procedette a copiare le parti. Questo brano in questa occasione posto al termine della serata potrebbe, in effetti, avere costituito la fonte di ispirazione per alcune delle grandi fughe che compaiono nelle opere dell’ ultima fase creativa di Mozart, per esempio l’ Adagio e Fuga K.546 oppure quelle che si trovano nel Requiem e nel movimento finale della Sinfonia Jupiter in do maggiore K. 551.

Il Choralmotette protestante dell’ età di Bach si basa sull’ impiego delle melodie dei Corali e sul trattamento libero nell’ intonazione dei versi provenienti dai testi sacri. Bach compose questi brani per le funzioni ecclesiastiche o per occasioni ufficiali, come feste commemorative o servizi funebri. Le circostanze precise per le quali essi furono composti sono ancora oggetto di disputa accademica. Nel caso del BWV 225 sono state formulate almeno sei diverse teorie, che variano dal Capodanno a un servizio funebre. Per quanto riguarda gli altri due brani eseguiti in questa occasione, il Motette BWV 229 è stato sicuramente scritto per uso commemorativo, fatto che si può presumere anche nel caso del BWV 227 Jesu meine Freude, forse il pezzo più celebre della raccolta.

Come già detto in precedenza, le tre composizioni bachiane erano inframmezzate da lavori sacri per coro a cappella di James MacMillan, forse il più rispettato musicista scozzese di oggi tanto che alcune musiche da lui composte sono state scelte per essere eseguite durate il funerale della regina Elisabetta. Nato a Kilwinning, in Scozia, nel 1959 e allievo di Rita McAllister alla University of Edinburgh, MacMillan si è imposto all’ attenzione internazionale con The Confession of Isobel Gowdie, un brano sinfonico commissionato dalla BBC Scottish Symphony Orchestra ed eseguito con grandissimo successo nella stagione dei Proms nel 1990. La sua produzione, influenzata da una profonda fede cattolica che lo ha portato a scrivere numerosi lavori di carattere sacro, è caratterizzata da uno stile multiforme ed eclettico, nel quale sono evidenti i legami con la musica tradizionale scozzese, e da una grandissima abilità nel trattamento dell’ armonia. Un linguaggio raffinato ma anche di agevole comprensione, come testimoniato da The Guardian che lo ha definito  “a composer so confident in his own musical language that he makes it instantly communicative to his listeners.” Le sue composizioni corali sono un magnifico esempio di profondità espressiva e raffinatezza nel trattamento delle voci.

Avendo ascoltato diverse volte dal vivo il Tenebrae Choir, mi aspettavo una serata di alto livello e l’ esito del concerto ha confermato ampiamente le mie aspettative. I diciotto elementi del gruppo cantano con una precisione, una bellezza di impasti e un’ intensità di fraseggio assolutamente straordinarie. Nigel Short utilizza le qualità espressive di questo formidabile complesso per interpretazioni in cui la dinamica e gli accenti sono lavorati con una precisione infallibile e una fantastica ricchezza di dettagli. Successo vivissimo da parte di un pubblico che gremiva la Johanneskirche sino all’ ultima sedia disponibile.


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