Forum am Schlosspark – Joshua Bell e la Chamber Orchestra of Europe

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Backstage. Foto ©Ulrika Jansson/COE

Il Forum am Schlosspark di Ludwigsburg ha ospitato una tappa della tournée che la Chamber Orchestra of Europe sta compiendo insieme a Joshua Bell, il cinquantaseienne violinista nativo dell’ Indiana che io da tempo considero fra i due o tre più grandi violinisti della nostra epoca, uno dei pochi a non temere il confronto con i grandi virtuosi storici.  Io ho seguito sin dagli inizi l’ attività di questo complesso nel quale Claudio Abbado riunì nel 1981 un gruppo di giovani musicisti che avevano suonato sotto la sua guida nella European Community Youth Orchestra e avevano lasciato il gruppo per raggiunti limiti di età. Oltre duecentocinquanta registrazioni, insignite di innumerevoli premi tra cui due Grammy Award e tre Gramophone Record of The Year Award testimoniano l’ alto livello raggiunto dalla Chamber Orchestra of Europe che, oltre agli anni di lavoro con Abbado, ha collaborato strettamente con Nikolaus Harnoncourt, Bernard Haitink e negli anni più recenti con Yannick Nézet-Seguin. Per chi, come me, ha praticamente visto nascere questa formazione fa oggi un certo effetto vedere molti dei ragazzi di quarant’ anni orsono divenuti signori di mezza età, ma da quello che ho ascoltato in questa serata lo spirito vitale e la vivacità nel far musica che hanno sempre contraddistinto il complesso sono rimasti assolutamente immutati, come testimoniato dall’ esecuzione dell’ Ouverture bethoveniana Egmont op. 84 che apriva il programma della serata.

Il programma che Joshua Bell e la Chamber Orchestra of Europe eseguono in questo giro concertistico accosta ai brani beethoveniani di apertura e chiusura il Concerto op. 77 di Brahms, uno tra i cavalli di battaglia del violinista americano che lo interpreta come pochissimi altri al mondo, come io ho già avuto modo di apprezzare in passato a Heidelberg e a Frankfurt. L’ incredibile bellezza del suono, la tecnica assolutamente di livello superiore e il fraseggio elegantissimo e aristocratico, caratterizzato da un’ infallibile senso del respiro melodico e della flessibilità agogica, pongono il virtuoso statunitense decisamente una spanna sopra tutti gli altri concertisti attuali. Fin dall’ attacco del primo assolo nel movimento iniziale, Joshua Bell ci ha fatto ascoltare una sensazionale lezione di virtuosismo e musicalità, oltre che di souplesse virtuosistica unita all’ eleganza aristocratica del fraseggiare che il violinista di Bloomington evidenzia nel suo modo di far musica, e della capacitá di creare un continuo scambio di colori con l’ orchestra. Sotto quest’ ultimo aspetto la resa dell’ Adagio, con Bell e gli strumentisti della Chamber Orchestra of Europe che si scambiavano reciprocamente, frase dopo frase, timbri e colori in una sorta di sintonia mentale assoluta, era una di quelle cose che molto raramente accade di ascoltare in concerto, e non solamente in questa pagina. Come nessun altro violinista oggi al mondo, Joshua Bell riesce ad usare l’ archetto per dipingere, con il suo leggendario Stradivari Gibson del 1713, giá appartenuto a Bronislaw Huberman, architetture sonore di una bellezza e compostezza formale che incantano.Era poi logico che i virtuosismi del Finale venissero superati con irrisoria facilitá, ma assolutamente senza nessun compiacimento di esibizione virtuosistica. Joshua Bell, come i veri grandi interpreti, riesce a mettere la tecnica veramente al servizio dell’ espressione. Battuta dopo battuta, nel dialogo intenso e serrato tra solista e orchestra che il Finale del Concerto di Brahms prevede, si ascoltavano continui caleidoscopi di fraseggio e colori, fino ad arrivare ad una chiusa entusiasmente per intensitá, che logicamente ha scatenato l’ entusiasmo del pubblico. Purtroppo Joshua Bell non concede fuori programma quando si esibisce come solista e direttore, e questa era l’ unica cosa che lasciava un leggero gusto di amaro in bocca dopo un’ esecuzione di tale livello.

Nella seconda parte Joshua Bell e la Chamber Orchestra of Europe hanno siglato l’ ottima qualità della serata con una esecuzione molto convincente della Quarta Sinfonia di Beethoven, una partitura che dal punto di vista dell’ equilibrio nella gestione delle sonorità pone alla bacchetta diversi problemi, alcuni dei quali di non facile soluzione. Joshua Bell, che ha diretto il pezzo dal podio dimostrando di possedere una mimica efficace, ha impostato la sua lettura su un’ impostazione ritmica vivace e scattante, con un taglio lodevolmente caratterizzato da sonorità asciutte e parco uso del vibrato per gli archi, tinte strumentali di grande trasparenza e leggerezza in una scansione ritmica basata su tempi non troppo affrettati, Particolarmente apprezzabile è apparsa la resa del movimento iniziale, con le dissolvenze dinamiche dell’ introduzione curate in maniera accurata e scrupolosa, oltre alla buona realizzazione delle scansioni ritmiche nel terzo movimento. Apprezzabile anche il tono fresco e vivace del Finale, condotto con una bella progressione ritmica. Un’ ottima conclusione per una serata sicuramente di alto livello, salutata con calorosi applausi da parte del pubblico che riempiva sino all’ ultimo posto il Forum am Schlosspark.


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