Osterfestspiele Baden-Baden 2024 – Kirill Petrenko e Lisa Batiashvili

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Foto ©Monika Rittershaus

Il secondo programma sinfonico diretto da Kirill Petrenko degli Osterfestspiele a Baden-Baden era dedicato al grande repertorio, con l’ esecuzione di due partiture molto amate dal grande pubblico. Una serata di alta qualità come tutte quelle che i Berliner Philharmoniker ci hanno fatto ascoltare dal 2013 in poi, quando decisero di trasferire qui il loro festival pasquale. I musicisti berlinesi sono sempre la stupenda macchina da musica che ben conosciamo e il suono ricco, compatto, omogeneo e splendente di questa formidabile orchestra è sempre un vero godimento per chi ha la possibilità di ascoltare un loro concerto. Come solista nel Concerto per violino op. 47 di Jean Sibelius abbiamo ascoltato Lisa Batiashvili, quarantacinquenne nata in Georgia e trasferitasi all’ età di dodici anni in Germania dove ha compiuto gli studi a München presso la prestigiosa scuola di Ana Chumachenco, insegnante figlia di un allievo del leggendario Leopold Auer, che ha formato altre giovani virtuose di grande talento come Julia Fischer, Arabella Steinbacher e Veronika Eberle. Da quello che ho sentito, posso dire che Lisa Batiashvili merita in pieno i giudizi lusinghieri espressi sul suo conto dalla critica internazionale. La violinista georgiana, che suona uno splendido Guarneri del Gesù del 1739, sfoggia un suono caldo, pastoso e perfettamente proiettato, messo in rilievo da una tecnica dell’ arco assolutamente impeccabile. Il dominio del virtuosismo è senza dubbio impeccabile e l’ interprete è dotata di grande autorevolezza nel fraseggio, anche se per il mio personalissimo gusto avrei preferito un po’ più di enfasi nella condotta del primo movimento, dove ho anche percepito due lievi scollamenti ritmici fra solista e orchestra. Splendida invece l’ esecuzione dell’ Adagio di molto in si bemolle maggiore, nel quale la virtuosa di Tiflis ha sfruttato in pieno l’ affascinante sfondo sonoro servitole dai Berliner sotto la guida di un Petrenko attentissimo nel calibrare il respiro dell’ accompagnamento orchestrale per un’ interpretazione intensissima e ricca di fervore nella cantabilità melodica. La Batiashvili ha poi esibito tutto il meglio delle sue risorse tecniche in una spettacolare lettura del Finale, che ha trascinato all’ entusiasmo il pubblico del Festspielhaus. Come originale fuori programma, la violinista ha suonato una versione per quartetto d’ archi della celebre Aria dalla Terza Suite di Bach, insieme con le prime parti dell’ orchestra.

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Foto ©Monika Rittershaus

Assolutamente avvincente era la seconda parte del concerto, nella quale Petrenko e i Berliner ci hanno fatto ascoltare una superba interpretazione della Quarta Sinfonia di Brahms. In un’ intervista reperibile sul sito della Digital Concert Hall, lo Chefdirigent dei Berliner Philharmoniker ha raccontato dettagliatamente delle fonti da lui utilizzate nella preparazione del brano, raccontando di avere utilizzato una partitura annotata da un assistente di Fritz Steinbach che dal 1886 al 1903 fu Hofkapellmeister a Meiningen succedendo ad Hans von Bülow e Richard Strauss. Durante il suo periodo come direttore della Hofkapelle, Steinbach lavorò assiduamente insieme a Brahms e divenne uno tra i primi divulgatori delle sue partiture sinfoniche. Rispetto allo stile interpretativo brahmsiano derivato da Bülow, caratterizzato da un’ estrema mobilità ritmica e assimilato da Max Fiedler durante i suoi anni giovanili, Fritz Steinbach eseguiva Brahms in un modo più rigoroso nella tenuta dei tempi, un approccio interpretativo al quale si ispirarono Felix Weingartner e Arturo Toscanini, che da giovane ebbe modo di ascoltare più volte Steinbach dal vivo restandone entusiasmato. Ispirandosi a questo stile nella sua esecuzione, Kirill Petrenko adotta tempi abbastanza stretti e con una progressione drammatica assolutamente coinvolgente nella sua tensione espressiva, in una spietata progressione ritmica quasi di ispirazione toscaniniana. A partire dal leggerissimo indugio ritmico con cui i primi violini esponevano la frase in anacrusi composta da un doppio intervallo di terza discendente e sesta minore ascendente, nel primo tempo Petrenko caricava progressivamente l’ atmosfera con assoluta precisione fino al tono quasi disperatamente tragico della perorazione conclusiva in mi minore, nella quale il tema iniziale viene portato a una vera e propria apoteosi. Energica, solenne ed elegante la resa dei due tempi centrali, dove la sezione fiati dei Berliner Philharmoniker ha avuto modo di mettere in mostra tutte le sue qualità. Del resto, tutto il complesso ha suonato con quella assoluta idiomaticità di timbro e fraseggio che appartiene da sempre alle grandi orchestre tedesche quando eseguono questa musica. Nella Passacaglia finale, monumentale architettura sinfonica costituita da trentacinque mirabili variazioni su un tema di otto misure ricavato dal basso dell’ultimo movimento della Kantate Nach dir, Herr, verlanget mich BWV 150 di Bach, il direttore russo-austriaco ha graduato alla perfezione l’ accumulo di tensione drammatica peculiare di questa pagina che rappresenta un’ autentica sfida al destino da parte del compositore amburghese, culminante in una sezione conclusiva resa con un perfetto tono di tragica eloquenza. I due accordi conclusivi, secchi e brevi come uno strappo lacerante, hanno concluso una interpretazione davvero di alto livello, ulteriore conferma delle grandi doti interpretative e direttoriali di Petrenko, che ci ha presentato un Brahms di alta qualità, davvero tra i migliori che mi sia mai capitato di ascoltare in concerto. Le ovazioni finali che il pubblico del Festspielhaus ha tributato al direttore e ai suoi musicisti hanno premiato meritatamente una serata di grande musica.


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