
Foto ©Monika Rittershaus
Tugan Sokhiev è un direttore di cui avevo sentito spesso parlare in maniera più che positiva, ma che non avevo ancora avuto la possibilità di ascoltare in concerto. Nato quarantasei anni fa a Wladiwaskas nel Caucaso e formatosi a Sankt Petersburg sotto la guida di illustri maestro come Yuri Temirkanov e Ilja Musin, si è fatto conoscere a livello internazionale per le sue direzioni stabili dell’ Orchestre National du Capitol de Tolouse dal 2008 al 2022 e della Deutsches Symphonie-Orchester Berlin dal 2012 al 2016 oltre che per quella del Teatro Bolscioi di Mosca da lui abbandonata dopo l’ inizio della crisi ucraina. Un direttore che gode di grande stima anche in Italia, dove è spesso invitato sul podio della Filarmonica della Scala e dell’ Orchestra di Santa Cecilia. Per il suo primo concerto al Festpielhaus con i Berliner Philharmoniker, che dirige regolarmente da diversi anni, Tugan Sokhiev ha scelto un programma dedicato al grande repertorio snfonico tedesco, più precisamente a due tra i suoi rappresentanti maggiormente illustro come Beethoven e Bruckner. Il programma iniziava con il Concerto in do minore op.37, terzo dei cinque per pianoforte e orchestra composti dal musicista di Bonn, una pagina che ha sempre goduto di grandissima popolarità presso il pubblico e gli interpreti.
Insieme ai Berliner Philharmoniker suonava in questo concerto il ventinovenne pianista Jan Lisiecki, nato in Canada da genitori polacchi e balzato alla ribalta internazionale una decina di anni fa come giovanissimo prodigio della tastiera, che a soli sedici anni firmò un contratto di esclusiva con la Deutsche Grammophon che sino ad ora ha prodotto nove album, tutti accolti in maniera assai favorevole dalla stampa specializzata. In questi ultimi anni il giovane virtuoso canadese ha condotto una carriera ai massimi livelli, con più di cento concerti all’ anno in tutte le maggiori sale e insieme alle più grandi orchestre sinfoniche mondiali. Conosco la bella edizione integrale dei Concerti di Beethoven incisa da Lisiecki insieme alla Chamber Orchestra of Europe e l’ ascolto dal vivo mi ha confermato le doti di interprete beethoveniano del ragazzo canadese. Il Terzo Concerto nella lettura di Lisiecki è intenso, equilibrato, ricco di colori e di sonorità timbrate e trasparenti nelle mezze tinte, perfetto per equilibrio nel respiro melodico e capacità di far cantare lo strumento. Il dominio della tastiera è assolutamente da virtuoso di gran classe, con un tocco filigranato e incisivo nei passi di agilità di forza e un gusto sorvegliatissimo nell’ uso del pedale. Un’ interpretazione di tono aristocratico ed elegante, che ha toccato i suoi vertici nella perfetta resa delle architetture del movimento iniziale e nella cantabilità nobile ed ispirata con cui il giovane pianista canadese ha reso il Largo centrale, chiudendo cun una scintillante esibizione di tutto il meglio delle sue qualità virtuosistiche nel Rondò. Tugan Sokhiev è stato perfetto nell’ assecondare il solista e nel fornire un magnifico sostegno di colori realizzati come soli i Berliner Philharmoniker e pochissimi altri complessi al mondo sanno fare. In complesso, un’ esecuzione che si può tranquillamente definire come un modello di interpretazione beethoveniana moderna, di un livello esemplare sotto tutti i punti di vista, accolta dal pubblico del Festspielhaus con grande entusiasmo ripagato da Lisiecki con un bellissimo bis chopiniano, il Notturno in do diesis minore opera postuma, cesellato con una raffinatezza davvero squisita che mi ha fatto venire il desiderio di riascoltare al più presto il giovane pianista di Calgary in brani di Chopin.

Foto ©Monika Rittershaus
Nalla seconda parte del concerto Tugan Sokhiev ci ha fatto ascoltare una splendida lettura della Settima Sinfonia di Bruckner. Qui innanzi tutto va sottolineata la magnifica prova dei Berliner Philharmoniker, che hanno suonato con una perfezione complessiva davvero straordinaria per bellezza sonora e precisione formale. Soprattutto la sezione degli ottoni ha offerto una prova eccellente a livello di compattezza, bellezza di timbro, penetrazione e squillo. È sempre un autentico piacere, come ho già avuto modi di scrivere altre volte, ascoltare un’ orchestra tedesca impegnata in questo repertorio, che i musicisti padroneggiano con la naturalezza che deriva loro da un’ assoluta assimilazione del linguaggio e da un’ idiomaticità stilistica che i musicisti assimilano fin dai primi anni della loro formazione. Tutto questo si traduce in una resa sonora che l’ ascoltatore riconosce immediatamente come “giusta” per timbro ed intenzioni di fraseggio, soprattutto nel caso dei Berliner che hanno suonato questa musica regolarmente sin dalla loro fondazione, sotto la guida dei più celebri direttori. Tugan Sokhiev ha sfruttato al meglio le caratteristiche del formidabile complesso per un Bruckner interpretato in maniera attenta, scrupolosa e con un’ intensa nobiltà di canto. Dopo la fervida esposizione del tema dei violoncelli sul tremolo di violini e viole tenuto su toni appena percettibili nelle battute iniziali, il primo tempo si caricava gradualmente di una tensione basata sui contrasti dinamici e sul progressivo accumularsi delle sonorità, culminanti in una conclusione dal tono grandioso e solenne ma assolutamente privo di esagerazioni retoriche. Bellissima la nobiltà cantabile dell’ Adagio in mi bemolle maggiore scritto dal musicista austriaco come tributo alla memoria di Richard Wagner, reso da Sokhiev in un tono di commossa ma severa intensità, con archi superbi per cavata e precisione di legato e una sezione fiati dal suono morbido e ricco di colori, in una magnifica evidenziazione del respiro nelle linee melodiche fino a una Coda portata a termine con arte espressiva consumata. Anche nello Scherzo, staccato a un tempo leggermente più rilassato del consueto, il direttore russo ha evidenziato al massimo la stratificazione progressiva degli elementi ritmici, in una lettura carica di tensione e preziose sottolineature strumentali. Nel Finale, anch’ esso preso ad andatura complessivamente non troppo affrettata, Sokhiev ha dosato con grande attenzione le dinamiche ottenendo dall’ orchestra sonorità chiare e compatte, in una perfetta evidenziazione dei poderosi blocchi di suono quasi richiamanti i registri d’ organo che rappresentano una tra le caratteristiche principali della pagina. Nell’ insieme, l’ interpretazione è apparsa meditata e coerente nell’ idea di base oltre che sviluppata in maniera molto logica e matura. Un Bruckner in complesso decisamente piacevole da ascoltare e che ha dimostrato in maniera convincente il talento di un direttore senza dubbio dotato di idee interessanti. Grande successo finale da parte di un pubblico che anche in questa serata ha dimostrato di apprezzare le esecuzioni, con lunghissimi e fragorosi applausi durati per parecchi minuti.
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