
Foto ©Manfred Rinderspacher
La prima volta che ascoltai dal vivo Ray Chen fu nel marzo 2018 a Stuttgart, in una formidabile esecuzione del Concerto per violino di Mendelssohn con la SWR Symphonieorchester. Da allora aspettavo con impazienza di poter nuovamente sentire il trentaquattrenne virtuoso nato a Taiwan, cresciuto a Brisbane e uscito dalla scuola del Curtis Institute di Philadelphia, un ragazzo simpaticissimo anche dal punto di vista umano per la sua maniera anticonvenzionale di proporsi al pubblico. Ray Chen infatti è attivo anche come fashion blogger e designer, e usa i social networks in maniera intensiva per mantenersi in contatto con i suoi fans e proporre esempi didattici rivolti agli studenti di musica. Al di là di questo, si tratta veramente di un artista eccezionale per la passionalità e la carica comunicativa del suo modo di suonare, come ci ha ulteriormente dimostrato la sua esibizione da solista al Forum am Schlosspark di Ludwigsburg in un concerto che faceva parte della tournèe europea della Royal Scottish National Orchestra. In questa serata Ray Chen affrontava il Concerto op. 35 di Tschaikowsky, uno tra i lavori più celebri della letteratura violinistica, che ha fatto parte del repertorio di tutti i più grandi virtuosi della storia.

Foto ©Mozart2006
Una sfida così impegnativa ha permesso a Ray Chen di mettere in mostra tutta la sua davvero straordinaria abilità strumentale. Il suono è potente, rotondo e di splendida qualità, omogeneo in tutta la gamma dinamica, la condotta dell’ arco di eccezionale purezza e l’ intonazione è assolutamente impeccabile. Il giovane violinista sino-australiano riesce a sfruttare al massimo tutte le possibilità offertegli dal suo splendido strumento, lo Stradivari Dophin del 1714 già appartenuto a Jascha Heifetz, per una lettura di quelle che si ricordano a lungo. Sin dalla flessibilità ritmica della prima entrata, Ray Chen ha suonato il primo movimento con una carica passionale assolutamente entusiasmante, magnificamente sostenuta da una parte strumentale condotta sul podio da Thomas Søndergård con un bellissimo scambio reciproco di colori tra orchestra e solista, in un crescendo emotivo culminante in una spasmodica accelerazione delle battute finali, che alla chiusa ha fatto scattare in piedi il pubblico in un applauso entusiastico. Squisita anche la nobile linea di canto con cui Ray Chen ha messo in mostra le linee melodiche della Canzonetta centrale, con il gruppetto di cinque note sulla terzultima nota della melodia eseguito con suprema eleganza e ripetuto con un bellissimo allargando alla seconda esposizione. Nel terzo movimento il giovane virtuoso ha sfoderato tutta l’ elettrizzante spettacolarità permessagli dai suoi mezzi tecnici, concedendosi anche alcuni bellissimi effetti di chiaroscuro. Una splendida esecuzione, intensa e trascinante, sicuramente tra le migliori interpretazioni del brano che negli ultimi anni mi è capitato di ascoltare. In definitiva una prova di assoluto rilievo, che mi ha confermato definitivamente la statura artistica di questo giovane interprete, sicuramente destinato nei prossimi anni a recitare un ruolo di primo piano nel panorama violinistico internazionale. Alla fine il pubblico ha tributato a Ray Chen un’ altra ovazione trionfale della durata di diversi minuti, ripagata con due superbi fuori programma, una melodia popolare e il Capriccio N° 21 di Paganini.

Foto ©RSNO/FB
Per quanto riguarda la parte strumentale, è stato un piacere anche il poter riascoltare la Royal Scottish National Orchestra che tornava al Forum di Ludwigsburg dopo quattro anni. Fondata nel 1891 a Glasgow, l’ orchestra appartiene al gruppo dei complessi strumentali britannici di più antica tradizione ed è stata portata alla fama internazionale da Sir Alexander Gibson, scozzese di nascita, che ne è stato Music Director dal 1959 al 1984 succedendo nel ruolo a nomi illustri come Vaclav Talich, John Barbirolli, Georg Szell e Hans Swarowsky. Negli anni successivi, la RSNO ha svolto un’ intensa attività discografica prima per l’ etichetta Chandos e poi per la Naxos con cui ha registrato, tra le altre cose, l’ integrale delle opere sinfoniche di Albert Roussel sotto la direzione di Stéphane Dénève, che dal 2005 al 2012 ha ricoperto la carica di Music Director. Da cinque stagioni la guida stabile del complesso è stata assunta da Thomas Søndergård, cinquantatreenne direttore danese che negli anni passati avevamo ascoltato diverse volte alla Staatsoper Stuttgart, dove si era fatto apprezzare come inteprete operistico dotato di grande professionalità e competenza nel repertorio italiano. Søndergård. che da studente ha iniziato la carriera come timpanista nella European Union Youth Orchestra e la scorsa estate ha iniziato il suo nuovo incarico di Music Director della Minnesota Orchestra, è stato scelto dai musicisti della formazione scozzese dopo aver collaborato per diversi anni come direttore ospite. La RSNO ha aperto la serata con il poema sinfocico Britannia! di James MacMillan, una antologia di motivi popolari orchestrati in maniera spettacolare e con notevole abilità tecnica. I musicisti scozzesi hanno suonato la partitura del loro compaesano con una bella carica espressiva, mettendo in mostra il suono tipico delle orchestre d’ Oltremare, molto smagliante e affilato negli attacchi.
L’ atmosfera si è mantenuta interessante anche nella seconda metà del concerto, con un’ esecuzione del celebre poema sinfonico Scheherazade op. 35 di Nikolaj Rimsky-Korsakow molto ben guidata da Thomas Søndergård. Il direttore danese è un ottimo creatore di atmosfere timbriche e una partitura come questa gli ha dato la possibilità di dare pieno sfogo alla sua fantasia nella creazione di climi sonori attraenti e raffinati. Scheherazade è un pezzo il cui fascino si basa su una struttura chiara e ben definita, facilmente riconoscibile anche dall’ ascoltatore non particolarmente esperto, ma soprattutto su un’ orchestrazione ricca, complessa e innovativa negli effetti. Søndergård e la RSNO hanno risolto tutti i passaggi coloristicamente complessi con fraseggi eleganti, grande precisione di attacchi, vivacità ritmica e varietà di colori. Un’ esecuzione ricca di verve, passionalità e spirito, molto ben calibrata dal podio per quanto riguarda la qualità di un suono ricco di qualità timbriche raffinate nonchè di una paletta dinamica lavorata con grande raffinatezza. Eccellente la prova di Maya Iwabuchi, da diversi anni Konzertmeisterin dell’ orchestra, nei lunghi assoli del primo violino con la melodia impiegata dall’ autore per descrivere la giovane principessa evocando atmosfere orientali tramite la struttura per gradi congiunti e il ritmo fluido, che si ripete diverse volte come una sorta di Leitmotiv nei quattro movimenti della composizione. Il pubblico, che riempiva quasi al completo il Forum am Schlosspark, ha applaudito a lungo l’ orchestra e Thomas Søndergård, che ha ripagato i lunghi applausi con due fuori programma: l’ ultimo era un’ altra danza popolare scozzese, marcata con battimani dagli spettatori arrivati al massimo dell’ entusiasmo per un concerto davvero di qualità molto notevole.
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Un pensiero riguardo “Forum am Schlosspark – Ray Chen e la Royal Scottish National Orchestra”