
Foto ©swr.de
Manfred Honeck aveva esordito sul podio della SWR Symphonieorchester nell’ autunno del 2020, ma io non ero andato ad ascoltarlo in quanto si trattava di un programma pesantemente condizionato dalle folli, inutili e assurde limitazioni imposte alla musica durante la pandefarsa. Fortunatamente il sessantacinquenne direttore austriaco è ritornato sul podio dell’ orchestra in questa stagione, accolto con grandi festeggiamenti dal pubblico di Stuttgart che ricorda sempre molto bene i suoi anni da Generalmusikdirektor della Staatsoper, conclusi i quali si è definitivamente lanciato in una splendida carriera internazionale che lo ha reso una tra le bacchette più apprezzate del momento. Dotato di un gesto ampio, elegante ed efficace, Honeck è un interprete personale e incisivo come pochissimi altri al giorno d’ oggi e in questa occasione è riuscito ad esaltare al massimo le caratteristiche della SWR Symphonieorchester, che sotto la sua guida ha suonato davvero da complesso di alto rango. La compattezza sonora, il superbo legato e la stupenda cavata degli archi, la luminosità dei legni e il timbro dorato degli ottoni che l’ orchestra è in grado di realizzare sono qualità che la pongono al vertice delle formazioni sinfoniche tedesche.

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Per il suo ritorno alla Liederhalle. Manfred Honeck ha scelto un programma formato da musiche di autori austriaci legati da diverse affinità, soprattutto quella della comune ammirazione per Bach. Bruckner infatti aveva iniziato la carriera come organista e si confrontava quotidianamente con le opere del musicista di Eisenach, mentre Arnold Schönberg aveva studiato e analizzato a fondo la musica bachiana a partire dai suoi anni di insegnamento alla Preußischen Akedemie der Kunste e nel 1928, dopo aver esplorato a fondo le possibilità della composizione secondo il Zwölftonmethode, rielaborò per grande orchestra il Praeludiom e Fuga in mi bemolle maggiore BWV 552 dalla terza parte della Clavier Übung, che apriva il programma di questa serata e che fu eseguito per la prima volta il 10 novembre 1929 a Berlino sotto la direzione di Wilhelm Furtwängler. Anton Webern, che successivamente diresse una esecuzione del brano a Vienna, nelle sue lettere parlò in termini entusiastici delle combinazioni strumentali realizzate dal suo insegnante, una vera e propria esemplificazione dei principi di quella Klangfarbenmelodie teorizzata da Schönberg nel suo Harmonielehre, pubblicato nel 1911. Honeck ne ha dato una lettura assolutamente esemplare per la lucidità analitica nella realizazzione delle strutture contrappuntistiche e i sontuosi colori strumentali ottenuti dalla SWR Symphonieorchester, che qui ha potuto mettere in mostra tutto il meglio del suo splendore sonoro.

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Dopo una breve pausa, Manfred Honeck e la SWR Symphonieorchester ci hanno fatto ascoltare una splendida lettura della Settima Sinfonia di Bruckner. È sempre un autentico piacere, come ho già avuto modi di scrivere altre volte, ascoltare un’ orchestra tedesca impegnata in questo repertorio, che i musicisti padroneggiano con la naturalezza che deriva loro da un’ assoluta assimilazione del linguaggio e da un’ idiomaticità stilistica che i musicisti assimilano fin dai primi anni della loro formazione. Tutto questo si traduce in una resa sonora che l’ ascoltatore riconosce immediatamente come “giusta” per timbro ed intenzioni di fraseggio. Dal podio, Honeck ha sfruttato al meglio le caratteristiche del complesso per un Bruckner interpretato in maniera attenta, scrupolosa e con un’ intensa nobiltà di canto. La concezione interpretativa bruckneriana del maestro austriaco si definisce per i colori contrastanti, i tempi generalmente abbastanza mossi e il massimo rilievo dato alla cantabilità di certi incisi. Dopo la fervida esposizione del tema dei violoncelli, il primo tempo si caricava gradualmente di una tensione basata sui contrasti dinamici e sul progressivo accumularsi delle sonorità, culminanti in una conclusione dal tono grandioso e solenne. Bellissima la nobiltà cantabile dell’ Adagio, di commossa intensità, con archi superbi per cavata e precisione di legato, fino a una Coda portata a termine con arte espressiva consumata. Anche nello Scherzo, la lettura di Honeck evidenziava al massimo la stratificazione progressiva degli elementi ritmici, in una lettura carica di tensione e preziose sottolineature strumentali. Nel Finale, il direttore austriaco ha riassunto in maniera esemplare le caratteristiche della sua interpretazione, caricando al massimo i contrasti dinamici quasi a sottolineare gli sbalzi di registro di origine organistica che stanno alla base della concezione di questa pagina. Una lettura di assoluta coerenza e autorevolezza, a conferma della statura interpretativa assoluta di un direttore che va sicuramente annoverato tra i massimi interpreti attivi nel mondo musicale di oggi. Una serata di grandissima musica, tra le migliori ascoltate negli ultimi tempi qui a Stuttgart, terminata con ovazioni trionfali a Manfred Honeck e all’ orchestra.
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