
Foto ©swr.de
Marek Janowski si era già esibito diverse volte qui a Stuttgart, ma non era ancora mai salito sul podio della SWR Symphonieorchester. L’ ottantaquattrenne direttore nativo di Warschau ma cresciuto a Wuppertal è noto agli appassionati soprattutto per alcune splendide incisioni operistiche come quella dell’ Euryanthe di Weber con Jessye Norman e Nicolai Gedda e i due cicli del Ring wagneriano realizzati con la Statskapelle Dresden e con la Rundfunk-Sinfonieorchester Berlin, complesso di cui Janowski è stato Chefdirigent per quindici anni e col quale ha realizzato nel 2013 l’ incisione integrale delle opere di Wagner in una serie di esecuzioni dal vivo. Io ricordo molto bene la splendida interpretazione del Tristan und Isolde realizzata da Janowski alla Fenice di Venezia una trentina di anni fa e che rimane nella mia memoria come una tra le migliori esecuzioni del capolavoro wagneriano da me ascoltate in teatro. Ho già avuto modo più volte di scrivere come io nutra una particolare predilezione per i direttori di questo tipo: Marek Janowski, come a suo tempo Gerd Albrecht e a un livello più alto Kurt Masur, rappresenta una delle ultime incarnazioni viventi del Kapellmeister inteso nel senso più nobile di questa definizione, che non indica assolutamente il routinier praticone quanto piuttosto il vero uomo di teatro, umile servitore della musica e del palcoscenico. In un mondo musicale come quello odierno in cui i giovani rampanti del podio sembrano preoccuparsi troppo spesso di utilizzare il loro talento, spesso anche molto notevole, solo per fare i fenomeni, i direttori come Janowski rappresentano gli ultimi custodi di un patrimonio interpretativo fatto di segreti che non si studiano a scuola ma si apprendono solo con l’ esperienza pratica in un percorso fatto di Lehrjahre nei teatri minori prima di accedere ai grandi palcoscenici, un fatto pienamente esemplificato dalle carriere di maestri leggendari come Herbert von Karajan e Carlos Kleiber. In aggiunta a questo, Marek Janowski è un musicista che si è sempre tenuto distante dal mondo dello star-system preferendo guadagnarsi la stima degli intenditori, che da sempre apprezzano le sue interpretazioni wagneriane e, in campo sinfonico, quelle delle Sinfonie di Bruckner, autore del quale il maestro è considerato uno degli esecutori più autorevoli nella nostra epoca.

Prova generale. Foto ©swr.de
Per il suo primo concerto con la SWR Symphonieorchester, che segnava il suo ritorno alla Liederhalle, il maestro ha scelto un programma composto di musiche di Wagner e Bruckner, proprio gli autori che hanno maggiormente contribuito alla sua carriera di interprete. La serata iniziava con il Siegfried Idyll, nel quale Janowski è stato molto efficace nell’ ottenere dalla SWR Symphonieorchester un suono ricco e pieno, oltre che di bella morbidezza. L’ esecuzione, impostata su tempi generalmente abbastanza mossi, si faceva apprezzare soprattutto per l’ intensa cantabilità del fraseggio unita a una bella delicatezza nelle sfumature. Seguiva il ciclo dei Wesendonck Lieder, la celebre raccolta composta da Wagner su testi di Mathilde Wesendonck che rappresenta un vero e proprio studio preparatorio per la composizione del Tristan und Isolde. All’inizio degli anni 1850, Mathilde, moglie di un ricco e agiato borghese tedesco residente nei dintorni di Zürich, assistette a un’ esibizione di Wagner che dirigeva l’ Ouverture del Tannhäuser, e da quel momento in poi fu infatuata di lui. Il suo interesse sfociò in una relazione amichevole che portò a frequenti visite alla tenuta dei Wesendonck da parte di Richard e Minna, la sua prima moglie. Osservando l’ infatuazione, ma mantenendo il decoro, Minna sarebbe stata freddamente cordiale con Mathilde. Minna osservò la crescente frequenza delle visite non accompagnate di Richard a Mathilde e il 17 aprile 1858 intercettò un manoscritto che Richard stava inviando a Mathilde tramite un servitore; il manoscritto era il preludio del Tristan, con la dedica: “a Mathilde Wesendonck”. I contatti tra Wagner e Mathilde, come si sa, si interruppero bruscamente dopo che il marito di lei si accorse della tresca e il compositore, per l’ ennesima volta nella sua vita inseguito dai creditori, fu costretto a rifugiarsi a Venezia. In generale, l’ erotismo trattenuto che si alterna a momenti sublimi e onirici caratterizza i Wesendonck Lieder, nei quali Wagner ha messo a punto quel cromatismo insistito che conferisce il tono alla partitura del Tristan und Isolde. Esecutrice vocale del ciclo era Anja Kampe, cinquantacinquenne soprano nata in Thüringen e perfezionatasi a Torino, considerata oggi una delle cantanti di riferimento nel repertorio drammatico, soprattutto nelle opere di Wagner. Dal punto di vista tecnico, la voce della Kampe è sempre stata abbastanza bassa di posizione e le note alte sono sempre raggiunte con la spinta da sotto, cosa che spesso le rende poco nitide e in questa circostanza rendeva leggermente appannati i passaggi di slancio in Stehe Still. Ad ogni modo, la cantante possiede doti di sensibilità musicale adeguate per realizzare tutte le sfumature di fraseggio richieste da questa musica, che le hanno consentito di rendere con buona efficacia i toni di estenuata e sognante visione onirica di Im Treibhaus, il Lied basato sulla musica del preludio al terzo atto del Tristan, e di Träume.

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La seconda parte del concerto era dedicata all’ esecuzione della Terza Sinfonia in re minore di Bruckner, quella che il compositore austriaco dedicò a Richard Wagner e che contiene numerose citazioni melodiche dai drammi musicali del Maestro. Per questa serata Janowski ha scelto l’ ultima versione della partitura, quella del 1889 che rispetto alla stesura originale omette numerosi lunghi passaggi nel Finale oltre ad altri tagli nei tempi precedenti. Marek Janowski ha registrato in questi ultimi anni il ciclo integrale delle Sinfonie bruckneriane insieme all’ Orchestre de la Suisse Romande e l’ incisione ha ricevuto apprezzamenti lusinghieri da parte della stampa specializzata. Più che alla grandiosità epica di Furtwängler o Jochum, la concezione bruckneriana di Janowski si ispira in maniera abbastanza evidente a modelli come Hermann Abendroth, Bruno Walter e Oswald Kabasta nel suo ricercare sonorità asciutte e agili. Alle prese con una partitura tecnicamente assai complicata, Marek Janowski ha messo in mostra tutto il meglio delle sue qualità tecniche e interpretative di primissimo ordine affinate in lunghi anni do lavoro con le più illustri formazioni sinfoniche mondiali, rendendo alla perfezione il fitto gioco di modulazioni del primo tempo e impostando fraseggi di un equilibrio e respiro perfetti nel celebre Adagio in mi bemolle maggiore, reso con una magnifica forza espressiva e una cantabilità nobile ed ispirata. Bellissime le scansioni ritmiche nello Scherzo, diretto con grande raffinatezza e davvero da manuale la drammaticità intensa e la forza espressiva dei fraseggi orchestrali nel Finale, culminato in una Coda grandiosa e affascinante nella sua monumentale maestosità. Un’ interpretazione vibrante a appassionata, ricca di forza espressiva e carica drammatica, splendidamente realizzata dalla SWR Symphonieorchester che ha suonato al meglio delle sue capacità, con una menzione particolare per la sezione degli ottoni, impegnata a fondo nel primo e nell’ ultimo movimento, e per la bella qualità del suono messo in mostra dalla sezione archi, caldo e pastoso nei toni e perfettamente omogeneo nella sua compattezza d’ insieme. Successo assai vivo da parte di un pubblico intervenuto numeroso ad ascoltare una musica che i tedeschi considerano parte del loro DNA culturale.
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