Renata Scotto, 1934 – 2023

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Renata Scotto in Madama Butterfly nel 1965 al Metropolitan. Foto proveniente da collezione privata

I melomani di tutto il mondo piangono oggi la scomparsa di Renata Scotto, una delle ultime ancora in vita fra le grandi primedonne che hanno fatto la storia del teatro lirico, spentasi oggi a New York dove risiedeva da anni. La cantante savonese era legatissima al Metropolitan, che fu il suo teatro d’ adozione durante la seconda parte della carriere e nel quale cantò 314 recite di 24 ruoli fra il 1965 e il 1987. Nata a Savona il 24 febbraio 1934, aveva studiato a Milano prima con Emilio Ghirardini (1887-1965), un buon baritono brillante attivo negli anni Trenta che fu anche l’ insegnante di Luigi Alva, e poi con Mercedes Llopart (1895-1970), celebre cantante catalana che dopo il suo ritiro aveva aperto una rinomata scuola di canto dalla quale uscirono, oltre alla Scotto, Fiorenza Cossotto, Biancamaria Casoni, Anna Moffo e il grandissimo tenore Alfredo Kraus. La Scotto debuttò appena diciottenne al Teatro Chiabrera di Savona come Violetta, la sera di Natale del 1952. Un anno dopo esordì alla Scala il 7 dicembre, serata inaugurale della stagione, come Walter nella Wally di Catalani accanto a due giganti della scena come Renata Tebaldi e Mario Del Monaco ottenendo un grande successo personale con la sua esecuzione della Canzone dell’ Edelweiss che inizia l’ opera. Nel 1957 avvenne la svolta decisiva della sua carriera, quando Maria Callas, che era in tournée al Festival di Edimburgo con la compagnia della Scala, abbandonò le recite della Sonnambula per andare a Venezia ad un ricevimento della giornalista americana Elsa Maxwell e lei la sostituì nel ruolo di Amina. Da quella sera la cantante ligure cantò nei maggiori teatri del mondo, prima nel repertorio belcantistico da lirico di agilità insieme a ruoli come Gilda (la sua incisione per la DG. diretta da Rafael Kubelik con Fischer-Dieskau e Bergonzi, è tuttora considerata di riferimento), Violetta, Mimí e Cio-Cio-San per poi, a partire dagli anni Settanta, affrontare progressivamente parti più spinte come Norma, Abigaille, Lady Macbeth, Amelia del Ballo in maschera, Elena dei Vespri Siciliani, Elisabetta del Don Carlo, Desdemona, Gioconda, Maddalena in Andrea Chénier, Manon Lescaut, Tosca, Francesca da Rimini e Adriana Lecouvreur. Ricordo che in quell’ epoca si discusse parecchio fra noi melomani sulla svolta impressa dalla Scotto alla sua carriera: molti le pronosticarono un declino rapido per essere passata a parti troppo faticose per la sua voce, altri invece, fra cui chi scrive questa nota, apprezzarono incondizionatamente la scoperta di prospettive nuove che lei sapeva trovare in questo repertorio grazie a un talento di fraseggiatrice tra i massimi che si siano potuti ascoltare in teatro, ad onta di un settore acuto che obiettivamente negli anni si andava corrodendo. Coerente sino in fondo con le sue scelte, la Scotto nei suoi ultimi anni di carriera arrivò ad affrontare ruoli pesanti delle opere di Richard Strauss come Klytemnestra dell’ Elektra e la Marschallin, che io ebbi il privilegio di vedere a Catania in una recita assolutamente memorabile, oltre a Kundry cantata in forma di concerto nel 1995 a Schwerin. Come mi disse lei stessa quando la intervistai prima di un concerto, il suo sogno inappagato fu quello di cantare la parte di Carmen e io sono sicuro che avrebbe potuto ricavarne un’ interpretazione storica. A me personalmente sarebbe piaciuto ascoltarla anche nel repertorio mozartiano. Lei cantò, che io sappia, solo Vitellia al Met, ma sono sicuro che sarebbe stata una Contessa e una Donna Anna indimenticabili.

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Renata Scotto a Venezia come Alaide in La Straniera di Bellini, 1970. Insieme a lei il tenore Beniamino Prior, il maestro Ettore Gracis e il mezzosoprano Elena Zilio. Foto proveniente da collezione privata.

Veniamo adesso agli ascolti che ho scelto per questo post commemorativo. Il primo è un esempio della Scotto prima maniera come Amina in una storica Sonnambula andata in scena alla Fenice nel 1961, nella quale sostituì all’ ultimo momento Joan Sutherland. Accanto a lei come Elvino canta Alfredo Kraus e quello che ne viene fuori è un vero e proprio corso di tecnica vocale, che gli studenti odierni farebbero bene a studiare battuta per battuta. Uno di quei casi in cui io dico sempre che si può fare diversamente, ma non si può fare meglio.

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Locandina proveniente dagli archivi del Teatro La Fenice

Sempre a Venezia, dove cantò spesso, la Scotto prese parte nel 1974 alla ripresa della Maria di Rohan di Donizetti, uno dei primi ruoli da soprano drammatico di agilità con cui si misurava in quell’ epoca. Insieme a lei in quella produzione, che io ebbi la fortuna di vedere dal vivo, cantavano il tenore pavese Umberto Grilli, uno fra i migliori professionisti di quell’ epoca oggi purtroppo quasi dimenticato, e Renato Bruson che in quegli anni si andava imponendo come l’ interprete di riferimento in questo repertorio. Come testimoniato dalla registrazione fu una serata assolutamente memorabile anche se purtroppo in parte guastata dai tagli assurdi, privi di logica e criterio, operati dal direttore Gianandrea Gavazzeni.

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Locandina proveniente dagli archivi del Teatro La Fenice

Proseguendo, ecco un altro dei primi approcci della cantante savonese con il repertorio spinto. Si tratta del ruolo di Elena ne I Vespri Siciliani, che la Scotto debuttò alla Scala il 7 dicembre 1970. Fu una serata che suscitò un grosso scandalo, perché la Scotto venne contestata da un gruppo dei cosiddetti “vedovi Callas” e lei, che non era tipo da subire affronti senza reagire, concesse diverse interviste irate e poi decise di troncare i rapporti col teatro milanese per legarsi sempre di più al Metropolitan e alle altre organizzazioni operistiche americane. Da allora infatti l’ artista diradò progressivamente le sue esibizioni italiane concedendo però ancora al pubblico delle nostre parti alcune serate memorabili come la ripresa del ruolo di Elena nella leggendaria produzione diretta da Riccardo Muti al Maggio Musicale Fiorentino del 1978, alla quale io ebbi di nuovo l’ onore di essere presente.

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Locandina: Archivio Storico del Teatro alla Scala

Per finire, il raro documento di una delle grandi imprese di cui Renata Scotto era capace: nel 1995 il soprano savonese affrontò il ruolo di Kundry nel Parsifal, eseguito in forma di concerto agli Schlossfestspiele Schwerin. Un avvenimento per molti aspetti di rilievo storico, perché nessuna cantante italiana o di scuola italiana prima della Scotto aveva mai affrontato questa parte in lingua originale. Maria Callas la cantò, ma in traduzione italiana. Questa è la registrazione dell’ intero secondo atto da una di quelle recite straordinarie. Insieme alla Scotto cantano Edward Cook (Parsifal) e Rudolf Kostas (Klingsor). Ivan Törsz dirige la Mecklenburgische Staatskapelle.

Quando io penso a Renata Scotto, la prima cosa che mi viene da dire è che da lei ho sentito il più puro e nobile italiano mai fraseggiato da una cantante lirica, insieme a quello di Renata Tebaldi. La cantante ligure è stata senza il minimo dubbio una delle ultime artiste capaci di realizzare compiutamente la “parola scenica”, che sta alla base della grande scuola operistica italiana, mettendo in evidenza tutti gli aspetti nascosti dei testi. A questo la Scotto aggiungeva una temperamento e un carisma di attrice in grado di incatenare l’ attenzione del pubblico, come si può riscontrare in video come quelli delle recite televisive trasmesse dal Metropolitan, fra i quali i più impressionanti sono quelli dell’ Otello accanto al grande Jon Vickers e della Manon Lescaut insieme a Placido Domingo, entrambi sotto la direzione di James Levine. Anche l’ arte vocale del soprano savonese è fortunatamente documentata da una copiosa discografia, tramite la quale chi non ha avuto la fortuna di sentirla in teatro può farsi un’ idea attendibile della grande cantante che Renata Scotto certamente era. E ripensando a tutto questo, mi viene da chiudere con una considerazione pessimistica: è difficile che l’ opera possa avere un futuro se non appariranno ancora altri artisti di questo livello, in grado di rendere viva la musica con i loro straordinari mezzi tecnici ed espressivi.

Grazie di tutto Renata, e benvenuta nel pantheon degli artisti immortali!


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