Impressioni da Bayreuth 2023 – Parsifal

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Foto ©Enrico Nawrath

Il motivo principale della mia visita di quest’ anno ai Bayreuther Festspiele era il desiderio di assistere alla nuova produzione del Parsifal, la quinta che ho avuto la possibilità di vedere da quando ho iniziato a frequentare la Grüne Hügel. È un’ esperienza che andrebbe fatta almeno una volta nella vita, quella di ascoltare l’ ultimo capolavoro di Richard Wagner nella sala per cui è stato concepito. Per chi ama il Parsifal come lo amo io, assistere alla sua rappresentazione nel teatro dove fu eseguito per la prima volta costituisce un’ emozione unica, che difficilmente si può descrivere a parole. L’ acustica particolare del Festspielhaus consente di percepire dettagli e impasti strumentali ben difficilmente avvertibili in altri teatri di tipo tradizionale, in quanto la particolare veste strumentale concepita dal musicista in funzione delle caratteristiche della sala tende a realizzare un suono complessivo che solo in questo teatro si espande con naturalezza. Forse Wagner aveva ragione nel pretendere che l’ esecuzione dell’ opera fosse riservata in esclusiva ai Bayreuther Festspiele, come effettivamente avvenne fino al 1913 con l’ eccezione di alcune recite al Metropolitan tenutesi nel 1903 senza il permesso di Cosima. In ogni caso, le esecuzioni del Parsifal a Bayreuth, a partire da quelle del 1882 sotto la supervisione del Maestro che la sera dell’ ultima replica salì sul podio per dirigere il quadro finale, hanno sempre goduto di una cura particolare nell’ allestimento di un lavoro che è quasi il simbolo vero e proprio del festival insieme al Ring des Nibelungen.

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Foto ©Enrico Nawrath

Questo nuovo allestimento del capolavoro wagneriano, il decimo nella storia esecutiva dell’ opera a Bayreuth, era affidato a Jay Scheib, cinquantatreenne regista originario dello Iowa che per la sua messinscena ha voluto sperimentare per la prima volta in un’ opera lirica il principio dell’ augmented reality. In pratica, le immagini sceniche venivano arricchite da proiezioni visibili solo tramite speciali occhiali che il pubblico doveva indossare. La tecnica era già stata sperimentata nel 2021, quando la prevista nuova produzione del Ring era stata rinviata per problemi legati alla situazione postpandemica e sostituita da una serie di eventi multimediali: durante le pause degli spettacoli gli spettatori potevano usare questo strumento per immaginare di combattere contro il drago. Purtroppo, per motivi economici questa esperienza di nuovo genere era riservata a soli 330 spettatori dei 1900 complessivi che il Festspielhaus può contenere. Io ero tra questi, e posso dire che l’ effetto era davvero interessante. Descrivendolo in poche parole, si trattava di una serie di oggetti e figure in movimento che si sovrapponevano alla scena e a volte interagivano con i personaggi reali. Molto spettacolari mi sono sembrate le immagini della colomba in volo, che realizzava un effetto espressamente voluto da Wagner, il cigno colpito da Parsifal con la freccia nel primo atto e il momento in cui la lancia scagliata da Klingsor contro Parsifal sembrava arrivarti addosso e si fermava a mezz’ aria. Le immagini mutavano cambiando il punto di vista e questo dava un tono particolarmente affascinante al primo atto, in cui l’ intera sala del teatro sembrava essersi trasformata in una foresta da cui emergeva la scena. In ogni caso, anche senza l’ ausilio di questi speciali strumenti lo spettacolo era molto gradevole, sobrio e pulito nella recitazione assolutamente priva di abusi cervellotici e invenzioni assurde, oltre che esteticamente assai valido. Anche i colleghi della stampa tedesca hanno espresso giudizi positivi pressochè unanimi su questa produzione che sicuramente era all’ altezza del luogo e dell’ avvenimento.

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Foto ©Enrico Nawrath

Promozione a pieni voti anche per la parte musicale, forse nel suo complesso la migliore che io abbia ascoltato nelle recite del Parsifal a cui ho assistito a Bayreuth. Il merito principale va attribuito a Pablo Heras Casado, il quarantacinquenne direttore nativo di Granada che noi qui a Stuttgart conosciamo bene per la sua regolare collaborazione con la SWR Symphonieorchester e che in questa occasione faceva il suo esordio sul podio del Festspielhaus. Un musicista tecnicamente molto preparato, dotato di una personalità interpretativa rilevante e che sul podio si esprime tramite un gesto chiaro ed efficace. Io personalmente avevo avuto la possibilità di ascoltare un assaggio della sua interpretazione a Baden Baden, quando il maestro iberico aveva eseguito il preludio e il terzo atto dell’ opera in un concerto sinfonico e la mia impressione era stata molto positiva. Alle prese per la prima volta con l’ acustica particolare del teatro di Bayreuth, il direttore andaluso ha risolto brillantemente il problema realizzando un suono pieno, avvolgente, bellissimo nella ricercatezza squisita dei particolari strumentali che questa sala può far percepire in maniera unica se la bacchetta è all’ altezza della situazione. A partire dalla splendida resa delle misure iniziali del Preludio, con le tinte orchestrali sapientemente dispiegate da Wagner sulle note dell’ accordo di la bemolle maggiore e il tono solenne e misurato del Corale, la lettura di Heras Casado delineava una narrazione straordinaria nel tono e nella cura delle singole scene, con stupendi dettagli sottolineati in maniera minuziosa e nobiltà nell’ esposizione delle linee melodiche oltre che per il perfetto dominio e la lucidità nella realizzazione delle strutture contrappuntistiche nelle scene corali. In sintesi una splendida direzione, fra le migliori che io abbia ascoltato di questo affascinante e sfuggente capolavoro, che può senza dubbio essere definita meritevole di un posto rilevante nella storia interpretativa del Parsifal a Bayreuth. Naturalmente, un tale livello esecutivo non sarebbe stato possibile senza l’ apporto davvero superlativo dell’ orchestra e soprattutto del coro, che sotto la guida di Eberhard Friedrich ha realizzato in maniera superba e inavvicinabile da chiunque i finali del primo e del terzo atto.

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Foto ©Enrico Nawrath

A completare i pregi di questa stupenda esecuzione contribuiva anche la magnifica prestazione della compagnia di canto, probabilmente una delle migliori se non addirittura la migliore tra quelle che si possono mettere insieme al giorno d’ oggi, a partire dai due protagonisti. Andreas Schager è unanimemente considerato il miglior Parsifal della nostra epoca e ha riconfermato anche qui i pregi delle sua bellissima voce emessa in maniera scaltra e rifinita, che gli permette di realizzare un ritratto compiuto di tutti gli aspetti della complessa figura del protagonista. Una vera sorpresa per tutti è stata l’ interpretazione di Elīna Garanča. La quarantaseienne cantante lettone ha realizzato una Kundry di rovente drammaticità, mettendo in mostra un centro ampio, opulento e acuti perentori, che si imponeva con la perentorietà di un accento in cui l’ angoscia tormentata contaminava sia il suo lato seducente sia quello più squilibrato; una immedesimazione di forte carisma in cui la musicalità e l’ importanza del mezzo vocale, sostenevano e valorizzavano sempre un fraseggio calibratissimo e di perfetta efficacia. Il baritono australiano Derek Welton, che aveva impersonato Klingsor nel precedente allestimento a Bayreuth, ha sfruttato i pregi di uno strumento davvero di grande qualità per la bellezza timbrica e il ragguardevole volume, riuscendo a realizzare un Amfortas tormentato e dolente, perseguitato dal dolore e dai sensi di colpa. Al di sopra di ogni lode il Gurnemanz di Georg Zeppenfeld, che dopo aver cantato Daland la sera precedente ha ripetuto il suo ritratto vocale e scenico di straordinaria efficacia in questo ruolo lungo e arduo da reggere, per solennità e ampiezza di fraseggio oltre che per l’ assoluta perfezione di una linea di canto accuratissima, la carismatica presenza scenica e la personalità da interprete di rango superiore. Efficace anche il Klingsor aspro e arrogante del baritono hawaiano Jordan Shanahan. Rilevante per l’ esito di questa esecuzione è stato anche il contributo delle parti di fianco, a cominciare dal sonoro e tenebroso Titurel di Tobias Kehrer, fino ai Knappen, ai Gralsritter, alle Zaubermädchen e alla voce solista impersonati da Synabonga Maqungo, Jens-Erik Aasbø, Betsy Horne, Margaret Plummer, Jorge Rodríguez-Norton, Garrie Davislim, Evelin Novak, Camille Schnoor, Julia Grüter e Marie-Henriette Reinhold. Alla fine il pubblico ha tributato il giusto e meritato successo trionfale allo spettacolo, sicuramente degno della grande tradizione di Bayreuth come poche altre produzioni degli ultimi anni.


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