Staatsorchester Stuttgart – Brahms I-IV

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Foto ©Staatsorchester Stuttgart/FB

Cornelius Meister ha chiuso la stagione sinfonica della Staatsorchester Stuttgart con il ciclo integrale in due serate delle Sinfonie di Brahms, un altro dei progetti recuperati dopo l’ annullamento imposto dalle assurde follie pandemiche. Dopo l’ integrale di Schumann e le ultime sei Sinfonie di Mozart, oltre al progetto a lunga scadenza di un’ esecuzione completa delle Sinfonie di Mahler che proseguirà nella prossima stagione con la Terza, il giovane Generalmusikdirektor della Staatsoper Stuttgart prosegue nella sua esplorazione sistematica del repertorio sinfonico romantico, con esiti sempre di livello qualitativo complessivamente elevato e di grande coerenza nel portare avanti queste idee di serate monografiche senza dubbio utili anche dal punto di vista educativo e divulgativo, come dimostra la foltissima presenza di pubblico giovane in questi due appuntamenti dedicati a Brahms e svoltisi in una Liederhalle esaurita sino all’ ultimo posto. Parlando dell’ esito complessivo delle esecuzioni, Cornelius Meister ha delineato una lettura delle partiture brahmsiane ottima per maturità di concezione, basata su sonorità rotonde  e piene, tempi mossi e fraseggi di raffinata eleganza ottenuti tramite tutte le belle qualità musicali che più volte ho avuto modo di descrivere nei resoconti delle sue esibizioni qui a Stuttgart. Le due serate brahmsiane hanno confermato la validità del lavoro svolto da Meister nelle sue cinque stagioni alla guida della Staatsorchester Stuttgart, rinnovata in questi ultimi anni dall’ ingresso di molti giovani strumentisti dotatissimi tecnicamente e che sta compiendo ulteriori progressi nel migliorare ancora la sostanza e ricchezza timbrica del suono, soprattutto negli archi.

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Foto ©Staatsorchester Stuttgart/FB

Il viaggio brahmsiano di Cornelius Meister è iniziato alla domenica mattina con un’eccellente lettura della Seconda Sinfonia. Un bell’ inizio a confermare ulteriormente tutte le migliori qualità di una personalità interpretativa che a me è apparsa ancora una volta davvero assai notevole. Il giovane direttore di Hannover ha scelto un’ impostazione di tipo acceso, dai contrasti marcati, dando il massimo rilievo alla cantabilità melodica dei primi due movimenti e sottolineando molto bene gli scambi coloristici tra archi e fiati nell’ Allegretto grazioso, reso con una bella delicatezza e grande attenzione nella scelta delle dinamiche. Ottima anche l’ esecuzione del Finale, in cui Meister ha graduato con grande cura la progressione ritmica sfociante in una fanfara finale la cui spettacolare esplosione appariva in questo modo assolutamente logica. La lettura direttoriale era messa magnificamente il rilievo dalla precisione negli attacchi dei fiati e dalla compatezza sonora della Staatsorchester, la cui sezione archi ha suonato in maniera davvero impeccabile per sostanza di suono e precisione di cavata. L’ itinerario è proseguito nella seconda parte, con una intensa e ispirata lettura della Sinfonia N° 4 op. 98. Fraseggio orchestrale notevolissimo per nobiltà di eloquio a partire dall’ esposizione dello struggente tema, intensamente cantabile e malinconico, che espone il materiale musicale (una sequenza di note discendenti per intervallo di terza) su cui si basa l’ intero movimento e, in maniera più sottile, l’ intera Sinfonia. Energica, solenne ed elegante la resa dei due tempi centrali, dove la sezione fiati della Staatsorchester Stuttgart ha avuto modo di mettere in mostra tutte le sue qualità. Del resto, tutto il complesso ha suonato con quella assoluta idiomaticità di timbro e fraseggio che appartiene da sempre alle grandi orchestre tedesche quando eseguono questa musica. Nella Passacaglia finale, monumentale architettura sinfonica costituita da trentacinque mirabili variazioni su un tema di otto misure ricavato dal basso dell’ultimo movimento della cantata BWV 150 di Bach, il maestro di Hannover ha graduato alla perfezione l’ accumulo di tensione drammatica peculiare di questa pagina che rappresenta un’ autentica sfida al destino da parte del compositore amburghese, culminante in una seziona conclusiva resa con un perfetto tono di tragica eloquenza, a chiudere un’ interpretazione davvero di ottimo livello.

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Foto ©Staatsorchester Stuttgart/FB

Nel secondo concerto al lunedì sera, la prima parte era dedicata a una lettura intensa e di grande personalità della Sinfonia N° 3 op. 90. Cornelius Meister e la Staatsorchester Stuttgart ne hanno realizzato  un’ interpretazione basata su un suono morbido e luminoso, raffinatissima nella realizzazione delle dinamiche. Un Brahms di tono più mediterraneo che luterano, con un equilibrio e respiro perfetti nell’ esposizione melodica che ha toccato il suo vertice nalla struggente intensità e nella splendida cavata dei violoncelli nella celebre melodia su cui è basato il terzo movimento. Bellissimo è apparso il tono dolce, con le belle tinte di colori al pastello dei fiati, nei primi tre tempi e trascinante la resa del Finale, condotto con grande virtuosismo e trascinante carica emotiva sino a sfumare gradualmente nel trasparente pianissimo delle battute conclusive.

Nella Prima Sinfonia in do minore op. 68 che concludeva questo itinerario brahmsiano, Cornelius Meister ha impostato la sua interpretazione su un serrato, severo splendore orchestrale a partire dalla grandiosa introduzione appoggiata a un pedale di tonica ossessivamente reiterato nel timpano, rafforzato dal controfagotto e dai contrabbassi su cui si distende negli archi un motivo ascensionale da cui verrà in seguito ricavato parte del materiale tematico su cui è impostato l’ Allegro, delineando un conflitto che giunge al climax nello sviluppo centrale senza però trovare soluzione, malgrado la luminosa chiusa in modo maggiore. Nei due tempi centrali, il direttore di Hannover ha messo molto bene in evidenza l’ intenso lirismo dell’ Andante sostenuto impreziosito dagli assoli del Konzertmeister Gustavo Surgik e l’ arcadica atmosfera, quasi di tono pastorale, del terzo movimento. Nel Finale, ammirevole e gestito con grande intelligenza è sembrato il trapasso dai toni cupi, densi di gestì icastici e calibratissimi dell’ Adagio introduttivo in cui sul sostegno elementare di un tetracordo discendente degli archi gravi i violini innestano un motto che dissimula il profilo del primo tema, occultato da tonalità minore e ritmo lento, graduato poi con grande precisione sino all’ affermarsi di quello che per me resta il più bel motivo di tutta la produzione brahmsiana, irresistibile nel suo fascino di intensa cantabilità, intonato dai violini sulla quarta corda come un inno di maestosa imponenza splendidamente realizzata dal magnifico legato degli archi della Staatsorchester. Con grande lucidità e coerenza interpretativa, la bacchetta ha guidato l’ evolversi del discorso sinfonico sino alla sfolgorante affermazione del Corale, qui molto ben evidenziata dal brusco e sottolineato rallentando del ritmo, che chiude la partitura in un tono di maestosa imponenza. Una conclusione dopo la quale i lunghi e intensissimi applausi rivolti all’ orchestra e al suo direttore hanno ribadito il vero trionfo di pubblico che ha suggellato il successo di questi due appuntamenti brahmsiani.


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