Stuttgarter Philharmoniker – Dan Ettinger e Ricarda Merbeth

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Foto ©Mozart2006

Dan Ettinger, arrivato all’ ottava stagione da Chefdirigent degli Stuttgarter Philharmoniker, ha proposto come programma del suo quarto concerto annuale l’ accostamento fra due maghi dell’ orchestrazione come Richard Strauss ed Hector Berlioz. Nella prima parte il direttore israeliano ha proposto la Danza dei Sette Veli e il monologo finale dalla Salome. Oltre alla possibilità di verificare la tenuta dell’ orchestra in pagine assai impegnative dal punto di vista tecnico questa era anche una buona occasione per poter riascoltare una cantante che stimo molto, ossia Ricarda Merbeth, soprano nativa di Chemnitz e dalla carriera internazionale importante, la cui voce luminosa unita a una sensibilità schietta vengono esaltate da ruoli lirici o spinti da lei affrontati in molte occasioni nei migliori teatri internazionali, frequentando Wagner, Strauss, Berg, Beethoven con spesso buoni o addirittura ottimi risultati. Nal monologo di Salome la cantante padroneggiava senza problemi tutte le difficoltà della scrittura vocale, svettando in maniera sicura sopr auna strumentazione assai densa. Da quello che ho capito, l’ idea del personaggio era quella tradizionale dei soprani di forza ma la riuscita srtistica era senza dubbio impeccabile per il mezzo vocale pienamente adeguato alle esigenze di un ruolo assai arduo. Dan Ettinger ha realizzato una lettura orchestrale tesa, drammaticissima, mai prevaricante come quelle di certi direttori che, in quest’ opera, tendono a realizzare una sorta di poema sinfonico che schiaccia le voci, notevole nel sottolineare le asprezze armoniche e le sonorità quasi espressionistiche utilizzate da Strauss in molti passi della partitura. Gli Stuttgarter Philharmoniker hanno suonato in maniera irreprensibile dal punto di vista dell’ omogeneità sonora e della precisione, realizzando al meglio tutte le indicazioni del maestro israeliano.

Nella seconda parte, Ettinger e l’ orchestra hanno dato un’ altra dimostrazione della loro intesa nella Symphonie Fantastique, una partitura nella quale Berlioz impiega tutte le risorse di un linguaggio straordinariamente moderno e di una tecnica orchestrale che costituisce uno dei punti fermi nella storia della musica sinfonica. Soprattutto la spettacolarità della prima parte e della conclusione dimostrano una volta di più la maestria incredibile del compositore nel creare effetti strumentali di profonda complessità e modernità, in un virtuosismo sinfonico e contrappuntistico che ha pochi paragoni tra gli autori della sua epoca.

Come tutte le composizioni sinfoniche di Berlioz, anche questa è una partitura problematica da affrontare per un direttore dal punto di vista della concezione esecutiva, in quanto presenta il fortissimo rischio di cadere nel bombastico e nell’ esagerazione della spettacolarità effettistica. La miglior lode che io possa fare all’ interpretazione che ne ha dato in questa serata Dan Ettinger è proprio quella di aver evitato tutto questo con un tono interpretativo molto misurato, di giusta e intensa drammaticità senza mai cadere in toni troppo plateali. Dopo un primo tempo impostato su una bella progressione drammatica, il cinquantunenne direttore di Cholon è riuscito a realizzare atmosfere di grande eleganza nei ritmi di valzer del secondo movimento e ottimi colori strumentali nella scena campestre. Molto buona, per il tono drammaticamente severo ma composto, la Marche au supplice nella quale Ettinger è riuscito a evitare quegli scoppi enfatici di sonorità che troppo spesso caratterizzano le interpretazioni di questa pagina. Molto ben definito anche il finale, in cui l’ orchestra ha offerto una notevole prova di virtuosismo, realizzando in maniera eccellente la concezione serrata, essenziale e drammatica del direttore. In complesso, una lettura di livello davvero notevole nel suo mettere in evidenza la sbalorditiva modernità della scrittura orchestrale di Berlioz evitando qualsiasi forma di esagerazione plateale, che il pubblico ha salutato con lunghi e intensi applausi alla conclusione.


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