
Foto ©Mozart2006
Per il concerto annuale organizzato dal Kulturgemeinschaft, la SWR Symphonieorchester ha invitato due artisti provenienti dalla Repubblica Ceca. Sul podio era Petr Popelka, trentasettenne musicista che dopo diversi anni passati come primo contrabbasso della Staatskapelle Dresden ha iniziato una promettente carriera direttoriale, che lo ha portato alla nomina di Chefdirigent dell’ orchestra della Radio di Oslo, oltre a dedicarsi con buoni risultati anche alla composizione. Seguendo le linee generali su cui è stata impostata l’ attuale stagione della SWR Symphonieorchester, anche il programma di questo concerto alla Liederhalle era dedicato a musiche di autori del Novecento, con tre brani accomunati dal fatto di essere stati scritti negli USA. La serata si è aperta con le Sinfonische Metamorphosen nach Themen von Carl Maria von Weber di Paul Hindemith. Si tratta di un lavoro originariamente commissionato al compositore da Léonide Massine per un progetto coreografico poi non realizzato e successivamente sviluppato come partitura sinfonica, ultimata nell’ agosto del 1943 ed eseguita per la prima volta il 20 gennaio 1944 dalla New York Philharmonic sotto la direzione di Arthur Rodzinski. Tre dei temi su cui è basato il pezzo, impostato come una suite sinfonica in quattro movimenti, sono tratti da brani per pianoforte a quattro mani di Weber. Si tratta precisamente dell’ Allegro all’ ongarese e di Trauermarsch, degli Otto pezzi op. 60 per l’Allegro iniziale e la Marcia conclusiva, della Romanza dai Sei piccoli pezzi facili op. 3 per l’ Andantino e infine di una melodia cinese che Weber aveva trovato nel Dictionnaire de la musique di Jean-Jacques Rousseau e utilizzato prima nella Ouvertura Chinesa del 1804 e poi nelle musiche di scena scritte nel 1809 per la versione teatrale tedesca di Schiller della fiaba cinese Turandot di Carlo Gozzi, impiegata da Hindemith come materiale tematico per lo Scherzo. Molto buona l’ esecuzione, diretta da Popelka con attenzione ai dettagli e grande raffinatezza nella definizione delle dinamiche.

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Il brano successivo era il Concerto per violino op.14 di Samuel Barber eseguito come solista da Josef Špaček, trentasettenne virtuoso praghese anche lui con alle spalle una carriera in orchestra, essendo stato dal 2011 al 2020 Konzertmeister della celebre Tschechische Philharmonie. Conoscevo già il violinista ceco, avendo ascoltato il suo pregevole CD registrato nel 2015 per la Supraphon e dedicato alle opere per violino e orchestra di Dvořák, Janáček e Josef Suk. La sua esecuzione del Concerto di Barber è stata davvero molto notevole. L’ autore scrisse il brano tra l’ estate del 1939 e i primi mesi del 1940 su commissione dell’ industriale e filantropo Samuel Simon Fels per Iso Briselli, violinista russo emigrato negli USA che aveva studiato in patria con Piotr Stolyarsky, lo stesso insegnante di Nathan Milstein d David Oistrakh, e poi con Carl Fleisch al Curtis Music Institute di Philadelphia. Dopo aver ricevuto la partitura, Briselli non eseguì il Concerto perché lo riteneva troppo difficile e il pezzo fu suonato in prima assoluta da Albert Spalding con la Philadelphia Orchestra diretta da Eugene Ormandy, nel febbraio 1941. Da allora il Concerto di Barber è divenuto popolare soprattutto per il fascino delle linee melodiche evidenziato da una scrittura strumentale di grande raffinatezza. Josef Špaček. che suona lo splendido Guarneri del Gesù Leon Bouthillard del 1732, lo ha suonato con grande nobiltà di fraseggio e cantabilità fervida, sfruttando al massimo la bellezza timbrica affascinante del suo strumento e mettendo in mostra una preparazione tecnica davvero da concertista di classe. Una lettura di alto livello, perfettamente sostenuta dall’ accompagnamento orchestrale.
Nella seconda parte del programma Petr Popelka e la SWR Symphonieorchester hanno persentato una ottima esecuzione delle Danze Sinfoniche op. 45 di Rachmaninov, partitura anch’ essa scritta per la Philadelphia Orchestra ed Eugene Ormandy, che ne fu Music Director dal 1936 al 1980 e che ne diresse la prima esecuzione assoluta il 3 gennaio 1941. Il compositore russo, che viveva negli USA dopo la sua fuga dalla patria a causa delle Rivoluzione d’ Ottobre, aveva scritto il brano pensando a una possibile rappresentazione coreografica, per la quale aveva preso contatti con Michel Fokine, che aveva aderito entusiasticamente al progetto dopo aver ascoltato la suite di danze eseguita al pianoforte dall’ autore. Purtroppo la morte improvvisa del celebre coreografo nell’ agosto 1942, seguita da quella di Rachmaninov sette mesi più tardi, impedì la realizzazione del progetto. Ci resta una partitura sinfonica che costituisce in qualche modo un riassunto della vita artistica del musicista russo, con varie citazioni di lavori precedenti come il tema della Prima Sinfonia nel movimento iniziale, e un’ atmosfera che richiama a tratti il modo di strumentare di Stravinsky combinato con citazioni jazzistiche e altre reminiscenze di vario genere, come il tema del Dies Irae nel terzo movimento. Alle prese con una partitura abbastanza impegnativa dal punto di vista tecnico, Petr Popelka ne ha dato un’ interpretazione curatissima nei dettagli, con colori orchestrali di grande varietà e bellezza, perfettamente assecondato dalla SWR Symphonieorchester che ha suonato con perfetta precisione e affascinante splendore sinfonico. Il direttore ceco è senza dubbio un musicista con tutte le carte in regola, dotato di un gesto chiaro, efficace ed incisivo oltre che di una personalità interpretativa assolutamente notevole. Grande successo di pubblico, in una Liederhalle quasi completamente piena.
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