
Foto ©LUC MENNETEAU/OF
Assistere a un concerto di un’ orchestra giovanile costituisce sempre per me una grande gioia. Vedere l’ impegno e la motivazione che i giovani strumentisti mettono sempre in mostra in queste occasioni, soprattutto pensando ai due anni terribili in cui noi adulti li abbiamo praticamente privati di tutti gli aspetti della loro vita, è davvero un segnale pieno di speranza per il futuro dell’ arte. In occasione del sessantesimo anniversario della visita a Ludwigsburg compiuta da Charles De Gaulle, la stagione del Forum am Schlosspark ha ospitato il concerto dell’ Orchestre Français des Jeunes, il più importante complesso strumentale giovanile transalpino che quest’ anno festeggia il suo quarantesimo anno di attività. L’ orchestra riunisce giovani strumentisti di età compresa tra i 16 e i 26 anni, selezionati tramite audizioni e che si ritrovano insieme per tre sessioni annuali di lavoro. A partire dalla sua fondazione, l’ Orchestre Français des Jeunes è stata diretta da Fabien Gabel e in precedenza da David Zinman, Jean-Claude Casadesus, Marek Janowski, Emmanuel Krivine e Jérôme Kaltenbach, che ne fu il primo direttore musicale. Da tre anni la guida stabile del complesso è affidata al sessantottenne direttore danese Michael Schønwandt, che qui a Stuttgart ha collaborato a lungo con la Staatsoper dirigendovi, tra le altre cose, pregevoli edizioni di capolavori del teatro novecentesco come Kát’a Kabanová e Wozzeck.
Il programma è iniziato con la celebre Ouverture “Le Carnaval romain”, che Hector Berlioz scrisse utilizzando temi della sua opera Benvenuto Cellini. Una pagina che costituisce una bella occasione per mettere in mostra le capacità virtuosistiche di un complesso orchestrale, e i ragazzi francesi ne hanno dato una lettura ricca di slancio, viva nelle tinte orchestrali e con fraseggi perfettamente amministrati dal podio sotto il punto di vista della proprietà stilistica. Seguiva poi il Poème de l’ amour et de la mer di Ernst Chausson, in cui il giovane soprano Marie-Laure Garnier ha messo in mostra una bella voce di timbro scuro e denso, oltre a un fraseggio molto intenso e ispirato. La musica dimostra influssi stilistici provenienti da Cesar Franck e Jules Massenet, dei quali Chausson fu allievo, oltre a quelle ricche armonie cromatiche introdotte nella musica francese alla fine del XIX secolo tramite la progressiva diffusione oltralpe del repertorio wagneriano.
La seconda parte del programma iniziava con D’ un matin de printemps e D’ un soir triste, due brani orchestrali molto interessanti scritti da Lili Boulanger nel 1918 poco prima della sua morte, avvenuta per tubercolosi a soli 24 anni. Lili Boulanger era la sorella della più celebre Nadia, che abbandonò presto la composizione per dedicarsi all’ insegnamento, attività nella quale raggiunse una rinomanza internazionale avendo come allievi personalità artistiche del livello di Ravel, Aaron Copland, Honegger e Leonard Bernstein. Anche Lili era annoverata tra i massimi talenti compositivi della sua generazione, fu insignita nel 1913 del prestigiosissimo Prix de Rome e messa sotto contratto da Ricordi. Queste due pagine sinfoniche, basate su preziose armonie cromatiche e linee strumentali che incorniciano squarci melodici di grande raffinatezza, dimostrano chiaramente il talento dell’ artista.
La serata si chiudeva con Daphnis et Chloé, il famoso capolavoro orchestrale di Maurice Ravel suonato con grande proprietà stilistica dai giovani strumentisti, messi completamente a loro agio da una guida competente e attenta. Schønwandt, che ha svolto una carriera illustre culminata negli incarichi stabili alla Konzerthausorchester di Berlino e all’ Operaen di Copenhagen, dove ha messo in scena insieme al regista Kasper Bech Holten una famosa produzione del Ring wagneriano poi pubblicata in DVD dalla DECCA, è un direttore di grande esperienza, con una tecnica solida e sicura, che ha lavorato con quasi tutte le grandi formazioni sinfoniche mondiali. Questa lettura del capolavoro di Ravel si caratterizzava innanzi tutto per la stupenda prestazione dell’ Orchestre Français des Jeunes, che ha suonato con una precisione e una bellezza di suono davvero da far invidia a molti complessi di professionisti. Il timbro rotondo e la superba cavata degli archi, la precisione e squillo degli ottoni e la morbidezza della sezione legni venivano messi in massima evidenza dall’ impostazione fluida e ricca di buonsenso scelta da Schønwandt, sontuosa nelle sonorità, fervida e appassionata nel fraseggio e ricca di preziose sottolineature coloristiche. Il tono stilizzato e assorto della Pantomime e la perfetta definizione del virtuosismo orchestrale nella parte conclusiva erano le cose migliori di un’ interpretazione ammirevole, cha ha scatenato gli applausi intensissimi del pubblico, letteralmente entusiasmato dalla splendida prova dei ragazzi, incoraggiati anche dalla presenza di un folto gruppo di amici che alla fine hanno invaso il palcoscenico per unirsi a loro in una danza al ritmo di musica suonata dagli ottoni dell’ orchestra. Una scena bellissima e commovente da guardare, oltre che un segnale di ritorno alla normalità.
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