Oper Frankfurt – Charodéyka (Die Zauberin)

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Foto ©Barbara Aumüller

Alla base del successo di cui godono le stagioni dell’ Oper Frankfurt c’ è sicuramente anche il perfetto equilibrio tra opere del grande repertorio e titoli di rara esecuzione. Dopo la bella produzione dei Meistersinger  andata in scena in novembre, il secondo nuovo allestimento della stagione presentava un’ assoluta rarità come Charodéyka (in tedesco Die Zauberin, in italiano si potrebbe tradurre L’ incantatrice) terzultima opera di Tschaikowsky, scritta fra il 1885 e il 1887 su un libretto ideato da Ippolit Schpaschinsk adattando il suo dramma omonimo. Nonostante il compositore la considerasse come la sua migliore opera, Charodéyka ha sempre goduto di scarsa fortuna esecutiva e solo negli ultimi anni le produzioni del Mariinsky con la regia di David Pountney, di Lyon, di Antwerpen ed Erfurt con la messinscena di Tatiana Gürbaca e infine di Cristof Loy al Theater An Der Wien nel 2014 hanno permesso di riscoprire i pregi di una partitura davvero di grandissimo interesse.

Anche a mio avviso, Die Zauberin all’ ascolto si rivela una di quelle rare prelibatezze operistiche per cui in realtà non si è mai veramente preparati. È un’opera di dimensioni verdiane e anima russa, piena di atmosfere drammatiche ad alta tensione e musica di alta qualità, che rispecchia alla perfezione la vera Russia, dove tutto è più grande della vita. La trama è questa: Nastasia detta Kuma, l’ affascinante e graziosissima tenutaria di una locanda vicino a Nizhny Novgorod, si è fatta un nemico respingendo l’ intrigante pope Mamirov, il braccio destro del governatore locale, il principe Kurliatev. Mamirov diffonde la voce che Nastasia sia un’ incantatrice poiché ogni uomo si innamora di lei. Il Principe inizia a frequentare la locanda e si innamora perdutamente di Nastasia, ma senza alcun successo nonostante le pesanti minacce che le fa a più riprese per raggiungere l’ obiettivo di sedurla. Mamirov rivela tutta la storia alla moglie del Principe, da sempre gelosa per le tresche extraconiugali del marito, e Yuri, il loro unico figlio, giura di vendicare sua madre. Mentre affronta Nastasia, scopre che è lui quello che lei ama. Entrambi pianificano di fuggire durante la notte senza sapere che la Principessa ha elaborato un complotto per vendicarsi di Nastasia e del marito, con effetti devastanti. Nastasia muore avvelenata e il figlio viene ucciso dal padre, che impazzisce quando si rende conto di quello che ha fatto.

DIE ZAUBERIN | Peter I. Tschaikowski | Premiere 04.12.2022 | Oper Frankfurt

Foto ©Barbara Aumüller

La musica composta da Tschaikowsky è senza alcun dubbio ispiratissima e scritta in maniera magistrale dal punto di vista tecnico. La strumentazione raffinata, l’ irresistibile fascino di certi squarci melodici e il trattamento magistrale delle scene di massa contribuiscono a creare un’ atmosfera avvincente per la tensione di certe scene, come il confronto fra la Principessa e il Principe nel secondo atto e il clima da autentico thrilling dei due atti conclusivi, con uno scontro di passioni davvero al calor bianco che raggiunge il suo apice nella scena finale, in cui la pazzia del Principe è illustrata con una potenza drammatica assolutamente fuori dal comune.

DIE ZAUBERIN | Peter I. Tschaikowsky

Foto ©Barbara Aumüller

Inteprete principale nella nuova messinscena di Frankfurt era Asmik Grigorian, già protagonista nel 2014 della produzione di Cristof Loy e che in questo spettacolo ha ripetuto il sensazionale trionfo viennese. Avendo a suo tempo letto le recensioni, non ho assolutamente voluto mancare di conoscere dal vivo una nuova interpretazione della quarantunenne cantante lituana, che io considero senza alcun dubbio la più grande personalità di cantante-attrice apparsa nella nostra epoca. Perfetta nel sottolineare il trapasso drammatico di Nastasia  dall’ atteggiamento sprezzante verso il Principe sino alla passionalità rovente delle scene con Yuri e all’ angoscia palpitante della scena conclusiva, Asmik Grigorian domina letteralmente la scena sin dalla sua entrata, grazie a un carisma straordinariamente soggiogante e a una combinazione di canto e condotta scenica talmente perfetta da farla sembrare, più che una cantante, un’ autentica attrice dotata anche di voce e della capacità di usarla a regola d’ arte. Un’ altra interpretazione di livello altissimo da parte di un’ artista capace come poche altre di affascinare e soggiogare il pubblico per il talento scenico, la vocalità magistrale e la potenza drammatica delle sue caratterizzazioni.

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Foto ©Barbara Aumüller

Al suo fianco, una compagnia di canto molto equilibrata aveva sicuramente il suo punto di forza nella Principessa aggressiva, autoritaria e sottilmente perfida di Claudia Mahnke, come sempre impeccabile e altamente professionale oltre che interprete di grande personalità. Molto buono anche il Principe del baritono canadese Ian MacNeil, assai efficace nel rendere il carattere violento e passionale del personaggio e la sua devastazione mentale nella scena conclusiva. Il giovane tenore russo Alexander Mikhailov, dalla voce molto gradevole anche se non di grandissimo volume, ha impersonato Yuri con una ottima carica passionale nel fraseggio.  Impeccabile è stata anche la prova del basso monacense Frederic Jost nel doppio ruolo di Mamirov e di Kudma, così come quella di tutti gli interpreti delle numerose parti di fianco.

DIE ZAUBERIN | Peter I. Tschaikowski | Premiere

Foto ©Barbara Aumüller

Sul podio della Frankfurt Oper und Museumorchester, come sempre inappuntabile per compattezza, precisione e bellezza di impasti sonori alla pari del coro preparato da Tilman Michael, anch’ esso splendido in tutti i suoi interventi, il trentaseienne direttore russo Valentin Uryupin, musicista di talento notevole che ha già diretto parecchie formazioni sinfoniche illustri in tutta Europa, ha interpretato questa affascinante partitura con bella tensione teatrale, attenzione al canto e perfetto equilibrio tra buca e palco, non sempre facilissimo da ottenere nelle opere di Tschaikowsky. La regia di Vasily Barkhatov, al suo debutto all’ Oper Frankfurt dopo l’ annullamento della produzione di Le Grand Macabre di Ligeti a causa del lockdown, trasponeva la vicenda nella Russia postcomunista con le sue atmosfere di degrado e ingiustizia sociale, e lo spettacolo si faceva apprezzare per la recitazione molto rifinita di tutto il cast oltre che per il perfetto coordinamento nelle scene di massa. Del resto, quando si ha la fortuna di lavorare con una personalità scenica soggiogante come quella di Asmik Grigorian bisogna soprattutto metterla in condizione di esprimersi al meglio e il regista moscovita è riuscito perfettamente in questo compito. Trionfo finale per tutti, assolutamente meritato per una produzione tra le più belle apparse quest’ anno sulle scene tedesche. Tra pochi giorni Asmik Grigorian riprenderà anche la sua fulminante interpretazione del ruolo di Manon Lescaut già ammirata a Frankfurt tre anni fa, e io ho già programmato di assistere a una replica.


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