Forum am Schlosspark – Sabine Meyer & Le Concert Olympique

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Foto ©Mozart2006

Sabine Meyer aveva solo ventitrè anni quando diventò di colpo una cause célèbre. Tutto ebbe inizio nel 1982 quando la giovane clarinettista, che lavorava con la Symphonieorchester des Bayerische Rundfunks, ricevette da Herbert von Karajan l’ offerta di un contratto di prova con i Berliner Philharmoniker, diventando la seconda donna ad entrare a far parte dell’ orchestra dopo la violinista svizzera Madeleine Carruzzo. L’ orchestra contestò la decisione di Karajan ritenendola una violazione dei regolamenti interni che prevedono l’ assenso congiunto di direttore e strumentisti per ogni nuova assunzione. Ne nacque una brutta lite fra Karajan e i suoi musicisti, con scambi reciproci di accuse, che durò più di due anni. A causa della pressione psicologica derivata da tutto questo, Sabine Meyer dette le dimissioni dall’ orchestra e si dedicò esclusivamente a una carriera solistica che nel corso degli anni l’ ha portata a lavorare con più di 300 orchestre in tutte le sale da concerto più prestigiose, eseguendo un repertorio amplissimo che spazia dalla musica barocca sino a brani scritti appositamente per lei da compositori come Jean Françaix, Edison Denissov, Harald Genzmer, Toshio Hosokawa, Niccolò Castiglioni, Manfred Trojahn, Aribert Reimann, Peter Eötvös e Oscar Bianchi. Il percorso artistico di Sabine Mayer è ben documentato anche da una vasta discografia che comprende più di duecento brani registrati per la EMI, la Deutsche Grammophon, la Warner Classic, la SONY e altre etichette  importanti.

Nonostante sia originaria di questa zona, essendo nata a Crailsheim, la Meyer negli ultimi anni non si è esibita molto di frequente da queste parti e quindi c’ era molta attesa per questo suo concerto al Forum am Schlosspark di Ludwigsburg che la celebre clarinettista ha tenuto insieme a Le Concert Olympique, complesso belga fondato nel 2010 dal direttore e musicologo Jan Cayers, formato da 50 elementi che non svolgono un’ attività stabile ma si riuniscono periodicamente per sessioni di lavoro e concerti in diverse città europee. Il nome dell’ orchestra è ispirato a quello della celebre istituzione Le Concert de la Société Olympique, attiva a Parigi fra il 1782 e il 1789 e che nel 1785 commissionò ad Haydn il celebre ciclo delle sei Pariser Sinfonien. Per questo concerto a Ludwigsburg, Sabine Meyer ha scelto il Concerto in la maggiore K. 622 di Mozart, uno tra i capolavori assoluti della letteratura musicale di tutti i tempi. Una partitura di strabiliante perfezione formale e di una bellezza quasi metafisica, che tocca vertici assoluti nello straordinario Adagio, dove il suono si distilla in volute di concentrata liricità. Sabine Meyer lo ha eseguito decine di volte con tutti i migliori direttori del mondo e anche in questa occasione lo ha suonato in maniera assolutamente perfetta, con un suono morbido, ambrato, omogeneo in tutti i registri e note gravi ampie, sonore e vellutate esaltate anche dalle caratteristiche del suo strumento, un clarinetto di bassetto (in La) da lei commissionato a Herbert Wulitzer, che è 18 cm più lungo di un normale clarinetto per poter eseguire con maggior sonorità le note più basse dal Do al Mi♭. Molto attenta la direzione, che ha assecondato al meglio tutte le atmosfere coloristiche proposte dalla parte solistica.

Anche il resto del programma era dedicato al repertorio classico viennese. Nell’ Ottava Sinfonia di Beethoven che apriva la serata l’ orchestra, che usa strumenti moderni con qualche elemento antico nella sezione fiati, ha messo in mostra un bel suono, molto pulito e senza quelle asprezze che caratterizzano troppo spesso le esecuzioni storicamente informate. Jan Caeyers, che ha studiato a Vienna e ha iniziato la carriera come assistente di Claudio Abbado alla Gustav Mahler Jugendorchester dal 1993 al 1997, è uno tra i più accreditati specialisti odierni della musicologia beethoveniana, conosciuto a livello internazionale soprattutto per il suo volume biografico pubblicato nel 2009 e uscito tre anni dopo in traduzione tedesca con il titolo Beethoven. Der einsame Revolutionär. Il libro è diventato rapidamente un bestseller qui in Germania ed è stato successivamente tradotto in molte altre lingue, riscuotendo anche i consensi unanimi da parte della stampa specializzata per il rigore meticoloso della ricerca e l’ originalità dell’ approccio musicologico. Contemporaneamente, Jan Caeyers ha iniziato a mettere in pratica i risultati delle sue ricerche dedicando tutta la sua attività come direttore d’ orchestra a programmi beethoveniani concepiti ed eseguiti secondo un approccio rigorosamente storico. La sua concezione beethoveniana è quella tipica degli interpreti che si rifanno allo studio e al ripristino delle prassi esecutive secondo lo stile d’ epoca, che il direttore e musicologo belga ha già messo in pratica in una serie di incisioni discografiche dedicate alla produzione sinfonica del compositore di Bonn. Secondo questi criteri, Beethoven va distaccato dai suoi legami con il grande sinfonismo romantico e va piuttosto sottolineata la sua relazione con il mondo classico haydniano e mozartiano e con autori come Spohr, Cherubini, Diabelli e Mayr. Simili principi esecutivi si adattano sicuramente molto meglio a una partitura come la Sinfonia N° 8 op. 93 rispetto all’ Eroica che l’ orchestra belga e il suo direttore avevano eseguito qui a Ludwigsburg circa due anni fa e l’ esecuzione si faceva apprezzare per le sonorità trasparenti, oltre che per il fraseggio ben curato nei particolari e molto vivace. Nella seconda parte del programma Jan Caeyers ha presentato una versione asciutta, sobria e molto elegante della celebre Sinfonia N° 8 Incompiuta di Schubert, con un Allegro Moderato di contenuta drammaticità e una bellissima definizione delle melodie nell’ Andante con Moto, perfettamente calibrato nella scelta dei colori orchestrali e con un suono complessivo notevole per densità timbrica unita a leggerezza. Anche questa volta, il pubblico è intervenuto numeroso e ha applaudito a lungo tutti i protagonisti della serata.


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