Forum am Schlosspark – Die Schöpfung

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Foto ©Holger Schneider

Anche il Forum am Schlosspark ha inaugurato la sua stagione musicale con il primo concerto del ciclo in abbonamento della Bachakademie Stuttgart. In programma era il celebre oratorio Die Schöpfung di Haydn e il pubblico di Ludwigsburg, sicuramente smanioso ascoltare musica dopo il digiuno culturale patito in questi ultimi, terribili diciotto mesi, ha risposto in maniera entusiastica: era davvero una gioia trovarsi di nuovo in una sala gremita sino all’ ultimo posto disponibile, riassaporare l’ atmosfera eccitata del foyer prima del concerto e quel brusio del pubblico in attesa, che per i musicisti costituisce uno stimolo potentissimo a dare il meglio di sè. Sono sensazioni che credevamo perdute per sempre e io in queste serate autunnali di riapertura entro sempre nei teatri con l’ atteggiamento di chi si è appena risvegliato da un brutto sogno, uno stato d’ animo che ti pone in una condizione ideale per gustare la musica al meglio.

Die Schöpfung è sempre stata una delle composizioni la cui presenza è stata una costante nei cartelloni della Bachakademie. Helmuth Rilling nei suoi quasi trent’ anni alla guida del sodalizio l’ ha diretta innumerevoli volte a Stuttgart e in giro per il mondo, e ne ha anche realizzato qualche anno fa una acclamata incisione discografica. Il suo successore Hans-Christoph Rademann l’ aveva eseguita per l’ apertura della Musikfest 2014 e, in base ai criteri di fedeltà filologica da lui sempre seguiti, il maestro sassone adotta anche in questo caso un organico di dimensioni contenute, composto da 36 coristi e 44 strumentisti più il clavicembalo ad accompagnare i recitativi. Rademann, adottando i criteri di esecuzione storicamente informata, non radicalizza le scelte dinamiche e ritmiche, piuttosto perfeziona i particolari dell’ esecuzione con la sua formidabile capacità di lavorare sui minimi dettagli strumentali e vocali. Un simile lavoro di cesello sulla parola e sulle dinamiche permetteva di gustare tutta una serie di preziosi particolari, splendidamente messi in risalto dai coristi di una Gaechinger Cantorey apparsa al massimo della forma e dai ricercatissimi colori strumentali del cpmplesso strumentale. Fantasia, respiro, libertà nella scelta dei tempi erano le caratteristiche principali di una lettura di altissimo livello, un vero e proprio affresco strumentale e vocale di colori cangianti e raffinati.

Nell’ introduzione strumentale il direttore sassone ha ottenuto sonorità volutamente aspre a sottolineare il percorso tonale accidentato della pagina, calibrando magnificamente il fraseggio fino alla modulazione con la quale Haydn descrive l’ apparizione della luce, in quello che è forse il più bel do maggiore di tutta la storia della musica. Da qui in poi si ergeva a splendido protagonista della serata il coro della Gaechinger Cantorey, complesso assolutamente straordinario per omogeneità e morbidezza di suono e assoluta padronanza stilistica. La lucidità e la chiarezza con la quale il gruppo, sotto la guida di Rademann, dipanava tutte le complesse architetture sonore della partitura di Haydn era qualcosa di assolutamente esemplare. Pochissime volte mi è capitato di ascoltare una definizione così perfetta delle due grandi pagine corali che chiudono la prima e l’ ultima parte dell’ oratorio haydniano. Rademann riesce a trovare un perfetto equilibrio tra tensione narrativa e consapevolezza stilistica, in una lettura di tono contenuto ma sempre eloquentissimo, costellata di splendidi particolari strumentali negli assoli e caratterizzata da tinte coloristiche sempre perfettamente delineate e di grande bellezza. Ma non si può fare a meno di ricordare anche la flessibilità e il respiro degli accompagnamenti alle arie solistiche, realizzati con affascinante trasparenza e magnifico equilibrio.

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Foto ©Holger Schneider

Di ottimo livello è stata anche la prova della compagnia di canto nella quale Dorothee Mields, costretta a dare forfait per un’ improvvisa indisposizione, è stata splendidamente sostituita da Katharina Konradi, trentatreenne soprano nata in Kirgisistan ma tedesca di formazione, che quest’ anno avevamo ammirato come eccellente Sophie nel Rosenkavalier alla Bayerische Staatsoper e poi in un concerto bachiano con Rademann alla Musikfest Stuttgart di giugno. La Konradi possiede una voce dal bel timbro luminoso e argenteo, messo in rilievo da una tecnica eccellente, che le permette di dominare senza problemi il canto di agilità, in modo fluido e con un’ adeguata eleganza, e di realizzare un legato davvero pregevole. Il giovane tenore Julian Habermann ha messo in mostra una voce di timbro gradevole anche se non troppo corposo, ma comunque di buona impostazione complessiva, oltre a una dizione chiara e ben scandita che gli ha consentito di rendere con autorevolezza i recitativi di Uriel e di eseguire le arie con un tono vario ed eloquente. Il basso-baritono Tobias Berndt, presenza frequente nei concerti di Rademann, possiede un timbro chiaro e abbastanza morbido, e inoltre una bella capacità di colorire e variare l’ accentazione in modo espressivo e ben definito. Corretto anche l’ intervento del mezzosoprano Jennifer Gleinig nel quartetto vocale del coro conclusivo. Una bellissima serata di musica, seguita in modo attento e concentrato dal pubblico di Ludwigsburg,  che alla fine ha tributato applausi trionfali per parecchi minuti a tutti gli esecutori.


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