Berliner Philharmoniker e Kirill Petrenko – Saisoneröffnung 2021

bpo4

Foto ©Stephan Rabold

Assistere al concerto inaugurale della stagione 2021/22 dei Berliner Philharmoniker è stata una vera gioia, sia per la qualità artistica della serata che per l’ atmosfera euforica che si respirava dentro la Philharmonie. Infatti, l’ appuntamento iniziale del cartellone era quello in cui, per la prima volta dopo più di diciotto mesi, Kirill Petrenko e la sua formidabile compagine hanno potuto esibirsi di fronte a una sala pressochè piena. Le nuove disposizioni anti Covid in vigore da due settimane hanno permesso di mettere in vendita duemila posti con obbligo di certificato vaccinale e mascherina FFP2 all’ interno del teatro. Come per i miei precedenti viaggi estivi a Monaco e a Bayreuth, anche questa volta io ho provato un senso di autentica euforia nel sentire di nuovo i discorsi della gente nel foyer prima del concerto e quel brusio del pubblico in attesa dell’ inizio, che per i musicisti ha l’ effetto di una scarica di adrenalina. Non c’ è nulla da fare, i concerti in streaming a sala vuota o con cento spettatori sono solamente un pietoso ripiego: il concerto è un rito basato sulla socialità, essere tra un pubblico vero che condivide la tua emozione è tutta un’ altra cosa, che si esegua Beethoven o Vasco Rossi. A Stuttgart, dove io abito, non si sa ancora cosa succederá alla riapertura delle sale ma io penso che sará cosí anche da noi. Perché riaprire le discoteche e tenere ancora i teatri mezzi vuoti significherebbe per la politica affogare nel ridicolo. A proposito, anche sulla sicurezza sanitaria dei concerti con il distanziamento in sala ci sarebbe parecchio da dire: a Salzburg, secondo dati ufficiali forniti dal festival, dopo un mese e mezzo di concerti a sala piena con 227.000 spettatori complessivi, si sono registrati DUE casi di Covid. A questo punto devo dire una cosa, e la dico in maniera alta e forte: i governi nazionali e regionali che lasciano i teatri pieni a meno della metá sono istituzioni incivili. Punto.

bpo

Foto ©digitalconcerthall.com

Per quanto riguarda la cronaca della serata, Kirill Petrenko e i Berliner hanno dato un’ ulteriore prova degli splendidi esiti artistici che la loro collaborazione sta ottenendo. Nell’ atmosfera attonita della sala, pari a quella che si prova appena svegliati da un incubo, il morbido pianissimo fatto di luce dorata con cui il primo corno Stefan Dohr ha dato inizio all’ Ouverture dell’ Oberon di Weber era la perfetta introduzione alla magica danza di elfi evocata da Petrenko nel prosieguo del brano. Sotto la guida del suo Chefdirigent, l’ orchestra berlinese ha offerto una prova stupenda di virtuosismo orchestrale, davvero degna della sua fama. Il suono liquido, iridescente degli archi e i colori al pastello di una sezione dei legni che comprende celebri solisti come il flautista Emmanuel Pahud, l’ oboista Jonathan Kelly, il fagottista Daniele Damiano e il clarinettista Andreas Ottenshamer, erano di una qualità che, a livello di morbidezza e fascino timbrico, raramente si ha la possibilità di ascoltare in concerto. L’ interpretazione di Petrenko si imponeva per la sfavillante bellezza sonora e una ricercatezza finissima nella realizzazione di un vero e proprio arcobaleno di colori cangianti. Un fraseggio orchestrale leggerissimo, con una impostazione ritmica quasi di danza, era la caratteristica principale di un’ interpretazione tenuta dal direttore austro-russo su un tono di onirica, trasognata meraviglia e che alternava la magica iridescenza dei colori notturni con improvvise sciabolate di luce.

bpo3

Foto ©digitalconcerthall.com

La prima parte del programma era completata in maniera assolutamente logica dalle Sinfonische Metamorphosen (Carl Maria von Weber’scher Themen), partitura composta da Paul Hindemith durante il suo esilio negli USA, ultimata nell’ agosto del 1943 ed eseguita per la prima volta il 20 gennaio 1944 dalla New York Philharmonic sotto la direzione di Arthur Rodzinski. Anche qui, si poteva gustare la sovrana chiarezza del fraseggio orchestrale messa in mostra da Petrenko e la lucidità analitica nel delineare il tono neoclassico della musica, con il flauto di Emmanuel Pahud assolutamente straordinario nei suoi assoli che gli hanno procurato un lungo applauso personale alla fine del pezzo. La classe di Petrenko si misura anche dai particolari: lui per salutare i due Konzertmeister, anziché il ridicolo e stupido gesto di dare il gomito, rivolge loro semplicemente un leggero inchino.

Ma la parte assolutamente indimenticabile del concerto è venuta dopo la pausa, con una fulminante esecuzione della Sinfonia Grande di Schubert che non esito a definire di livello storico, senza il minimo dubbio. Il capolavoro schubertiano riscoperto anni dopo la sua morte da Robert Schumann, si sa, è uno tra i lavori più ostici di tutta la letteratura sinfonica per i problemi che pone all’ orchestra e alla bacchetta riguardo alla definizione dei piani sonori e agli equilibri di fraseggio. Per quanto mi riguarda posso dire di averne ascoltato, in concerto e su disco, almeno una sessantina di versioni, senza mai averne trovato una che mi soddisfacesse sotto tutti i punti di vista. Una partitura enigmatica e sfuggente, terribilmente ostica dal punto di vista tecnico e difficilissima da inquadrare a livello interpretativo. L’ interpretazione di Kirill Petrenko è stata forse la prima da me ascoltata che mettesse in evidenza pressochè tutti gli aspetti migliori di questa composizione straordinaria, un vero e proprio ponte gettato da Schubert in direzione di Bruckner per la straordinaria maturità di una concezione artistica rivolta verso il futuro, l’ ampiezza delle strutture e le soluzioni di scrittura strumentale. Eccellente la resa del grandioso primo tempo, reso in un modo che non mi era mai capitato sinora di ascoltare, con i cambi di ritmo marcati alla perfezione nel passaggio tra l’ Andante e l’ Allegro ma non troppo, entrambi in tempo tagliato, bellissime le sonorità orchestrali luminose e il potente crescendo drammatico della sezione centrale nell’ Andante con moto, stupendi anche i vorticosi disegni degli archi nei due movimenti conclusivi nei quali i Berliner Philharmoniker hanno messo in mostra tutta la classe del loro virtuosismo. Un’ interpretazione di incredibile, assolutamente straordinario livello per coerenza e lucidità di concezione oltre che per il tono narrativo pieno di tensione, davvero elettrizzante conferito alla musica da un direttore che ormai va definitivamente considerato tra i primi del mondo. Il pubblico, dopo l’ ultimo accordo orchestrale, si è scatenato in un’ ovazione che sembrava interminabile e che esprimeva non solo l’ entusiasmo per la prestazione del direttore e dell’ orchestra, ma anche tutta la gioia di ritrovarsi finalmente insieme, in una sala piena, ad ascoltare una serata di grande musica.


Scopri di più da mozart2006

Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.

3 pensieri riguardo “Berliner Philharmoniker e Kirill Petrenko – Saisoneröffnung 2021

  1. Gentile Mussomeli, per la Nona di Schubert c’è un gigantesco, insuperabile, straordinario Wilhelm Furtwängler, registrazione del 1951 alla Jesus-Christus Kirche di Berlino. E‘ anche ottima dal punto di vista sonoro.

    "Mi piace"

Scrivi una risposta a mozart2006 Cancella risposta

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.