Sir Simon Rattle e la Symphonieorchester des Bayerischen Rundfunks

Foto ©BR/Astrid Ackermann

Due settimane intense di lavoro a München con la Symphonieorchester des Bayerischen Rundfunks per Sir Simon Rattle, che a partire dal 2023 assumerà ufficialmente il ruolo di Chefdirigent del complesso, succedendo al defunto Mariss Jansons. Da anni il direttore di Liverpool ha sviluppato un intenso rapporto di collaborazione con l’ orchestra bavarese e la sua nomina a Chefdirigent era data per certa in tutto l’ ambiente musicale tedesco. E si tratta di una scelta senza alcun dubbio felice, sia per il rapporto di reciproca stima stabilitosi fra Rattle e i musicisti dell’ orchestra, sia per i pregevoli risultati finora raggiunti dal direttore britannico sul podio della formazione bavarese, alla quale lo lega da anni uno stretto rapporto di collaborazione. Del resto, Sir Simon Rattle è senza dubbio un grande direttore anche se la critica italiana lo tratta con sussiego per motivi che sinceramente non comprendo, visto che si è esibito solo due o tre volte in Italia. Negli anni in cui ho potuto seguire il suo lavoro con i Berliner Philhamoniker all’ Osterfestspiele di Baden-Baden ho ascoltato da lui diverse interpretazioni pregevoli, soprattutto nel repertorio novecentesco e nelle opere di Wagner: le sue esecuzioni del Tristan e del Parsifal a Baden-Baden, insieme alla formidabile Walküre di un paio d’ anni fa a München, sono sicuramente tra le più belle serate wagneriane che io abbia visto negli ultimi decenni. Un direttore completo, molto stimato dalle orchestre per la collegialità e cordialità del suo modo di lavorare, che a Berlino ha svolto un lavoro comunque importante anche nel campo dell’ educazione e della comunicazione mediatica, per esempio contribuendo in maniera determinante alla creazione della Digital Concert Hall per le trasmissioni in diretta streaming dei concerti, primo esperimento del genere in Europa.

Nei tre concerti di queste due settimane, tutti trasmessi in diretta streaming sul sito della radio bavarese Bayern Klassik, Simon Rattle e la Symphonieorchester des Bayerischen Rundfunks hanno presentato un repertorio spaziante da Purcell sino alla musica contemporanea, con la prima esecuzione assoluta di Where are you?, ciclo liederistico composto da Ondřej Adámeks su commissione del complesso monacense insieme alla London Symphony Orchestra, e un capolavoro del repertorio contemporaneo come Et exspecto resurrectionem mortuorum di Olivier Messiaen. Sono stati degli appuntamenti di ottimo livello anche se io, a dirla tutta, amo poco queste serate senza pubblico che mi provocano sempre un retrogusto di disagio guardando il direttore e l’ orchestra che si inchinano davanti a una sala vuota, come se si stessero rivogendo a un pubblico di spettri. Anche Rattle stesso ha affermato nell’ intervista che non è affatto facile per i musicisti trovare la giusta concentrazione e la capacità di esprimersi in queste condizioni. Speriamo solo che questa situazione assurda finisca presto: la musica dal vivo ha bisogno del pubblico, perché la reazione degli spettatori presenti in sala è fondamentale per l’ atmosfera espressiva. Con gli obblighi imposto dalla pandemia, il rischio che si corre è quello di confezionare concerti che hanno le caratteristiche di un prodotto da laboratorio, ineccepibili ma freddi. Proprio per questo motivo Sir Simon Rattle, che ha dovuto registrare preventivamente le esecuzioni essendo atteso subito dopo questi appuntamenti da una serie di impegni a Londra che l’ avrebbero obbligato a trascorrere una quarantena dopo il suo arrivo in Inghilterra, ha voluto espressamente che le serate fossero trasmesse col sistema del direct tape, ossia di una registrazione realizzata durante il concerto e non corretta successivamente in post produzione.

Foto ©BR/Astrid Ackermann

Nel concerto dedicato al repertorio più tradizionale, dovendo adattare il programma all’ organico massimo di una cinquantina di strumentisti imposto dai criteri di distanziamento attualmente in vigore, Sir Simon Rattle ha scelto, come dichiarato da lui personalmente in una intervista concessa alla radio bavarese, una serie di brani poco presenti nelle normali esecuzioni concertistiche proprio per il loro organico ridotto. La Serenata N° 2 in la maggiore di Brahms, scritta per una formazione strumentale che comprende solo le viole e gli archi bassi escludendo i violini, è uno dei brani di cui il compositore fu particolarmente soddisfatto, come testimoniano le sue lettere a Clara Schumann e a Joseph Joachim scritte da Detmold, dove il musicista svolgeva attività di pianista e direttore di coro presso la locale corte principesca, subito dopo aver terminato il lavoro. Molto pregevole la lettura che ne ha dato Rattle sfruttando molto bene le possibilità offertegli dalla sua nuova orchestra per evidenziare con grande efficacia il colore della strumentazione ideata da Brahms, che conferisce un tono malinconico e pensoso alla musica. Bella anche la resa del Rondò finale, un brano dal sapore quasi rustico, nel quale spicca il carattere festoso e popolaresco del primo tema affidato dapprima ai clarinetti ma ripreso, elaborato e ripetuto poi con gioia da tutti gli strumenti dell’ orchestra. Al pezzo di Brahms facevano seguito le Symphonies d’ instruments à vent di Igor Strawinsky, scritte nel 1920 come omaggio alla memoria di Claude Debussy e poi revisionate nel 1947. Con il suo ondeggiare dei temi in una bitonalità modale e una struttura ritmica ritmica fatta di ghirigori metrici su misure complesse separate spesso da larghe pause, questo pezzo costituisce un’ ottima occasione per mettere in risalto la bravura tecnica degli strumentisti e i fiati dell’ orchestra monacense hanno sfruttato in pieno la possibilità di esibire tutti gli aspetti migliori del loro brillante virtuosismo sotto la guida attenta di Simon Rattle.

Foto ©BR/Astrid Ackermann

Completava il programma la Sinfonia N° 90 in do maggiore di Haydn, che il compositore scrisse per un impresario francese ma riuscì contemporaneamente a vendere anche al principe Ernst de Oettingin-Wallerstein, che da tempo desiderava di avere opere di Haydn appositamente scritte per la sua Hofkapelle e che non si adirò piú di tanto quando si accorse del trucco, invitando il compositore a trascorrere un breve soggiorno alla sua corte durante il viaggio verso Londra, dove Haydn era stato invitato da Johann Peter Salomon, violinista tedesco che era diventato una delle figure più importanti della vita musicale britannica, nelle vesti di impresario e di solista, oltre che di fondatore e direttore di una propria orchestra. La Sinfonia N° 90 è notissima soprattutto per una sorta di scherzo musicale posto poco prima della conclusione del Finale: al culmine di un fitto e robusto contrappunto a tre voci carico di energia e spigliatezza, l’ orchestra si ferma di colpo e, dopo una pausa di quattro battute, risolve il pezzo in una coda dalle brillanti sonorità e coronata da una perentoria riaffermazione del tema fondamentale. Haydn è un autore che si adatta molto bene alla personalità musicale di Sir Simon Rattle, le cui esecuzioni di musiche del compositore austriaco sono sempre apparse pregevoli per il brio, la gagliardia e la vivacità ritmica che le caratterizzano. Anche in questa occasione, la lettura brillante e spigliata di Rattle, perfettamente realizzata da una Symphonieorchester des Bayerischen Rundfunks in eccellente stato di forma, è apparsa di eccellente livello e concludeva al meglio un concerto qualitativamente molto pregevole. Con Sir Simon Rattle alla Herkulessaal e Wladimir Jurowski alla Staatsoper, i viaggi a München diventeranno di nuovo assai frequenti quando la vita musicale sarà ripristinata e avremo di nuovo la possibilità di spostarci.


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2 pensieri riguardo “Sir Simon Rattle e la Symphonieorchester des Bayerischen Rundfunks

    1. Rattle ha un rapporto speciale con la Germania: ha mantenuto la residenza a Berlino anche dopo la fine del suo contratto con i Philharmoniker, e due mesi fa ha fatto domanda per la cittadinanza tedesca. A Monaco farà un ottimo lavoro, l’ orchestra lo stima e lo ha voluto espressamente

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