Anche il prof. Marco Gaudino ci ha inviato il suo contributo mensile per la sua rubrica dedicata alla didattica degli strumenti a fiato. In questa puntata, il docente napoletano espone e commenta i risultati di uno studio sul comportamento delle corde vocali, condotto nel 1985 in una università del Texas. Sperando che l’ argomento sia di vostro interesse, auguro a tutti una buona lettura.
La ricerca dell’ oboista americano Charles O. Veazey sul comportamento delle corde vocali negli strumenti a fiato: l’uso errato dei muscoli costrittori della faringe
Riassunto e considerazioni personali
Si consiglia di leggere su questo sito, prima di approcciarsi allo studio del seguente articolo: Marco Gaudino – Gli studi giapponesi sul comportamento delle corde vocali negli strumenti a fiato pubblicato il 2 febbraio 2021
Anno ricerca Americana: 1985
Pubblicazione: rivista tedesca Tibia n. 2 del 1991
Tecnica usata: laringoscopia a fibre ottiche
Soggetti degli esperimenti: eccellenti studenti e insegnanti dell’ università di Denton nel nord del Texas, ventuno soggetti per esperimenti tra cui 9 flautisti, 4 oboisti, 6 clarinettisti, un fagottista e un sassofonista.
Le parti osservate durante gli esperimenti: la glottide, le corde vocali e le cartilagini aritenoidee, la base della lingua, i muscoli della deglutizione o costrittori della faringe.
Esecuzione dei seguenti esercizi: vibrato, variazioni di dinamiche sonore dal piano a forte e viceversa, emissione del suono nei vari registri, arpeggi, staccato.
Riassunto delle osservazioni
Si ritiene giusto far osservare che i movimenti della glottide e della laringe sono collegati anche alla radice della lingua. Ci sono dei movimenti dei muscoli della deglutizione durante gli esperimenti e precisamente i muscoli posteriori costrittori della faringe. Nell’oboe e nel fagotto i muscoli costrittori della deglutizione erano totalmente rilassati. Nei flautisti: in alcuni, i muscoli costrittori erano rilassati ed in altri no, soprattutto durante l’ esecuzione delle note acute, l’ autore ritiene che tale reazione nascesse dall’ esigenza di voler aumentare la velocità del flusso aereo per aggiustare i suoni prodotti.
L’ autore ritiene questa manovra di restringimento dei muscoli costrittori, attribuibile a flautisti non tecnicamente maturi. Manovre relative all’ uso dei muscoli della deglutizione avvenivano anche tra clarinettisti e sassofonisti che erano portati anche ad alzare la laringe e chiudere la gola durante l’ esecuzione di suoni acuti. L’ autore colloca la posizione della laringe in strumentisti a fiato maturi, non alta ma bassa.
La lingua si dimostrò essere un mezzo utile per far salire la laringe e anche per abbassarla, dice: soprattutto sul clarinetto. Nel registro basso la lingua veniva tirata indietro. L’ ampiezza della glottide, ossia il suo grado di chiusura o apertura, ritiene l’ autore della ricerca, sembra essere in relazione con la resistenza del fiato necessario per la produzione del suono di ogni strumento esaminato. Uno strumento come il flauto mostrava una glottide più chiusa, rispetto agli altri strumenti a fiato. Tuttavia le differenze di apertura glottica, scrive, potevano dipendere dalle diverse resistenze di produzione del suono a seconda di ance, bocchino. Lui attribuisce i movimenti della glottide di tipo istintivo. L’ autore nota un movimento marcato di apertura e chiusura dei muscoli vocali durante la produzione di staccato con uso del solo “diaframma”, ossia senza apporto della lingua. Nel vibrato, concorda quello riportato dai tanti ricercatori sulla questione: esso è prodotto da allontanamenti e avvicinamenti della glottide. In pratica non vibra il diaframma ma le corde vocali, i muscoli della deglutizione ossia i costrittori della faringe sono visibili in alcune manovre di vibrato, ovvero quello detto a pecorella.
Considerazioni personali
La ricerca di Vanzey pone a mio avviso un accento fondamentale sui muscoli negativi che possono intromettersi nella produzione del suono e nelle tecniche di tutti gli strumenti a fiato, e in particolar modo nei flautisti. Il dire ad uno strumentista a fiato che la glottide si chiude durante la produzione del suono può portare lo stesso, abituato a sentir dire che la gola deve essere completamente aperta durante le esecuzioni musicali, a pensare che gli strumentisti esaminati potevano essere tutti dei cattivi alunni o pessimi professionisti. Le osservazioni americane confermano, invece, che ci sono dei muscoli negativi che possono intromettersi nel passaggio dell’ aria dai polmoni agli strumenti a fiato, e vanno collocati in quelli detti costrittori della faringe e/o della deglutizione. A questo proposito è utile ribadire che la glottide va lasciata libera di agire, che nessun strumentista a fiato deve mai focalizzare la sua attenzione su di essa; questo comporterebbe il facile apporto dei muscoli costrittori faringei, con conseguenze sulla qualità del suono. Conseguenze relative ad aumento sproporzionato della velocità del flusso aereo e diminuita portata dello stesso. Per portata si intende la quantità di aria presente nelle vie respiratorie in relazione alla loro apertura e dimensione costituzionale, variabile da persona a persona. Essa incide sulla qualità del suono, inteso come intensità degli armonici in esso presenti e sulla velocità complessiva del flusso aereo immesso nei tubi degli strumenti a fiato in generale. Per quantità aerea non va intesa solamente aria che passa nel cavo ad una certa intensità di flusso, ma aria che si muove con una certa massa e velocità adeguata ai toni da emettere, a prescindere dall’ intensità della spinta aerea stessa. La quantità-massa è proporzionata all’ apertura maggiore o minore del cavo orale ed a proporzioni aeree di base date da conformazioni naturali del cavo. Iniziamo anche a chiarire in questa parte di studio che l’ apertura della glottide, durante l’emissione del suono sugli strumenti a fiato, è conseguenziale anche alle altezze tonali che i singoli strumenti, in relazione alle loro caratteristiche, sono in grado di emettere. Strumenti dai suoni più gravi hanno delle aperture glottiche maggiori di strumenti con suoni più acuti come il flauto. Uno dei pochi strumenti che fa eccezione è l’ ottavino che ha invece, mentre lo si suona, nelle osservazioni laringee, delle aperture glottiche tali da poter far sembrare le corde vocali quasi in stato di inspirazione: glottide quasi completamente aperta (vedi su questo sito Marco Gaudino – Difficoltà nel passaggio dal flauto all’ ottavino del 2 dicembre 2020).
Marco Gaudino
Liberamente tratto dal libro: Marco Gaudino, Suono pensando, ed. Lulu, acquistabile su Amazon. Si invitano i lettori a leggere tutti gli articoli precedenti pubblicati dallo stesso autore sul blog Mozart2006 a partire dal mese di dicembre 2019
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