Anche la Internationale Hugo-Wolf-Akademie ha ripreso la sua attività concertistica e lo ha fatto nella maniera migliore, assicurandosi la presenza di due artisti di altissimo livello come Christiane Karg e Gerold Huber per una Liederabend schubertiana nella Vortragsaal della Staatsgallerie, il principale museo di Stuttgart dove il sodalizio organizza il ciclo annuale dei Galeriekonzerte. Christiane Karg è una tra le voci femminili tedesche più interessanti della giovane generazione. La trentanovenne cantante nativa di Feuchtwangen nella Franken dopo aver vinto concorsi importanti come il „Francisco Viñas“ di Barcellona, si è fatta un nome a livello internazionale, oltre che per le sue interpretazioni operistiche, anche con un’ intensa attività concertistica svolta in collaborazione con molte delle migliori orchestre e nel campo del Lied, genere in cui è considerata una tra le più accreditate interpreti dell’ ultima generazione insieme alle sue quasi coetanee Hanna-Elisabeth Müller ed Anna Lucia Richter. I programmi liederistici che Christiane Karg presenta sulla scena e in disco sono sempre impaginati con notevole intelligenza e fantasia di scelte artistiche, documentate anche da alcuni CD che hanno riscosso ottimi consensi di pubblico e critica. Gerold Huber, cinquantunenne originario di Straubing, è un pianista che in questo repertorio oggi non ha rivali per la sua bravura nel realizzare una vera e propria regia sonora, grazie alla sua incredibile capacità di adattare le caratteristiche del suo pianismo a quelle dei cantanti con cui collabora, riuscendo sempre a realizzare un riuscitissimo scambio reciproco di atmosfere espressive fra la tastiera e la voce.
Il programma schubertiano presentato in questa serata dai due artisti, che in origine dovevano eseguire musiche liederistiche di Mahler, iniziava con tre brani il cui testo parla delle antiche divinità greche. Schubert compose circa una trentina di Lieder dedicati a questo tema, che verso la fine del XVIII secolo era diventato di attualità nella cultura tedesca grazie a letterati come Goethe, Schiller e il filologo viennese Johann Mayrhofer (1797-1836) che di Schubert fu intimo amico e con cui il compositore condivise la sua abitazione per alcuni anni. Nella storia intellettuale tedesca di quegli anni, l’ entusiasmo per la concezione della vita e della natura nell’ antichità, caratterizzata come un’ epoca felice e armoniosa, viene descritto in contrapposizione all’ era cristiana vista come uno stadio di perdita, gioia, alienazione e divisione. Per Schiller, la ragione di ciò è la sostituzione della diversità del mondo antico degli dei, che aveva influenzato positivamente la natura e la vita umana, con un unico dio cristiano relativamente astratto e distante: “Da die Götter menschlicher noch waren, / waren Menschen göttlicher”. Di argomento antico era anche la splendida e complessa versione schubertiana della celebre poesia in undici strofe Klage der Ceres, scritta da Schiller nel 1796 e musicata in una originale a innovativa forma di Cantata. Il programma proseguiva con quattro brani dedicati alla figura di Mignon, tra cui la versione schubertiana del celebre “Kennst du das Land”, musicato anche da Schumann e Hugo Wolf, e lo stupendo “Nur wer die Sehnsucht kennt”, il quarto brano dalla raccolta Vier Gesänge aus Wilhelm Meister di Franz Schubert, pubblicata dall’ editore Diabelli nel 1827 come op. 62 (D. 877 secondo il catalogo Deutsch) composta un anno prima e che rappresenta l’ ultimo contatto del compositore con la poesia di Wolfgang Goethe, autore che Schubert adorava e del quale aveva musicato numerosissimi testi a partire dal 1815. La figura di Mignon è una tra le più affascinanti del romanzo Wilhelm Meisters Lehrjahre e i testi canti da lei intonati hanno ispirato decine di compositori. Schubert se ne occupò diverse volte nel corso della sua vita artistica e il quarto brano della raccolta op. 62, in origine concepito quale duetto con tenore, trasformato in Lied a voce sola sul materiale tematico di un’ altra composizione (Ins stille Land) e già musicato con altra melodia per coro maschile a cappella (D. 656) è uno fra i più affascinanti ritratti ritratti dell’ animo femminile che costituiscono un tema ricorrente nella produzione liederistica schubertiana.
I Lieder di Mignon sono veri e proprio bozzetti di scena teatrale che richiedono all’ esecutrice personalità spiccata, doti di fraseggio non comuni e soprattutto la capacità di creare un’ atmosfera. Christiane Karg, dopo aver trovato accenti e colori davvero da liederista di alta classe nei brani su testi di argomento antico, ha centrato alla perfezione il tono espressivo di questi Lieder regalandoci un’ interpretazione davvero esemplare per il tono di angoscia allucinata, la raffinatezza della dizione e il lavoro accuratissimo sulla dinamica perfettamente assecondato dal pianismo di Gerold Huber che l’ ha accompagnata con un’ attenzione e una sintonia di intenti assolutamente straordinarie. Di alto livello era anche l’ interpretazione dei cinque brani su testi italiani di Metastasio, in cui Christiane Karg ha messo in mostra tutti i pregi della sua voce dolce e delicata insieme a una pronuncia accuratissima nelle sfumature e ad una varietà espressiva capace di spaziare dalla atmosfere melanconiche di “Non t’ accostare all’ urna” fino al tono di candida gioia ingenua in “Guarda che bianca luna” e agli accenti drammatici in “Vedi quanto t’ adoro”. Due fuori programma hanno concluso in maniera splendida una serata di altissimo livello musicale, tenuta da due artisti sicuramente da annoverare tra i massimi esecutori della nostra epoca in questo repertorio.
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