Dan Ettinger è divenuto ormai un beniamino del pubblico di Stuttgart e i suoi concerti con gli Stuttgarter Philharmoniker, dei quali il quarantottenne musicista israeliano è Chefdirigent dal 2015, fanno sempre registrare un’ alta affluenza di pubblico. Tutto questo è dovuto sicuramente all’ ottima qualità del lavoro svolto da Ettinger sia per quanto riguarda la scelta dei programmi che per l’ affinamento tecnico dell’ orchestra, che sotto la sua guida ha compiuto progressi molto notevoli dal punto di vista della precisione, dell’ omogeneità di suono e della compattezza timbrica. Prima dell’ esibizione alla Liederhalle nell’ ambito del ciclo Die grosse Reihe questo concerto dedicato a musiche di Beethoven e Ravel è stato eseguito a Milano nella Sala Verdi del Conservatorio per la Fondazione La Società dei Concerti, di cui gli Stuttgarter Philharmoniker sono da tempo regolari ospiti. Per questo programma, Dan Ettinger ha invitato come solista il trentacinquenne baritono Andrè Schuen, nativo di La Val in Alto Adige (o Südtirol, come si dice nei paesi di lungua tedesca) che dopo quattro anni come Festmitglied nell’ emsemble dell’ Oper Graz si è segnalato all’ attenzione internazionale per la prima volta nel 2014 quando Nikolaus Harnoncourt lo scelse per impersonare i ruoli di Figaro, Don Giovanni e Guglielmo nelle tre opere di Mozart su testo di Da Ponte eseguite con il Concentus Musicus Wien in forma concertante al Theater an der Wien. Da allora il giovane cantante altoatesino ha iniziato una carriera molto interessante soprattutto nel repertorio liederistico e da concerto, con esibizioni presso molte delle grandi istituzioni musicali internazionali. In apertura di serata Andrè Schuen ha eseguito il ciclo An die ferne Geliebte op. 98 di Beethoven. Scritta nell’ aprile del 1816 su testi di Alois Jeitteles, medico e letterato, la raccolta costituisce forse il primo esempio assoluto di ciclo liederistico unitario nell’ argomento e nella forma Durchkomponiert in cui i sei brani che la compongono si susseguono in una stretta relazione tonale e senza soluzioni di continuità. Dan Ettinger ha utilizzato in questa esecuzione la versione orchestrale strumentata da Felix Weingartner, il celebre direttore d’ orchestra e compositore che succedette a Mahler come Hofkapellmeister all’ Opera di Vienna. Buona l’ esecuzione vocale di Schuen, che ha messo in mostra un timbro piacevole e buone intuizioni di fraseggio soprattutto nel tono estatico e sognante con cui ha reso Wo die Berge so blau, il secondo Lied del ciclo. Dopo una breve pausa Dan Ettinger ha diretto una bella esecuzione de La Valse di Maurice Ravel, in cui era perfettamente messa in rilievo l’ abilità tecnica di colui che il critico Marcel Marnat ha definito “le plus grand orchestrateur français”. Il quarantottenne direttore israeliano, che qui a Stuttgart nelle sue stagioni con i Philharmoniker ci ha fatto ascoltare diverse interpretazioni molto interessanti nel repertorio del Novecento, ne ha offerto un’ interpretazione assolutamente ideale per chiarezza, lucidità e fervore espressivo, piena di slancio e spettacolarità ma senza alcun effetto gratuitamente retorico.
Dopo la spettacolarità virtuosistica de La Valse, la seconda parte del concerto era in gran parte dedicata agli aspetti più raffinatamente introspettivi dell’ arte di Ravel. Sono appunto queste le caratteristiche dei sette Valzer conclusi da un epilogo riuniti da Maurice Ravel nel 1911 sotto il titolo Valses nobles et sentimentales in una Suite pianistica orchestrata l’ anno successivo. Dan Ettinger ne ha dato un’ interpretazione esemplare per eleganza e flessibilità nella gestione dei tempi rubati, con il giusto tono di ironico distacco perfettamente appropriato alle indicazioni dell’ autore, che in questa composizione evidenzia una rivisitazione del classico Valzer viennese condotta come un raffinato gioco intellettuale. Gli Stuttgarter Philharmoniker qui hanno messo in mostra caratteristiche sonore davvero da formazione matura, per morbidezza e trasparenza di suono e per la capacità di realizzare al meglio tutti i preziosi particolari della concertazione. Molto ben lavorata in termini di raffinatezza sonora era anche la lettura del ciclo Don Quichotte à Dulcinée, ultima composizione scritta da Ravel, prima che lo colpisse la devastante malattia cerebrale che per quattro anni non gli permise di fissare sul pentagramma una sola nota e lo condusse alla tomba, nonostante il riposo e i lunghi soggiorni in Svizzera, in Marocco e in Spagna. Il lavoro, basato su tre poemi scritti da Paul Morand, era stato commissionato per un film dedicato alla figura del celebre protagonista del romanzo di Miguel Cervantes, con la regìa di Georg Wilhelm Pabst e con la parte di Don Chisciotte interpretata dal celebre basso russo Fédor Saljapin. Il progetto alla fine andò in porto con le musiche di Jacques Ibert, in quanto Ravel, già alle prese con i primi sintomi della malattia, non potè consegnare in tempo la partitura che venne eseguita per la prima volta ai Concerts Colonne a Parigi il 1° dicembre 1934 sotto la direzione di Paul Paray e nell’ interpretazione del baritono Martial Singher. Buona, per gusto e personalità di fraseggio, l’ esecuzione di Andrè Schuen che era sostenuto molto bene dalla direzione di Ettinger, molto attento a sottolineare i ritmi di danza popolare su cui si basa questa musica. Una vivace e incisiva lettura del celebre Bolero, in cui Dan Ettinger ha ottenuto effetti strumentali di livello davvero eccellente in un tono generale sobrio, incisivo e assolutamente privo di volgarità gratuite, ha scatenato l’ entusiasmo del pubblico della Liederhalle che alla fine ha applaudito a lungo l’ orchestra e il suo Chefdirigent.
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