Il nome di Max Fiedler è ben conosciuto dai collezionisti di registrazioni storiche. Lui e Felix Weingartner sono infatti gli unici direttori di cui possediamo incisioni discografiche fra quelli che conobbero personalmente Johannes Brahms e ne eseguirono le Sinfonie in sua presenza. Nato a Zittau, cittadina sassone ai confini con l’ attuale Repubblica Ceca, il 31 dicembre 1859, August Max Fiedler iniziò gli studi musicali col padre Karl August Fiedler per poi divenire allievo del celebre organista Gustav Albrecht, che aveva studiato con Mendelssohn. Successivamente frequentò il Conservatorio di Leipzig dove ebbe come insegnante di pianoforte e composizione il celebre Carl Reinecke, col quale studiarono anche Karl Muck e Felix Weingartner. Dopo il suo brillantissimo esame finale strinse una salda amicizia con Julius Spengel, uno tra i migliori amici di Brahms. La carriera musicale di Max Fiedler iniziò ad Hamburg, come insegnante e pianista, poi a partire dal 1886 come direttore d’ orchestra. Nella città anseatica ebbe modo di conoscere a fondo l’ attività di Hans von Bülow, che per il giovane maestro sassone divenne un modello a cui ispirarsi dal punto di vista interpretativo e della tecnica direttoriale. Nel 1903 Max Fiedler divenne direttore del Conservatorio locale e l’ anno successivo dell’ orchestra del Vereins Hamburgisches Musikfreunde, l’ attuale Philharmonisches Staatsorchester Hamburg. Nel suo lavoro con l’ orchestra Fiedler introdusse nel repertorio concertistico numerosi lavori di artisti contemporanei e collaborò con solisti di altissimo prestigio come il pianista Artur Schnabel e i violinisti Pablo de Sarasate, Fritz Kreisler e Misha Elman.
Negli stessi anni, la sua fama di grande talento del podio si era accresciuta al punto di fargli ricevere numerosi inviti all’ estero. Dopo aver diretto in Russia nel 1898 con grandissimo successo, l’ anno successivo fu a Madrid e poi diede concerti a Parigi, Torino e Roma. Nel 1905 fece il suo debutto negli Stati Uniti dirigendo la New York Philharmonic nella stessa stagione in cui esordivano anche Willem Mengelberg e il grande specialista brahmsiano Fritz Steinbach. Nel 1907 Fiedler diresse per la prima volta la London Symphony Orchestra, fondata da pochi anni, e le sue esecuzioni delle opere di Brahms vennero lodate sul periodico The Musical Times per la “complete mastery of the orchestra”. Nel 1908, Max Fiedler fu indicato da Karl Muck come suo successore alla direzione stabile della Boston Symphony Orchestra. Il suo mandato durò quattro anni, con grandi apprezzamenti di pubblico anche se la critica avanzava alcune riserve sulle sue interpretazioni.
Tornato in Germania nel 1912, Max Fiedler rifiutò di tornare alla Philharmoniker Hamburg come direttore associato insieme a Siegmund von Hausegger e si trasferì a Berlino, dove iniziò una intensa collaborazione con tutte le orchestre della città e venne acclamato dalla critica come uno tra i massimi interpreti brahmsiani della sua epoca. Nel 1918 venne nominato Generalmusikdirektor a Essen, succedendo a Hermann Abendroth. Nella citta della Ruhr il direttore sassone divenne una tra le figure più prestigiose nella vita musicale tedesca dell’ epoca, eseguendo un vastissimo repertorio che includeva anche prime esecuzioni assolute di autori come Walter Braunfels, Karol Sszymanowski e Arthur Honegger, oltre a dirigere ancora regolarmente i Berliner Philharmoniker e la Staatskapelle Berlin. Il suo incarico terminò nel 1934 e Max Fiedler dedicò i suoi ultimi anni ad apparizioni come ospite a Berlino, Hamburg e Stoccolma fino alla morte avvenuta nella capitale svedese il primo dicembre del 1939.
Come già detto all’ inizio, Max Fiedler e Felix Weingartner sono gli unici due direttori che hanno conosciuto personalmente Johannes Brahms e hanno lasciato testimonianze registrate delle loro interpretazioni. I grandi divulgatori brahmsiani dei primi anni, come Hans von Bülow, Hans Richter e Fritz Steinbach non ebbero infatti la possibilità di fissare le loro esecuzioni su disco. Sappiamo che Max Fiedler in gioventù eseguì più volte le Sinfonie di Brahms in presenza dell’ autore come testimoniato da studiosi tra cui Jan Swafford, che ne parla nella sua fondamentale biografia del compositore amburghese. Max Fiedler ci ha lasciato incisioni discografiche della Akademische Ouverture, della Seconda e della Terza Sinfonia oltre a quella del Concerto N° 2 op. 83 per pianoforte e orchestra con la celebre Elly Ney come solista. Le registrazioni brahmsiane di Max Fiedler colpiscono l’ ascoltatore odierno per la estrema flessibilità del fraseggio e la mobilità agogica, con un uso accentuato dei tempi rubati. Ascoltiamo un primo esempio con il movimento iniziale della Sinfonia N°2 dall’ incisione completa effettuata nel 1931 con i Berliner Philharmoniker.
Il contrasto marcatissimo fra il tempo staccato per il tema iniziale e quello del secondo è sicuramente molto inusuale per le nostre orecchie: tutto il movimento poi si svolge in un continuo alternarsi di accelerando e rallentando, quasi una dimostrazione pratica di quello che Brahms descriveva in una celebre lettera a Joseph Joachim:
“Ich kann mir in dem Fall oft nicht genug tun mit Treiben und Halten”
– Lettera del 20 gennaio 1886 cit. Johannes Brahms in Briefwechsel mit Joseph Joachim, a cura di A.Moser, Berlin 1908, II, p. 205
Ascoltiamo adesso la stupenda, intensissima cantabilità e i rubati finissimi di cui fa sfoggio Max Fiedler in questa rara registrazione dell’ Adagio dal Concerto op. 77 incisa nel 1936 e pubblicata nel 2011 dall’ etichetta Music and Arts Programs of America, con la Berliner Funk-Orchester e Siegfried Borries, il Konzermeister dei Berliner Philharmoniker scelto da Wilhelm Furtwängler, come solista.
In una recensione apparsa sulla rivista inglese Gramophone in occasione della ristampa di queste incisioni pubblicata dall’ etichetta Beulah, il celebre critico Richard Osborne si esprimeva in questi termini:
Like his near contemporary Fritz Steinbach, whose conducting the composer specially approved, Max Fiedler was a famous Brahmsian. Alas, Steinbach died in 1916 at the age of 61, leaving behind him disciples (Toscanini, among others) but no recordings. Fiedler, by contrast, died a few weeks before his 80th birthday, leaving behind revered recordings of the Second and Fourth Symphonies, recordings which have long been of absorbing interest to students of Brahms interpretation as well as to students of late 19th-century performance practice. In this sense, no Brahms library can properly be said to be complete without them.
It was because of this that I was rather taken aback by a remark in the printed insert which accompanies Beulah’s new two-CD set. After criticising earlier transfer engineers for taking out too much surface noise and with it the ‘guts’ of the Berlin sound, the writer adds: ‘I suppose the tempos remain but that is about all.’
All? My dear fellow, the interest of these performances lies first and foremost – not to mention finally and most importantly – in the tempos: in the way they are chosen, established, and shrewdly modified by Fiedler in the course of performances which so interestingly live, move and have their being. There are other points of interest. The nature of the use of string portamentos: in the case of Fiedler and the Berlin Philharmonic, the selective and highly discriminating use of it. But it is tempo which is of paramount interest.
Ironically, it is this which enables one to give the present set a qualified welcome. The sound may be awful, but the tempos are plainly audible. Beulah’s transfers are unsatisfactory, not because of the decision to leave in high levels of surface noise, but because of the generally poor and distractingly dissimilar quality of the various 78rpm discs from which the CDs have been made. Since Biddulph’s transfers (WHL003/4) are equally unsatisfactory, a search should be initiated forthwith by a skilled transfer engineer for a good clean set of 78s of these remarkable and historically important performances.
Con l’ acume e la precisione che contraddistinguono sempre i suoi giudizi, Osborne traccia una divisione fra lo stile interpretativo brahmsiano derivato da Bülow, caratterizzato da un’ estrema mobilità ritmica e assimilato da Max Fiedler durante i suoi anni giovanili, contrapposto a quello più rigoroso nella tenuta dei tempi divulgato da Fritz Steinbach, al quale si ispirarono Felix Weingartner e Arturo Toscanini, che ebbe modo di ascoltare più volte Steinbach dal vivo restandone entusiasmato.
Eccovi adesso la registrazione completa della Quarta Sinfonia di Brahms diretta da Max Fiedler, eseguita nel 1930 con la Berlin Staatsoper Orchester. La rimasterizzazione digitale di ottima qualità permette di farsi un’ idea abbastanza attendibile degli equilibri sonori, oltre che dei tempi.
Lo stile estremamente libero delle scelte ritmiche, l’ uso insistito e attentamente graduato dei ritardando e accelerando qui sono ancora più evidenti e l’ effetto, una volta fatta l’ abitudine a questa agogica flessibile, suona estremamente logico e coerente oltre che avvincente per la carica espressiva autenticamente romantica dell’ esecuzione. Per le nostre orecchie di ascoltatori educati alla precisa coerenza ritmica introdotta fra gli altri da direttori come Toscanini, questo approccio interpretativo può sembrare illogico. Sappiamo comunque che moltissimi altri direttori di quell’ epoca si permettevano scelte agogiche estremamente libere. Chi conosce i rulli Mapleson che documentano frammenti di esecuzioni operistiche dirette da Luigi Mancinelli al Metropolitan di New York, sa che cosa intendo. Ma una tale accentuata flessibilità nelle scelte ritmiche si può ritrovare anche nelle poche registrazioni lasciateci da Arthur Nikisch, che aveva appreso questo stile suonando in orchestra come violinista sotto la direzione di Richard Wagner. Il concetto del tempo generato dalla struttura della frase e non dalla battuta fu poi sviluppato anche da Wilhelm Furtwängler, che aveva studiato a fondo le esecuzioni di Nikisch e ne scrisse così: “Nikisch vermochte es eben, ein Orchester singen zu machen. Dies… ist etwas höchst Seltenes”. Sotto questo punto di vista, le incisioni brahmsiane di Max Fiedler costituiscono un documento importante dal punto di vista storico e stilistico, non solo per i cultori delle registrazioni d’ epoca ma soprattutto per gli studiosi della prassi esecutiva. L’ appassionato brahmsiano dovrebbe senza alcun dubbio procurarsele e studiarle a fondo.
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