Moltissimi tra gli appassionati di musica per pianoforte che vivono dalle mie parti si sono dati convegno al Festspielhaus Baden-Baden per il recital solistico di Krystian Zimerman. Un appuntamento molto atteso dal pubblico, anche perchè il celebre pianista polacco da qualche anno ha fortemente ridotto il numero delle sue apparizioni in pubblico, limitandosi a non più di una cinquantina di concerti all’ anno, sempre caratterizzati da programmi meditati scrupolosamente e preparati con grande accuratezza, tanto da cancellare gli appuntamenti quando ritiene di non essere in perfetta forma. Del resto, tutta la carriera di questo grandissimo artista non ha mai avuto per obiettivo il successo facile. Allorquando, appena diciannovenne, Zimerman si impose all’ attenzione del mondo musicale internazionale con il trionfo nel Concorso Chopin di Varsavia del 1975, venne immediatamente accreditato come futuro specialista chopiniano. Nel corso della sua carriera invece Zimerman rivelò gradatamente una notevolissima duttilità interpretativa, affrontando in maniera significativa un repertorio molto articolato, da Bach fino al Novecento di autori come Debussy e i compositori suoi compatrioti Szymanovski e Lutoslawski, della cui musica è da anni appassionato divulgatore. Gli aspetti caratterizzanti del pianismo di Krystian Zimerman sono costituiti dalla bellezza del timbro e dalla flessibilità del fraseggio, all’ interno di una concezione interpretativa basata su un’ assoluta coscienza formale. Quasi un neoclassicismo rivissuto, che accoglie anche le seduzioni della sensibilità. Una figura di interprete che per alcuni aspetti può essere accostata a quella di Walter Gieseking, proprio per l’ eleganza e lo stile aristocratico del fraseggio.
A sessantadue anni, Zimerman si trova ancora in possesso di un’ assoluta saldezza di mezzi tecnici e soprattutto di un’ intatta motivazione per la ricerca di nuove soluzioni interpretative, come testimonia il suo più recente, splendido CD dedicato alle due ultime Sonate di Schubert, accolto con entusiasmo dal pubblico e da tutta la critica internazionale. Anche nel recital al Festspielhaus il virtuoso nativo di Zabrze ha offerto una prova davvero superlativa di padronanza della tastiera e capacità di trarre una gradazione inesauribile di colori dallo strumento. Nelle Quattro Mazurke op. 24 di Chopin, che aprivano il programma della serata, Zimerman ci ha fatto ascoltare un’ autentica lezione di gradazione del tocco e gioco di polso, traendo dal pianoforte una varietà inesauribile di sonorità liquide e iridescenti. Stupenda in particolare la sottolineatura delle armonie cangianti nella Mazurka N° 2 in do maggiore e la liquida iridescenza di certi preziosi passaggi in pianissimo, davvero da interprete di classe eccelsa. Seguiva poi la Sonata op. 2 di Brahms, un lavoro che il compositore amburghese scrisse a diciannove anni di età e che presenta nella sua concezione tracce evidenti del futuro sviluppo sinfonico. Zimerman, che in questo periodo sta riproponendo nei suoi programmi concertistici tutte e tre le Sonate brahmsiane per pianoforte, la interpreta con un suono rotondo e pieno e un fraseggio appassionato, esponendo con una perfetta lucidità le strutture ed evidenziando al meglio la contrapposizione degli elementi tematici. Una lettura che nella concezione generale si richiamava alla celebre incisione discografica che il pianista polacco realizzò nel 1979, ma molto più meditata e approfondita nei particolari e nella scelta delle dinamiche.
Ancora Chopin per il programma della seconda parte, con l’ esecuzione dei Quattro Scherzi. Lo Chopin di Krystian Zimerman è da anni considerato come un vero e proprio modello di riferimento e anche in questa occasione la sua lettura è stata assolutamente esemplare, di quelle che l’ ascoltatore percepisce immediatamente come “giuste” per padronanza stilistica, splendida varietà di tocco, efficacia di fraseggio e una perfezione tecnica ancora intatta nei passaggi di virtuosismo più impegnativi nonostante qualche singola nota sbagliata qui e là. L’ esecuzione del Primo Scherzo in si minore op. 20 era davvero travolgente per passionalità di fraseggio e pienezza di suono. Nel secondo e terzo brano del ciclo Zimerman propone atmosfere di carattere più meditato e introverso, senza mai lasciarsi andare verso la facile spettacolarità e la retorica. Devo dire che io nello Scherzo N° 3 op. 39 in do diesis minore continuo a preferire l’ atmosfera tragica, quasi da sabba infernale evocata nelle interpretazioni di pianisti come Richter e Pollini, ma la coerenza e la lucidità di fraseggio che Zimerman ha evidenziato anche qui contribuivano a formare un’ esecuzione molto coerente e assolutamente logica nelle scelte. Assolutamente splendida è risultata la nobiltà espressiva che Zimerman ha conferito alla sezione centrale dello Scherzo N°4 in mi maggiore, con la linea melodica evidenziata in maniera davvero perfetta, da interprete maturo e completo. Va sottolineata ancora una volta la bellezza del suono, potente, magistralmente controllato in tutto l’ arco dinamico e perfettamente rotondo anche nei fortissimi. Trionfo finale, come era da attendersi per un concerto di tale livello. Zimerman, che solitamente non è molto generoso nel concedere i bis, questa volta appariva rilassato e di buon umore, tanto da regalare al pubblico del Festspielhaus quasi una terza parte di concerto con una magistrale, visionaria esecuzione della prima, terza e quarta Ballata dal ciclo op. 10 di Johannes Brahms. Una inattesa e meravigliosa conclusione di serata, che ha portato alle stelle l’ entusiasmo degli spettatori.
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