Il concerto di Reinhard Goebel con gli Stuttgarter Philharmoniker era atteso dagli appassionati di queste parti con grande interesse, dopo le tre bellissime serate che il sessantaquattrenne maestro nativo di Siegen aveva tenuto nel 2016 a Stuttgart e a Ludwigsburg. Il leggendario violinista e fondatore del gruppo Musica Antiqua Köln, con il quale ha scritto pagine decisive nella storia dell’ esecuzione condotta secondo criteri filologici, ha interrotto da qualche anno la carriera di strumentista a causa di problemi fisici e continua la sua opera di divulgatore della prassi esecutiva storicamente informata come apprezzato direttore d’ orchestra, ospite regolare di quasi tutti i grandi complessi sinfonici mondiali. Naturalmente Goebel applica i principi della filologia esecutiva anche facendo musica con le orchestre moderne anche se, come lui stesso ha spiegato nella presentazione della serata, oggi il suo punto di vista è rivolto maggiormente al fraseggio strumentale più che al mezzo sonoro impiegato per ottenerlo. In questo senso, il suo pensiero è mutato al punto di rinnegare tutto il lavoro svolto nei suoi anni di attività insieme al Concerto Köln, che lui oggi definisce sbrigativamente ein Quatsch, una stupidaggine. Del resto, anche altri illustri esponenti della prassi esecutiva storicamente informata come il defunto Nikolaus Harnoncourt e Sir Roger Norrington hanno sempre ritenuto possibile un approccio filologico anche facendo musica con le formazioni sinfoniche di tipo tradizionale. Nei suoi ultimi anni di lavoro Goebel, che dal punto di vista tecnico è un direttore completo e affidabilissimo, ha focalizzato la sua ricerca su programmi a tema e sulla ricostruzione di serate storicamente fondamentali. In questo senso il programma da lui scelto per il concerto con gli Stuttgarter Philharmoniker intendeva rievocare la Orchesterakademie del 7 aprile 1805 al Theater an der Wien, nella quale venne eseguita per la prima volta in una serata aperta al pubblico la Terza Sinfonia op. 55 di Beethoven sotto la direzione di Franz Clement, Konzertmeister e direttore stabile del teatro viennese oltre che violinista fra i massimi della sua epoca, che circa un anno e mezzo dopo commissionò al compositore di Bonn ed eseguì per la prima volta in pubblico il Concerto per violino op. 61.
In quella storica serata viennese, l’ Eroica beethoveniana concludeva un programma che, dopo l’ Ouverture dall’ Anacréon di Cherubini, diretta da Goebel con raffinatezza e magnifico senso dello stile, comprendeva il Concerto per violino e orchestra N° 1 di Franz Clement che, stando ai resoconti d’ epoca, riscosse un successo assai maggiore di quello ottenuto dalla Sinfonia beethoveniana, caratterizzata da soluzioni compositive estremamente nuove e ardite che lasciarono il pubblico viennese abbastanza disorientato. Per il nostro gusto di ascoltatori odierni, si tratta di un lavoro gradevole anche se caratterizzato da un’ impostazione abbastanza accademica. La scrittura orchestrale è molto accurata, la parte solistica presenta soluzioni complesse ideate chiaramente da Clement per mettere in risalto la sua tecnica, che a quell’ epoca era ammiratissima, ma quello che forse manca alla partitura è l’ ispirazione melodica, il motivo capace di imprimersi nella mente di chi sta ascoltando. In ogni caso, un pezzo molto piacevole da sentire e interessante per capire il tipo di musica che nella Vienna di Beethoven costituiva il fulcro del repertorio abituale.
La parte solistica del Concerto è stata splendidamente messa in evidenza dall’ esecuzione di Alina Pogostkina, trentaquattrenne violinista russa naturalizzata tedesca considerata una tra le giovani virtuose più apprezzate attualmente a livello internazionale sia per il suo talento strumentistico che per l’ originalità di un repertorio che spazia dal barocco fino alla musica contemporanea. La Pogostkina, che ha già eseguito diverse volte in pubblico il concerto di Clement insieme a Reinhard Goebel, suona in maniera tecnicamente rifinitissima e riesce a ricavare dal suo strumento, lo Stradivari “Sasserno” del 1717, un timbro prezioso e ricercato con una quarta corda sonora e luminosa. Il fraseggio è di grande eleganza, raffinato nelle sfumature e stilisticamente impeccabile. Una prestazione davvero di notevole livello, grazie alla quale i pregi del lavoro di Clement sono stati messi in perfetta evidenza.
Certamente, dopo l’ ascolto di Clement la forza innovativa dell’ Eroica di Beethoven si impone in maniera indiscussa. In questa successione si percepisce in maniera chiarissima la distanza enorme che separava il genio del compositore di Bonn da tutti i musicisti della sua epoca. Reinhard Goebel imposta la sua lettura su tempi abbastanza stretti, evidenzia al massimo tutte le tensioni armoniche e riesce a ricavare dagli Stuttgarter Philharmoniker tramite il suo gesto elegante e chiarissimo sonorità sempre coerenti al progetto di un’ esecuzione storicamente informata, con una cura del suono sempre attentissima e una minuziosa attenzione ai particolari del fraseggio. Soprattutto l’ interpretazione della celebre Marcia Funebre era interessante nel suo tono severo, asciutto e di sobria compostezza, assolutamente privo di retorica. Un’ interpretazione sempre tesa, vibrante e davvero inusuale nella concezione. Il pubblico della Liederhalle ha applaudito a lungo tutti gli esecutori di questo concerto davvero originale nella concezione e complessivamente interessantissimo. Speriamo di riascoltare al più presto Reinhard Goebel qui da noi.
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Il fraseggio è di grande eleganza, raffinato nelle sfumature e stilisticamente impeccabile. Una prestazione davvero di notevole livello – ja! Ich habe sie letztens leider in Berlin verpasst. Sie spielte das schöne Nielsen-Konzert, das ich dann über Radio nachgehört habe.
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Ich war gestern in Bohème, da verstehe ich Italienisch immer besonders gut 🙂
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