Berliner Philharmoniker live streaming

philharmonie berlin
Inizia stasera alle 19 la stagione dei Berliner Philharmoniker, per il secondo anno trasmessa in live streaming tramite la Digital Concert Hall. Sotto la direzione di Sir Simon Rattle, l´orchestra berlinese eseguirà The Young Person´s Guide to the Orchestra op.34 di Benjamin Britten, seguita da Laterna Magica, brano in prima esecuzione assoluta, commissionato dall´orchestra alla compositrice finlandese Kaija Saariaho.Nella seconda parte, ascolteremo la Symphonie fantastique op.14 di Hector Berlioz. La Digital Concert Hall ha riscosso nel suo primo anno di vita un lusinghiero successo di pubblico, con piú di 200000 visite e 14000 utenti registrati. Più di 2000 persone hanno già sottoscritto l´abbonamento online per la stagione che inizia stasera. L´iniziativa ha ricevuto anche numerosi riconoscimenti pubblici, tra cui una Gold World Medal al New York Festival dello scorso giugno, nella categoria "Best Use of Medium/Website". Non serve spendere ulteriori parole di lode per l´avventura pionieristica intrapresa dai Berliner Philharmoniker, un vero esempio di come utilizzare le nuove tecniche di comunicazione per avvicinare nuove fasce di pubblico alla musica classica e per renderla veramente alla portata di tutti, nel senso piú ampiamente democratico del termine.
Appuntamento in rete tra poco.
Questo è il link della Digital Concert Hall, per chi volesse per la prima volta fare conoscenza col mezzo:

dch.berliner-philharmoniker.de/

Herbert von Karajan, vent’ anni dopo

karajan01gIl 16 luglio 1989 moriva a Salzburg il maestro Herbert von Karajan. La sua figura è stata adeguatamente celebrata Continua a leggere “Herbert von Karajan, vent’ anni dopo”

Impressioni da Berlino

berlinUn week end musicale a Berlino é sempre un’ esperienza altamente raccomandabile. L’ offerta di avvenimenti proposta dalla capitale tedesca Continua a leggere “Impressioni da Berlino”

L’ Italia e la cultura

Se la Rai «snobba» Muti e i Berliner

Il concerto di Riccardo Muti, che dopo anni torna a dirigere i Berliner Philharmoniker, non sarà trasmesso dalla Rai. Molti considerano l’ appuntamento napoletano uno dei grandi eventi musicali del 2009, tanto che le televisioni di altri Paesi stanno allestendo la diretta per oggi. La Rai ha detto no e gli italiani dovranno accontentarsi del tradizionale concerto organizzato dai sindacati in piazza San Giovanni a Roma, presente Vasco Rossi. Possiamo immaginare quel che è successo. Il presidente Garimberti e il direttore generale Masi si sono appena insediati e non sanno ancora come ci si comporta in questi casi; i direttori di rete sono in scadenza e nessuno vuole prendersi sul groppone un contratto oneroso e con scarsa audience. Così, nell’ indecisione, il concerto di Muti al San Carlo di Napoli non andrà in onda. Certo, un Servizio pubblico dovrebbe essere geneticamente attrezzato per affrontare simili situazioni: il prestigio non fa audience ma rientra nei compiti istituzionali della Rai. Il concetto di servizio pubblico si fonda infatti sull’ idea che la produzione e la diffusioni di programmi tv costituisca un «bene pubblico» di importanza nazionale e non un fatto privato, interamente demandato al mercato. Ma nella vicenda c’ è un aspetto ancora più triste. Il rifiuto di trasmettere il concerto dei Berliner nasce in un contesto linguistico e politico di assoluta povertà, come se gli eventi culturali di eccezionale importanza parlassero una lingua sconosciuta ai palinsesti Rai. Raitre deve già seguire Vasco Rossi, Raiuno è allo sbando senza più una linea editoriale comprensibile, e Raidue, infine, pensa ai giovani e, come direbbe Arbasino, è tutta un delirio di griffe, gaffe, vaffa, hip, hop, hit, vip, chip, cheap… Muti e sordi: il vero guaio è che la Rai non ama più se stessa.

Aldo Grasso

Aldo Grasso ha detto tutto, e io non ho altro da aggiungere su una tv che é lo specchio fedele di un paese allo sbando dal punto di vista culturale, politico e umano.

Fonte:archiviostorico.corriere.it/2009/maggio/01/Rai_snobba_Muti_Berliner_co_9_090501094.shtml

Concerti live streaming

Splendida iniziativa dei Berliner Philharmoniker,che il prossimo 6 gennaio inaugureranno la loro Digital Concert Hall,che permetterá agli utenti del web di assistere ai concerti in diretta live streaming dalla Philharmonie.Pagando 5 Euro,si potrá vedere Sir Simon Rattle dirigere la Danza slava op.46 n.8 di Antonin Dvorak e la Prima Sinfonia di Brahms.Per i successivi appuntamenti,il prezzo é di 9.90 Euro.Ma,oltre ai concerti della presente stagione,il nuovo canale in streaming offre anche la possibilitá di accedere ad un archivio delle serate degli anni passati,nonché a film esclusivi sulle altre attivitá dell´orchestra berlinese,come il programma educativo Zukunft@BPhil.Bellissima iniziativa,non c´é che dire,perfettamente in linea con l´ereditá lasciata da Herbert von Karajan,che fu acceso propugnatore di tutti gli sviluppi tecnologici finalizzati alla massima diffusione della musica e che,se fosse ancora vivo,avrebbe senz´altro approvato e sostenuto un simile progetto con tutte le sue forze.
Per chi cercasse ulteriori informazioni o volesse acquistare i biglietti online (c´é anche la possibilitá di abbonarsi all´intera stagione concertistica pagando 149 Euro) l´indirizzo web dell´orchestra é:

www.berliner-philharmoniker.de/

Appuntamento in rete al 6 gennaio.Io ci saró senz´altro.

26 giugno: auguri a Claudio Abbado

Il settantacinquesimo compleanno di un direttore illustre diventa, naturalmente, una buona occasione per riflettere su tutta la sua attivitá passata. Sembra ovvio affermare che Claudio Abbado é da collocarsi a buon diritto tra i pochi direttori d’ orchestra realmente storici della generazione a ridosso della seconda guerra mondiale. Formatosi a Milano e perfezionatosi a Vienna, Abbado é riuscito ad assimilare e sintetizzare il meglio di queste due culture, sviluppando poi una sua originalitá sia nel campo interpretativo che in quello della programmazione culturale. In tutte le istituzioni musicali con cui ha collaborato nel corso della sua vita artistica, Abbado ha sempre portato avanti un’ idea di rinnovamento nelle proposte, nonché una precisa logica nella programmazione intesa non solo come successione di eventi, ma come parte di un progetto culturale articolato. Si inscrivono in questa logica il Festival Berg, il Festival Mussorgsky e il Progetto Debussy alla Scala, il Festival Wien Modern e le stagioni tematiche a Berlino. Ma tra i risultati storici raggiunti dal direttore milanese in campo interpretativo rimane prima di tutto indimenticabile il lavoro compiuto sulle partiture di Rossini, sia per la lucida analiticitá della proposta musicale, tale da mettere in risalto ad esempio le profonde affinitá tra le geometrie rossiniane e la tagliente ironia di certo Novecento (Stravinsky in testa) che per il lavoro scrupoloso di ricerca sulle fonti. Il coronamento di tutto ció si é avuto con la magistrale riproposta del Viaggio a Reims, uno degli spettacoli storicamente piú importanti nell’ ultimo scorcio del Novecento. Ma anche accostandosi al repertorio verdiano Abbado ha sempre compiuto scelte di grande originalitá, privilegiando le opere che mettono in risalto le affinitá di Verdi con la grande cultura europea del suo tempo (Un ballo in maschera, Don Carlo) e quelle che presentano spunti di riflessione sul rapporto tra l’ uomo e il potere, come Simon Boccanegra e Macbeth, e ancora Don Carlo per molti aspetti. A me personalmente dispiace che il maestro non abbia mai preso in considerazione l’ universo di Puccini, perché sono convinto ad esempio che la scrittura cosí genialmente innovativa di Turandot potesse benissimo appartenere alla sua concezione interpretativa del Novecento ed essere da lui resa in maniera quanto mai originale. Del  resto, Abbado ha fatto del repertorio novecentesco uno dei cardini della sua attivitá. L’ eccellenza dei risultati da lui raggiunti affrontando Strawinsky, Prokof´ev, Bartók, Debussy e gli autori  della Scuola di Vienna é stata commentata e analizzata piú volte, e forse solo Pierre Boulez, tra i direttori appartenenti alla sua generazione, é riuscito a raggiungere un tale livello di eccellenza in questo repertorio.
Dobbiamo adesso parlare di Abbado interprete di Mahler. Per talento, concezione musicale e formazione culturale, Abbado é sicuramente l’ unico direttore italiano che possedesse i requisiti di base per scandagliare fino in fondo l’ universo del compositore boemo. Non é un caso perció che il maestro abbia scelto la Seconda Sinfonia di Mahler per il suo debutto al Festival di Salzburg nel 1965. Sicuramente le interpretazioni mahleriane di Abbado sono da collocarsi tra le massime della storia, per luciditá analitica e coinvolgimento espressivo, oltre che per la naturalezza e fluiditá del fraseggio orchestrale.
A partire dai suoi anni berlinesi Abbado ha intensificato il suo approccio al repertorio del grande sinfonismo classico-romantico, anche qui con un minuzioso e progressivo lavoro di scavo e analisi che ha avuto il suo culmine nel ciclo beethoveniano portato a Roma nel 2000 con i Berliner Philharmoniker, che resta forse la miglior sintesi mai raggiunta fra tradizione classica e ripensamento moderno alla luce del lavoro musicologico compiuto sulle fonti. Questa filosofia di base é riscontrabile anche nel ciclo schubertiano inciso con la Chamber Orchestra of Europe, a mio avviso tra le piú belle registrazioni portate a termine dal maestro.
A completamento della riflessione di Abbado su Beethoven é arrivata quest´anno la sua stupenda interpretazione del Fidelio, una delle sue piú belle interpretazioni operistiche, destinata a rimanere memorabile per la commossa partecipazione e la straordinaria carica espressiva. Speriamo che nella sua attivitá futura Abbado si decida a porre l’ ultimo tassello della sua costruzione interpretativa beethoveniana affrontando la Missa Solemnis.
Ma non si puó concludere un post su Abbado senza accennare al suo trentennale lavoro con le orchestre giovanili, un’ attivitá che ha profondamente innovato il mondo musicale e posto le basi per la rivelazione di tanti musicisti di talento.
Che dire ancora? Dal mio punto di vista di ascoltatore, un grazie sincero al direttore che, dagli anni Settanta in poi, ha accompagnato la mia vita scandendola con decine di esecuzioni memorabili.
Per il resto, si sa benissimo che Abbado é un uomo che guarda avanti ed ha senz’ altro in mente qualche nuovo progetto per sorprendere il suo pubblico.
Tanti auguri, Claudio! Sì perché, come tutti sanno, ad Abbado non piace affatto essere chiamato maestro…

5 aprile 1908 – 5 aprile 2008: onore al maestro Herbert von Karajan

Cento anni fa a Salzburg, in una casa sulle rive della Salzach, nasceva il secondo figlio del dottor Ernst von Karajan, chirurgo e fondatore dell’ ospedale regionale della cittá austriaca. Il piccolo Heribert (piú tardi abbreviato in Herbert) riveló prestissimo prodigiose doti musicali e, dopo l’ esordio in pubblico a nove anni come pianista, studió alla Musikakademie di Wien debuttando come direttore d’ orchestra nella sua cittá il 14 gennaio 1929, sul podio del Mozarteum. Era la serata che segnò l’ inizio di una tra le piú prestigiose carriere direttoriali che la storia ricordi, culminata nei trentaquattro anni di attivitá come Chefdirigent dei Berliner Philharmoniker, giá prima di Karajan la migliore orchestra del mondo e destinata sotto la sua guida, a diventare anche la piú famosa. Alla guida della prestigiosa formazione  berlinese e dei Wiener Philharmoniker, complesso con cui ebbe pure un rapporto di lavoro pluridecennale, Karajan sviluppó una cultura del suono e dell’ analisi musicale che fecero da base ad una serie di intepretazioni tra le piú straordinarie che la storia del secolo scorso abbia annoverato. Puntiglioso e implacabile nelle prove,dotato di una personalitá interpretativa e di una versatilitá di temperamento assolutamente senza confronti, Karajan va annoverato tra i pochissimi che siano riusciti, nelle loro prestazioni migliori, a sublimare e trascendere l’ atto dell’ intepretazione musicale fino a farlo diventare una sorta di vera e propria ri-creazione della partitura. Il suono orchestrale che Karajan riusciva a creare in concerto era assolutamente senza confronti. Nelle occasioni in cui ho avuto la fortuna di sentirlo dal vivo ho sempre pensato che le sue incisioni discografiche restituivano solo una parte di questa qualitá timbrica. A questo si aggiungevano la finezza e flessibilitá del fraseggio e la capacitá analitica di evidenziare anche i minimi dettagli delle partiture che dirigeva. Da un concerto di Karajan si usciva sempre con la sensazione di aver scoperto nella musica ascoltata particolari e aspetti di cui non ci si era mai accorti prima. E questo accadde fino all’ ultimo,a dispetto di gravi problemi fisici che ne limitarono sempre di piú le possibilitá gestuali. L’ immagine piú forte che mi é rimasta nella memoria é quella del suo ultimo concerto al Festival estivo di Salzburg, il 30 agosto 1988, della sua entrata in scena sorretto da due persone, e di come da movimenti ormai ridotti al minimo prese vita la piú sconvolgente, visionaria e commossa esecuzione del Deutsches Requiem di Brahms che avessi mai ascoltato, la quale é rimasta da allora in modo indelebile nella mia memoria come un modello insuperato di perfezione. Lo stesso posso dire dell´ultima volta che lo ascoltai, nel marzo 1989 ancora a Salzburg, in un Requiem di Verdi reso con una tale intensitá fatta di angoscia e speranza insieme da far dire ad alcuni spettatori in sala: “Er hat das für sich selbst dirigiert!”. Circa tre settimane piú tardi, il 23 aprile 1989, la carriera di Herbert von Karajan si chiudeva al Musikverein di Wien, con un’ esecuzione della Settima Sinfonia di Bruckner.

Il Maestro riposa nel piccolo cimitero di Anif, vicino Salzburg, in una tomba semplicissima, in mezzo a contadini e artigiani. Un perfetto sigillo ad una vita dedicata interamente e solo alla musica, a dispetto dell’ immagine pseudodivistica che certa stampa ha sempre tentato di costruirgli addosso. Certamente era un uomo che, tra le tante sue doti, possedeva anche quella di vendersi bene. Ma chi dice che questo sia un difetto in una persona che decide di fare il musicista ed apparire in pubblico? In realtá, Karajan fu un sagace utilizzatore delle possibilitá mediatiche per lo scopo che si era proposto nella sua vita: fare musica piú perfetta possibile e portarla a conoscenza del pubblico piú ampio possibile. Divulgatore appassionato di tutte le novitá tecniche in materia di registrazione, non riesce difficile immaginarlo oggi a sfruttare al massimo le nuove frontiere del web. Sono convinto che se oggi fosse ancora vivo, avrebbe un blog per dialogare col pubblico e sicuramente avrebbe aperto una stream tv per diffondere tramite la rete i suoi concerti. Ricordiamolo oggi ascoltando qualcuno dei suoi dischi. Personalmente suggerisco il rivoluzionario Ring, la Bohéme con Mirella Freni e Luciano Pavarotti,il Requiem di Verdi filmato alla Scala e soprattutto l’ incredibile ciclo sinfonico  beethoveniano del 1963, a mio avviso forse il miglior Beethoven mai consegnato al disco.

Alles Gute zum Geburtstag, Maestro!