
Foto ©Monika Rittershaus
Con la replica del concerto diretto da Kirill Petrenko si è conclusa l’ edizione 2023 degli Osterfestspiele Baden-Baden. I comunicati stampa della direzione hanno sottolineato il grande successo finanziario della manifestazione, con il 95% di biglietti venduti per le recite operistiche e una percentuale di poco inferiore per i concerti sinfonici. Anche i concerti da camera tenuti dagli strumentisti dei Berliner Philharmoniker in varie sedi hanno registrato un’ ottima affluenza di pubblico. Come sempre è stato già annunciato il programma del 2024 che si preannuncia di grande interesse: Kirill Petrenko dirigerà una nuova produzione dell’ Elektra con la regia di Philipp Stölzl e Nina Stemme come protagonista, oltre a una serata wagneriana e a un concerto con la violinista Lisa Batiashvili, mentre per la terza serata sinfonica salirà sul podio Tugan Sokhiev con Jan Lisiecki come solista. Gli Osterfestspiele Baden-Baden sono diventati importantissimi anche per il bilancio finanziario della città visto che, sempre secondo i dati ufficiali comunicati alla stampa, durante le due settimane del festival i ricavi delle attività commerciali (negozi, ristoranti, locali e alberghi) aumentano del 60%. Per quanto mi riguarda, io seguo il più possibile i concerti di questa rassegna perché per un appassionato di musica che vive da queste parti la possibilità di ascoltare per tre o quattro serate i Berliner Philharmoniker senza compiere un lungo viaggio costituisce un’ occasione a cui difficilmente si può rinunciare.
Veniamo alla cronaca della serata conclusiva per la quale Kirill Petrenko, dopo aver diretto la Frau ohne Schatten ha coerentemente scelto un programma completamente straussiano. Lo Chefdirigent dei Berliner Philharmoniker si è costruito una fama di grande interprete della musica del compositore bavarese con le sue produzioni alla Bayerische Staatsoper e anche il programma del suo debutto berlinese da direttore stabile designato iniziava con una fulminante esecuzione del Don Juan. Nella prima parte abbiamo ascoltato i Vier letzte Lieder, commovente capolavoro che insieme alle Metamorphosen costituisce uno dei capolavori assoluti dell’ ultima stagione creativa del musicista, vero e proprio epicedio sulla tragedia della guerra e su un’ epoca irrimediabilmente perduta. La parte vocale di questa affascinante riflessione sul passato espressa tramite una musica di altissima ispirazione era affidata a Diana Damrau, cantante che di solito non suscita in me entusiasmi. Va comunque detto che il repertorio di lingua tedesca risparmia al soprano di Günzburg le pesanti disuguaglianze di emissione che la penalizzano quando affronta le opere italiane. In questa occasione la Damrau è sembrata ispirata dal meraviglioso sfondo sonoro servitole da Petrenko e il tono crepuscolare che si manifesta come clima dominante del ciclo fin dall’inizio di Frühling, il brano di apertura, la linea melodica luminosa e salda della voce che sul magnifico sfondo orchestrale creato dall’ autore esprime la bellezza di una sensazione vissuta, è stato reso dalla cantante con un fraseggio assai appropriato per ispirazione e capacità di scavo della parola. Lo stesso si può dire del Lied seguente, September, nel quale la Damrau ha sottolineato la splendida frase conclusiva Langsam tut er die großen müdgewordnen Augen zu con una lodevole intensità espressiva e un adeguato dominio della dinamica. L’ eleganza del fraseggio e la dizione calibrata in maniera molto attenta caratterizzavano anche l’ esecuzione degli altri due brani, con particolari interpretativi evidenziati in modo splendido dalla bacchetta di Petrenko, bravissimo a calibrare i colori orchestrali in sintonia con quelli della linea vocale. Un’ esecuzione di ottima qualità anche sotto il profilo dell’ intesa interpretativa fra la solista e il direttore.

Foto ©Monika Rittershaus
Di altissimo livello era anche l’ esecuzione di Ein Heldenleben, il celebre poema sinfonico di Richard Strauss, che occupava tutta la seconda parte del programma. Un brano che fa parte della storia stessa dei filarmonici berlinesi, che lo hanno suonato e registrato decine di volte con tutti i più grandi direttori della storia. L’ interpretazione di Kirill Petrenko si caratterizzava innanzi tutto per la stupenda prestazione dei Berliner Philharmoniker, ai quali la celebre partitura dedicata da Stauss a Willem Mengelberg e alla sua Concertgebouworkest dava la possibilità di mettere in mostra tutte le caratteristiche di precisione e stupenda bellezza timbrica che li pongono al vertice delle grandi formazioni sinfoniche mondiali. Il timbro rotondo e la superba cavata degli archi, la precisione e squillo degli ottoni e la morbidezza della sezione legni, che nelle sue file annovera solisti celebri come l’ oboista Albrecht Mayer e il flautista Emmanuel Pahud, venivano messi in splendida evidenza dall’ impostazione fluida e ricca di senso del racconto scelta da Petrenko, sontuosa nelle sonorità, fervida e appassionata nel fraseggio e ricca di preziose sottolineature coloristiche. Già dalla prima esposizione del Thema des Helden, affidata a corni e celli e seguita dal bellissimo motivo lirico in si minore esposto da archi e fiati, l’ orchestra berlinese ha messo in mostra tutti i pregi del suo modo di far musica. Eccellente il gioco virtuosistico dei fiati nel secondo tempo, seguito dal bellissimo assolo di violino che inizia la terza parte, Des Helden Gefährtin, suonato in maniera davvero superba da Vineta Sareika-Völkner, la nuova Konzertmeisterin che ha preso il posto tenuto per quasi quarant’ anni dal leggendario Daniel Stabrawa. Magnifica la plasticità ed espressività di esposizione ottenute da Petrenko nella quarta parte, e assolutamente da ricordare il trionfo di sonorità liquide e iridescenti della sezione conclusiva, con il solenne accordo finale che si distendeva come un autentico arcobaleno sonoro. Un’ interpretazione assolutamente emozionante, senza dubbio tra le migliori da me ascoltate di questo capolavoro, salutata da un vero trionfo di pubblico alla conclusione.
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