Dopo più di cinque mesi i Berliner Philharmoniker sono tornati ad esibirsi davanti al loro pubblico, per il concerto inaugurale della stagione 2020/21. Durante i mesi della quarantena, l’ orchestra ha realizzato insieme al suo Chefdirigent Kirill Petrenko alcuni autentici capolavori di creatività come il memorabile Europakonzert, un avvenimento destinato a rimanere nella storia al pari della Settima Sinfonia di Shostakovich eseguita nella Leningrad assediata dai nazisti, e gli altri splendidi concerti in streaming nei quali Petrenko ha dato dimostrazione, oltre che della sua bravura direttoriale, di un’ intelligenza e fantasia straordinarie nell’ impaginazione dei programmi. La stagione che si è aperta ieri non sarà comunque facile, anche per un complesso come quello berlinese che può contare su risorse finanziarie cospicue: la cancellazione della tournée negli USA e di altri concerti all’ estero, lo sbigliettamento ridotto a 500 spettatori almeno fino alla fine di dicembre e i conseguenti mancati introiti comporteranno sicuramente gravi problemi per il management dell’ orchestra berlinese. Oltre a tutto questo, le regole di distanziamento sociale da applicarsi sulla scena hanno obbligato la direzione artistica a ripensare tutti i programmi concertistici dei primi tre mesi di stagione, cancellando le esecuzioni dei pezzi per grande organico strumentale. Anche per questa serata inaugurale infatti Kirill Petrenko aveva previsto come brano di apertura la Passacaglia op. 1 di Anton Webern a fare da pendant per la Quarta Sinfonia di Brahms, il cui Finale è appunto una Passacaglia. Saltato il pezzo di Webern a causa della strumentazione impossibile da mettere in scena con gli orchestrali a distanza di un metro ciascuno, lo Chefdirigent dei Berliner ha scelto come inizio della serata Verklärte Nacht, il celebre Sestetto di Schönberg nella versione per orchestra d’ archi realizzata dall’ autore nel 1943.
Petrenko aveva già eseguito questo brano durante il quinto concerto delle Berlin Phil Series, il ciclo di serate cameristiche tenute nella Philharmonie, senza spettatori e videotrasmesse sulla Digital Concert Hall con cui i Berliner hanno sostituito la normale programmazione durante i mesi della quarantena. L’ accostamento con la Quarta Sinfonia brahmsiana era perfettamente azzeccato, se pensiamo che Schönberg ammirava molto Brahms e in una sua fondamentale conferenza del 1933, poi pubblicata come saggio dal titolo Brahms, der Fortschrittliche, ebbe a notare che, a distanza di tempo, il contributo di Brahms all’ evoluzione del linguaggio musicale appare non meno rilevante di quello di Wagner mentre i tratti comuni, dal punto di vista linguistico, risultano più evidenti delle divergenze. Come tutti sanno il celebre Sestetto costituisce forse il lavoro più compiuto della fase creativa schönberghiana precedente la svolta radicale verso il superamento della tonalità. Criticatissimo al suo apparire per il tono definito troppo sperimentale, tanto che un membro della commissione che doveva esaminare il pezzo in vista della prima esecuzione al Musikverein ne disse, secondo quanto testimoniato da Zemlinsky, “Das klingt ja, als ob man die noch nasse Tristan-Partitur darüber gewischt hätte”, è un brano che affascina l’ ascoltatore per la preziosità di una scrittura che crea un’ atmosfera rarefatta tramite la combinazione di un cromatismo tristaneggiante con una tecnica di sviluppo chiaramente derivata da quella della variazione brahmsiana. La lettura interpretativa di Petrenko, che già nel concerto di marzo appariva perfetta nel rendere la combinazione di echi romantici, preziose estenuazioni e soluzioni armoniche di straordinaria modernità che costituisce la caratteristica peculiare del brano, è apparsa ulteriormente potenziata dal fatto di avere a disposizione quarantacinque strumentisti anzichè i 19 del concerto in streaming. Il suono ricco, pieno, la cavata superba e la perfezione nel legato che la sezione archi dei Berliner Philhamoniker ci ha fatto ascoltare in questa esecuzione era una vera e propria festa per l’ orecchio, perfettamente assaporabile anche nella diretta streaming.
Durante la breve pausa per i cambiamenti nella Bestuhlung dell’ orchestra, in una breve intervista Petrenko ha spiegato le ragioni dei mutamenti nel programma e le fonti da lui utilizzate nella preparazione della Quarta Sinfonia di Brahms, raccontando di avere utilizzato una partitura annotata da un assistente di Fritz Steinbach che dal 1886 al 1903 fu Hofkapellmeister a Meiningen succedendo ad Hans von Bülow e Richard Strauss. Durante il suo periodo come direttore della Hofkapelle, Steinbach lavorò assiduamente insieme a Brahms e divenne uno tra i primi divulgatori delle sue partiture sinfoniche. Rispetto allo stile interpretativo brahmsiano derivato da Bülow, caratterizzato da un’ estrema mobilità ritmica e assimilato da Max Fiedler durante i suoi anni giovanili, Fritz Steinbach eseguiva Brahms in un modo più rigoroso nella tenuta dei tempi al quale si ispirarono Felix Weingartner e Arturo Toscanini, che ebbe modo di ascoltare più volte Steinbach dal vivo restandone entusiasmato. Ispirandosi a questo stile nella sua esecuzione, Kirill Petrenko adotta tempi abbastanza stretti e con una progressione drammatica assolutamente coinvolgente nella sua tensione espressiva, in una spietata progressione ritmica quasi di ispirazione toscaniniana. A partire dal leggerissimo indugio ritmico con cui i primi violini esponevano la frase in anacrusi composta da un doppio intervallo di terza discendente e sesta minore ascendente, nel primo tempo Petrenko caricava progressivamente l’ atmosfera con assoluta precisione fino al tono quasi disperatamente tragico della perorazione conclusiva in mi minore, nella quale il tema iniziale viene portato a una vera e propria apoteosi. Energica, solenne ed elegante la resa dei due tempi centrali, dove la sezione fiati dei Berliner Philharmoniker ha avuto modo di mettere in mostra tutte le sue qualità. Del resto, tutto il complesso ha suonato con quella assoluta idiomaticità di timbro e fraseggio che appartiene da sempre alle grandi orchestre tedesche quando eseguono questa musica. Nella Passacaglia finale, monumentale architettura sinfonica costituita da trentacinque mirabili variazioni su un tema di otto misure ricavato dal basso dell’ultimo movimento della Kantate Nach dir, Herr, verlanget mich BWV 150 di Bach, il direttore russo-austriaco ha graduato alla perfezione l’ accumulo di tensione drammatica peculiare di questa pagina che rappresenta un’ autentica sfida al destino da parte del compositore amburghese, culminante in una sezione conclusiva resa con un perfetto tono di tragica eloquenza. I due accordi conclusivi, secchi e brevi come uno strappo lacerante, hanno concluso una interpretazione davvero di alto livello, ulteriore conferma delle grandi doti interpretative e direttoriali di Petrenko, che ci ha presentato un Brahms di alta qualità, davvero tra i migliori che mi sia mai capitato di ascoltare in concerto. Le ovazioni finali dei cinquecento fortunati spettatori ammessi ad assistere al concerto hanno premiato meritatamente una serata di grande musica.
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